COSTANTINI, Maria Luisa
Nata a Tricesimo (Udine) il 14 ag. 1900 da Giuseppe e da Matilde Gnassi, frequentò il liceo classico a Firenze, quindi si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Roma, laureandosi "con successo" (Ritratti su misura di scrittori italiani, p. 36). Consegui poi il diploma per l'insegnamento della lingua e letteratura inglese all'Istituto di studi superiori di Firenze. Sposata a Sante Astaldi, titolare di una delle più importanti imprese internazionali di costruzioni edilizie, lo seguì in molti viaggi e soggiorni all'estero, prevalentemente in paesi dell'Africa e dell'America latina.
Seguendo un'inclinazione per la letteratúra inglese e americana che coltivò per tutta la vita, scrisse e pubblicò a Roma nel 1930 Scrittrici d'America, una breve rassegna di scrittrici americane di poesia, narrativa e teatro, preceduta da un esordio di carattere storico-narrativo, carattere che rimarrà un tratto stilistico peculiare della sua scrittura saggistica. Sulla medesima linea si colloca Clienti e parassiti anglosassoni (Milano 1940), che intende "documentare gli indebitamenti della cultura anglosassone alla nostra cultura" passando attraverso i nomi di C. Dickens, J. Ruskin, C. Swinburne, A. Huxley, H. james, ecc., fino al mito americano. Seguirono poi Letture inglesi (Venezia 1953), una raccolta di saggi su scrittori inglesi tra il Settecento e il Novecento e su scrittori americani contemporanei; influenze tedesche sulla letteratura inglese del primo 500, con particolare riferimento all'opera di Carlyle (Milano 1955), che contiene la presentazione e il commento all'incompiuta Storia della letteratura tedesca di Carlyle; Nuove letture inglesi (Firenze 1958), note su W. Blake, W. Shakespeare, G. B. Shaw, V. Woolf, ecc.; Il poeta e la regina e altre letture inglesi (ibid. 1963), interventi su E. M. Forster, J. Joyce, D. H. Lawrence, G. Byron, K. Mansfield, E. Pound, ecc.; Tre inglesi pazzi (Milano 1974), ossia J. Swift, S. Johnson, W. Beckford; Amati libri. Letture tedesche e angloamericane (Vicenza 1976).
Proprio quest'ultimo titolo dà la cifra del metodo saggistico della C. che poggia sempre sul gusto personale della selezione dei testi e degli autori oggetto della scrittura, mescolando costantemente elementi di carattere storico con riflessioni soggettive del critico, dati documentati delle biografie e del contesto storico-culturale con rievocazioni ampiamente ispirate dalla fantasia della C. e dalla sua vena narrativa.
Accanto a questi studi vanno ricordate la traduzione e la cura di opere letterarie delle sorelle Bronté, P. S. Buck, B. Cummings, ecc. Dal 1956, conseguita la libera docenza, tenne corsi di lingua e letteratura inglese presso l'università di Roma. I suoi lavori di anglista e americanista, secondo le sue parole, "trascendono dall'angustia della trattazione erudita e sono piuttosto ripensamenti di figure della letteratura angloamericana sullo sfondo delle vicende storiche" (Ritratti su misura, p. 37).
Lo stesso gusto per la commistione di elementi storici con notazioni e riflessioni di tono spesso provocatoriamente soggettivo è alla base di uno dei suoi libri più noti, Nascita e vicende del romanzo italiano (Milano 1939), che raccolse una serie di critiche e di vere e proprie stroncature. Il libro era stato preceduto da due brevi interventi, Letteratura russa del dopo rivoluzione (Roma 1929) e Aspetti del romanzo di oggi (ibid. 1934).
L'intenzione esplicita della C. era di trattare la materia "contro la pratica delle squisitezze verbali, dei volumetti esigui, quintessenziali, testimoni dell'intisichimento letterario di un decennio" (Nascita e vicende, p. 5): dove si legge l'atteggiamento antiformalistico e pienamente orientato verso i "contenuti" che fu una costante del suo impegno letterario e culturale, sul terreno saggistico come su quello organizzativo. Alla sua ricostruzione storica, in questo caso, fu rimproverata non solo la mancanza di attenzione per gli aspetti stilistici e linguistici delle opere romanzesche considerate, ma anche la preminenza di giudizi soggettivi, ritenuti spesso immotivati e arbitrari, nonché il limite, dovuto al taglio narrativo della trattazione, derivante dall'assenza di un apparato critico serio e documentato. Insomma questo, come molti interventi critici e saggistici della C., è riconducibile piuttosto al genere pamphlettistico che a quello, più comunemente praticato nella nostra tradizione di studi, del trattato e del saggio storico-critico.
Qualche tratto del pamphlet mantengono infatti anche le biografie alle quali la C. dedicò diversi libri ispirati chiaramente alla maniera anglosassone di tracciare i profili biografici, una maniera poco diffusa e non molto apprezzata, in ultima analisi, nella nostra "società delle lettere". Di questo genere è La signora Gaskell (Roma 1954); e ancora Tommaseo come era (Firenze 1966), una rievocazione della vita di Tommaseo che tendeva a restituirne il ritratto insieme critico ed umano, "liberamente ricavata da documenti, arricchita di episodi che prendono l'avvio da qualche allusione del Diario, dell'epistolario o delle cronache dell'epoca" (p. 1). Più tradizionalmente misurato è il contributo Praz saggista, pubblicato su Letteratura italiana. I critici, IV, Milano 1969, pp. 2967-2982. Fu oggetto di molte stroncature, alcune perfino feroci, il successivo Manzoni ieri e oggi edito a Milano nel 1971 (C. Angelini scrisse di "tecnica da rotocalco"; G. Devoto: "ci ha dato un povero fantasma sfigurato, nato da un suo astio"), nel quale la C. intendeva demitizzare la figura e l'opera di Manzoni attraverso una ricostruzione tendenziosa della sua biografia. Si iscrivono sostanzialmente nelle stesse coordinate le altre biografie, Baretti (ibid. 1977) e Metastasio (ibid. 1979).
