Schneider, Maria
Attrice cinematografica francese, nata a Parigi il 27 marzo 1952. Dotata di una bellezza inconsueta, caratterizzata dalle sue origini gitane, ha saputo coniugare felicemente l'aspetto con un temperamento ribelle e anticonformista, incarnando l'immagine di donna emancipata e libera, indifferente ai pregiudizi, in continua tensione verso il superamento di limiti e tabù. Il suo nome resta indissolubilmente legato alla sua prima importante interpretazione cinematografica, il film culto degli anni Settanta, Ultimo tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci che la impose, appena ventenne, come icona della libertà amorosa e sessuale, segnando fatalmente tutta la sua carriera.
Figlia dell'attore Daniel Gélin, esordì in teatro quando non aveva ancora compiuto quindici anni. Due anni più tardi fece il suo debutto sul grande schermo interpretando ruoli secondari in L'arbre de Nöel (1969; L'albero di Natale) di Terence Young, e in Madly (1970; Madly, il piacere dell'uomo) di Roger Kahane, al fianco di Alain Delon. Dopo numerosi provini, Bertolucci la selezionò per la parte principale in Ultimo tango a Parigi offrendole l'occasione più importante della sua carriera. Nel film la S. dà vita a Jeanne, giovane borghese parigina che incontra casualmente Paul, interpretato dall'invecchiato quanto affascinante Marlon Brando, un americano perdutamente solo e tradito dal suicidio della moglie. Fra i due è passione immediata, furiosa e disincantata, difficile da sostenere, piena di fisicità dietro alla quale si intuiscono le tragiche complessità dell'animo umano, le sue solitudini, i disperati tentativi di liberarsene. In un agghiacciante quanto sorprendente finale Jeanne, pur attratta da Paul, lo uccide proprio nel momento in cui l'uomo sembra deciso ad abbandonare l'anonimato della sua solitudine.
Il film, che venne immediatamente tolto dalle sale e distrutto in esecuzione di una sentenza della magistratura (proprio in quegli anni la S. subì in Italia un processo con l'accusa di oscenità), la consacrò attrice scandalosa a tutto tondo, congelando così un talento potenzialmente drammatico in ruoli spesso ripetitivi e limitanti. Le sue interpretazioni successive, infatti, l'hanno vista quasi sempre nel ruolo di amante o di prostituta, o comunque di giovane donna fuori dalle regole, tanto da indurre Tinto Brass a proporle una parte, rifiutata, in Caligola (film realizzato nel 1979 e messo in circolazione soltanto nel 1984). Eppure, nel corso degli anni Settanta, la S. aveva dato ulteriore prova delle sue capacità espressive in Professione: reporter (1975) di Michelangelo Antonioni, al fianco di Jack Nicholson, nel ruolo di una giovane misteriosa che aiuta il protagonista nella sua ricerca di identità. Segnata dal personaggio di Jeanne e al tempo stesso non sostenuta da un'adeguata preparazione attoriale la S. non è riuscita a intraprendere una nuova strada. Tra le sue interpretazioni sono da ricordare: La vieille fille (1972; La tardona) di Jean-Pierre Blanc, Cari genitori (1973) di Enrico Maria Salerno, Io sono mia (1978) di Sofia Scandurra, La dérobade (1979; Vita e rabbia di una prostituta parigina) di Daniel Duval, Een vrouw als Eva (1979; Una donna come Eva) di Nouchka Van Brakel, Cercasi Gesù (1982) di Luigi Comencini, No man's land (1985; Terra di nessuno) di Alain Tanner.
Negli anni Novanta, oltre a recitare in Au pays des Juliets (1992) di Mehdi Charef, e in Jane Eyre (1995) di Franco Zeffirelli, ha partecipato a un altro film scandalo Les nuits fauves (1992; Notti selvagge) di Cyril Collard. Dopo aver interpretato il ruolo di sé stessa in Les acteurs (2000) di Bertrand Blier, è stata diretta da Laetitia Masson in La repentie (2001).