BORGHINI, Maria Selvaggia
Nacque a Pisa il 7 febbr. 1654 dal nobile pisano Pier Antonio e dalla fiorentina Caterina Cosci. Dotata di precoce intelligenza, dimostrò fin dall'infanzia eccezionale disposizione agli studi, cui i genitori la vollero avviare insieme con il fratello Cosimo sotto la guida di illustri professori dell'università di Pisa, tra cui il matematico e letterato Alessandro Marchetti. Già nel 1669 P. A. van der Broeck, allora professore a Pisa, la elogiava altamente in una lettera per l'eleganza del suo stile latino; più tardi, compiuti i normali studi di filosofia, logica, matematica ed eloquenza, la B. si diede anche al greco e s'interessò di teologia e storia sacra.
La sua vita trascorse tranquilla, priva di avvenimenti degni di nota: rimase quasi sempre nella sua città, dove nel suo salotto usavano riunirsi i professori dello Studio e donde intrecciò ampie relazioni poetiche ed epistolari con i letterati dell'epoca e principalmente con quelli dell'ambiente fiorentino (il Redi, il Magalotti, il Menzini, il Filicaia, il Marchetti). Ascritta alle accademie dell'Arcadia - col nome di Filotima Innia -, degli Innominati di Bra - col nome di Adattabile -, degli Apatisti di Firenze, dei Ricovrati di Padova, degli Spensierati di Rossano, degli Stravaganti di Pisa, non risulta tuttavia che abbia mai partecipato a riunioni accademiche; solo di rado lasciava Pisa per recarsi presso la corte a Firenze, dove godeva dell'affettuosa protezione della granduchessa Vittoria Della Rovere, moglie di Ferdinando II, che la nominò sua dama d'onore. Tutta chiusa nei suoi studi, tormentata da crisi e dubbi religiosi, non si volle mai sposare, ma prese con sé e allevò la figlia del fratello Cosimo, Caterina, che fu poi, come la zia, donna coltissima e nota poetessa.
Dall'ampio epistolario della B., pubblicato dal Moreni, sono desumibili quasi tutti i fatti principali della sua vita: il dono di un preziosissimo anello, fattole dalla granduchessa Vittoria in premio delle sue lodi poetiche, nel 1688; oscuri "negozi" trattati a corte tra il 1688 e il 1700 per mezzo del Redi e poi del Magalotti; la morte nello stesso anno, il 1695, della granduchessa sua protettrice e della madre Caterina. Ricca d'interesse è particolarmente la lunga corrispondenza (1688-1695) col Redi, che la anteponeva a Vittoria Colonna e fu senza dubbio il più devoto e affettuoso dei suoi amici: dalle molte lettere, che intercorsero tra i due, appare che il Redi si faceva volentieri mediatore tra la B. e Firenze non solo nel copiare in bella calligrafia e nel consegnare ai membri della famiglia granducale i sonetti encomiastici dell'amica pisana, ma anche nel brigare a corte per ottenerle i favori cui ella aspirava. Né l'affetto del Redi - che fece parlare di passione senile - si limitò a questo, ché egli spediva un po' dovunque, in Italia e fuori, i versi della B. accompagnandoli col suo autorevole assenso, fino a ottenerle le ambite lodi del Ménage e del Régnier.