Agli esordi della sua carriera letteraria, la C. aveva praticato anche la strada della narrativa con i romanzi Canta che ti passa (Foligno 1931), La fatica di volersi bene (Milano 1933), Una ragazza cresce (ibid. 1935). Da questi, come dalla successiva raccolta di novelle Voci sull'altipiano (ibid. 1943) e dal romanzo La torre del diavolo (Roma 1948), emerge un tipo di narrativa caratterizzata da garbo e da misura nella trattazione e nella resa stilistica, secondo i modi della media produzione novellistica, in Italia, da un secolo a questa parte; senza particolari elementi di rilievo, ma pure senza peculiarità negative.
La C. collaborò a molti periodici e quotidiani tra i quali L'Illustrazione italiana, L'Ora di Venezia (poi Milano), La Stampa di Torino, Il Tesoretto, Il Giornale d'Italia. Il suo merito maggiore tuttavia non risiede certamente in questa varia produzione saggistica e giornalistica, ma nella fondazione (e finanziamento) nel 1947 della rivista Ulisse che si proponeva come "rivista di cultura internazionale, informativa e formativa, attenta ai moti dell'individuo e della società quali si esprimono nel tempo e nelle più varie manifestazioni dell'intelligenza" (dal programma in seconda pagina di copertina).
Sotto la direzione della C. (affiancata, fino al dicembre 1952, da R. Contu) la rivista, di periodicità trimestrale, aveva natura monografica, essendo dedicato ogni numero a un tema di particolare interesse (tra gli altri: il divorzio, il rapporto Stato-Chiesa, violenza e terrorismo, pace e disarmo, dissesto geologico), nell'intenzione dichiarata di rappresentare un luogo di incontro e di dibattito di opinioni e posizioni ideologiche diverse e addirittura opposte. Questa funzione fu particolarmente importante nei primi anni della rivista fino a tutti gli anni Cinquanta, quando ancora le divisioni di ordine ideologico e politico si riverberavano sugli schieramenti intellettuali in modo netto e cogente, sicché gli strumenti della comunicazione culturale, le riviste prima di tutto, erano prevalentemente organici a gruppi e cerchie ben definite al loro interno e rigorosamente delimitate rispetto all'esterno. Tra i collaboratori di Ulisse si trovano: P. Alatri, G. B. Angioletti, R. Bacchelli, W. Binni, G. Calogero, E. Cecchi, E. Falqui, P. P. Pasolini, M. Praz, G. Prezzolini, E. Sanguineti, N. Sapegno, U. Spirito, E. Zolla; un elenco che testimonia efficacemente la natura effettivamente aperta della rivista, la sua vocazione al dibattito e al confronto.
La C. si era rifugiata durante l'occupazione tedesca a Cortina, dove continuò spesso a soggiornare in alternativa con la residenza romana; in entrambe le case tenne e animò un salotto frequentato da politici, intellettuali e artisti. Proprio dalla sua predilezione per Cortina nacque il premio internazionale Cortina-Ulisse che dal 1949 affiancò alla rivista, un premio assegnato ogni anno ad un'opera di divulgazione scientifica per affermare, anche attraverso questa iniziativa, l'idea della finalità di promozione civile della operosità culturale, al di sopra delle barriere nazionali.
Partecipò come rappresentante dell'Italia ai congressi delle donne laureate di Edimburgo e di Chicago. Nel 1959 fu invitata nella Repubblica Popolare Cinese come membro di una delegazione del centro per le relazioni culturali con la Cina; frutto del viaggio fu il libro Incontro con la Cina (Roma 1960) che raccoglie le corrispondenze pubblicate sul Giornale d'Italia nel corso del 1960, revisionate e in parte riscritte. Fu anche presidente del centro italiano della Società europea di cultura e membro della giuria del premio Viareggio.
La C. morì a Roma il 22 die. 1982.
Fonti e Bibl.: R. Giani, Avventura del rovunzo, in Giornale di Genova, 2 giugno 1939; G. Raya, Il romanzo, Milano 1951, pp. 10-12, 472, 483; F. Virdia, "Letture inglesi", in La Voce repubblicana, 2 genn. 1954; G. Corsini, Letture inglesi, in Paese, 8 genn. 1954; M. L. Astaldi, in Ritratti su miwa di scrittori italiani, a cura di E. F. Accrocca, Venezia 1960, pp. 36-37; E. De Michelis, La Astaldi in Cina, in Il Giornale d'Italia, 20-21 marzo 1961; E. Cecchi, in Corriere della sera, 20 ott. 1963; A. La Torre, Scopriamo Tommaseo "com'era" in un'attenta e acuta biografia, in l'Unità, 21 giugno 1966; A. Spaini, Tommaseo come era, in Il Gazzettino, 14 giugno 1966; G. Vigorelli, Due opposti biografi del Manzoni, in Tempo, 23 genn. 1972, p. 64; G. Devoto, Dissacrare, in La Nazione, 10 febbr. 1972; C. Angelini, Esiste davvero un "altro" Manzoni?, in Corriere della sera, 28 genn. 1972; P. Alatri, Per una cultura senza frontiera, in Il Messaggero, 23 dic. 1982 (necr.).