In realtà, di notevole nelle poesie della B. non c'è che l'evidente adesione a quella poetica del buon gusto e della semplicità, più o meno coscientemente antibarocca, che era dei suoi illustri amici; peraltro, la sua produzione lirica nasce tutta dalla consuetudine letteraria di intrattenere corrispondenze poetiche, sì da non avere altri meriti che una fredda eleganza. Una piccola parte di queste liriche vide la luce in raccolte dell'epoca, tra cui le Rime delle signore L. Marinella,V. Gambara,ed I. della Morra,di nuovo date in luce da A. Bulifon,con aggiunta di quelle fin'ora raccolte della signora M. S. B., Napoli 1693;le Poesie italiane di rimatrici viventi, raccolte da Taleste Ciparissiano, Venezia 1716, pp. 66 e 153; I Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d'ogni secolo, raccolti da L. Bergalli, II, Venezia 1726, pp. 255 ss.; la Scelta di sonetti e canzoni, fatta da A. Gobbi, IV, Venezia 1739, pp. 679 ss.; esse furono poi raccolte in volume, insieme con molti componimenti inediti e con l'epistolario, da D. Moreni nel Saggio di poesie di S. B. nobile pisana e testimonianze del di lei valore, Firenze 1827. Qualche altro inedito vide la luce più tardi: E. Bianchi pubblicò a Pisa nel 1872 Lettera e sonetto di M. S. B. finora inediti (per nozze Borghini-Del Rosso Tanucci); un'altra lettera inedita fu pubblicata in un opuscolo Per nozze Agostini Venerosi della Seta-Marcello a Pisa nel 1882.
Della B. ci resta anche una nota traduzione, alquanto scolastica, di parte degli scritti di Tertulliano, compiuta durante una crisi religiosa che l'aveva portata, durante la maturità, a dubitare della propria perfezione di cristiana. La traduzione (che nel cod. II. II. 275della Biblioteca Nazionale di Firenze è datata Pisa 26 marzo 1718)fu pubblicata a Roma nel 1756, col titolo Opere di Tertulliano tradotte in toscano dalla Signora S. B. nobile pisana, a cura di G. Bottari; ma questi non era riuscito a ottenere dal proprietario la copia di tutto il manoscritto originale e pubblicò quindi nel volume, con testo latino a fronte, De pallio,Apologeticus adversus Gentes,De testimonio animae,Ad scapulam,De poenitentia,De oratione,Ad Martyres,De patientia,De spectaculis,De idolatria,De habitu muliebri,De cultu feminarum,Ad uxorem,De corona militis,Dé baptismo;mancavano l'Adversus Iudaeos, il De praescriptione haereticorum, il Contra Hermogenem, che il Bottari si riprometteva di far stampare, ma che furono pubblicati solo in seguito, insieme con altri inediti della B. (una prefazione a Tertulliano, una lettera e un sonetto) da G. O. Marzuttini col titolo di Orazioni Tre di Q. S. Tertulliano volgarizzate (Este 1841).
La B. morì a Pisa il 22 febbr. 1731; le esequie vennero celebrate solennemente nella chiesa parrocchiale di S. Cristoforo e il suo corpo fu sepolto in quella del Carmine: l'orazione funebre pronunziata nell'occasione da F. M. Nuti vide la luce l'anno stesso nella Raccolta di componimenti in occasione del funerale fatto all'Illustrissima Signora M. S. B. nobile Pisana..., Pisa 1731.
La nipote Caterina, morta nel 1764, godette di considerazione come poetessa latina; ascritta all'Arcadia col nome di Erato Dionea vide due sue elegie stampate tra gli Arcadum Carmina, II, Romae 1756, pp. 96-100; più tardi G. Monico, che era in possesso di un manoscritto contenente sette elegie della poetessa, ne pubblicò due in un opuscolo Per nozze Crescini-Meneghini, stampato a Padova nel 1826.
Bibl.: G.Ménage, Historia mulierum philosopharum, Lugduni 1690, p. 60; [G. Bottari], Prefazione, in Opere di Tertulliano..., Roma1756, pp. III-XII; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, pp. 1736-39; [G. Simoncelli], M. S. B., in Mem. istor. di più uomini illustri pisani, III, Pisa 1792, pp. 373-99; D. Moreni, Avviso preliminare, in Saggio di poesie..., Firenze 1827, pp. V-XL; G. D. Anguillesi, Discorso accad. su la vita e le opere di M. S. B., Pisa 1828; G. Natali, Il Settecento, I, Milano 1960, pp. 128, 149, 176.