GUACCI, Maria Giuseppa (Giuseppina)
Nacque a Napoli il 20 giugno 1807 da Giovanni e da Saveria Tagliaferri. Ebbe tre fratelli: Carlo, Francesco ed Elisabetta. Le notizie sul padre sono contrastanti: secondo alcuni era un tipografo, mentre per altri era un architetto, addetto ai regi teatri di Napoli. In ogni caso sembra che non curasse particolarmente l'educazione della figlia, ritenendola, come donna, votata alla cura della casa. La madre, invece, ne incoraggiò la vocazione letteraria; così all'età di otto anni la G., ignorando ogni regola e con limitatissime cognizioni letterarie, cominciò a scrivere le prime rime.
A tredici anni conobbe il poeta D. Piccinini, che divenne suo maestro d'elezione recandosi due o tre volte la settimana presso di lei (le lesse, tra gli altri, L. Ariosto e A. Buonafede); in seguito studiò il francese. Notizie sulla giovinezza e l'iniziazione letteraria si trovano in una lettera che inviò a mons. C.E. Muzzarelli, che l'aveva fatta nominare corrispondente dell'Accademia tiberina toscana (poi pubblicata nel Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti, ottobre-dicembre 1848, p. 214).
Dal 1830 la G. frequentò la scuola di B. Puoti a palazzo Bagnara, improntata al più rigoroso purismo. I suoi studi acquistarono così sistematicità, ma l'attenzione scrupolosa alla lingua e alla letteratura italiana, corroborata dallo studio dei classici greci e latini, se da un lato giovò a una migliore padronanza linguistica, restrinse eccessivamente il suo libero verseggiare e ne costrinse l'ispirazione nell'ambito di un'eccessiva imitazione di Dante, Petrarca, Tasso e Ariosto. Nella scuola del Puoti la G. strinse amicizia con L. Settembrini, i fratelli Imbriani, A. Ranieri, F. De Sanctis e molti altri, con i quali condivise non solo gli interessi letterari, ma pure una coraggiosa attività politica in senso liberale.
Tra i salotti letterari, allora molto attivi a Napoli come in tutta Europa, la G. frequentò particolarmente quello di F. Ricciardi, conte di Camaldoli, di G. De Cesare e di C. Troja. Presso quest'ultimo, nel 1833, conobbe Antonio Nobile, che avrebbe sposato due anni dopo. Le si aprì anche il salotto di G. Ferrigni, avvocato e giurista, dove incontrò, tra gli altri, L. Bianchini, R. Conforti, Gabriele Pepe, P. Calà Ulloa, T. Angelini, P.S. Leopardi e L. Dragonetti. Anche la G. volle tenere un suo salotto, al vico S. Liborio a Toledo.
Tra i partecipanti alle riunioni, dette "sabatine" perché tenute il sabato, vanno ricordati G. Giusti e G. Leopardi, condottovi da A. Ranieri. Fu notevole l'influenza dei temi del recanatese sulla produzione della G., che li interpretò soprattutto come riflessione malinconica sulla vita e le illusioni della giovinezza. Il suo pessimismo però non giunse mai alla profondità della leopardiana meditazione sistematica sul valore del dolore, non cogliendone il messaggio privo di qualunque risvolto consolatorio. I due non ebbero neppure un comune punto di vista sul significato della poesia, dichiarando la prima la necessità di una poesia utile, "tra il lirico e il didascalico" (M.G. Guacci Nobile, Di qual poesia abbisogna il secolo presente, in Foglio settimanale di scienza e lettere ed arti, I [1839], 11, pp. 82-84), mentre il secondo non nascose mai la sua distanza dal programma degli intellettuali cattolico-liberali napoletani.
La G. collaborò, con altre poetesse come Irene Ricciardi e Laura Beatrice Oliva, cui era fortemente legata, alla strenna Iride; scrisse inoltre sui periodici Omnibus, Museo di letteratura e di filosofia e Foglio settimanale di scienza e lettere ed arti. Raccolse la sua produzione poetica (sonetti, canzoni, odi e poemetti) in tre volumi di Rime; il primo, che ebbe molte edizioni, recò una prefazione della stessa G., datata 6 febbr. 1832, a Teresa Sánchez De Luna, duchessa di S. Teodoro, dama della corte borbonica.
Il giudizio critico sulla G., contemporaneo e successivo, è contrastante. Il Settembrini, che la definì "grande tra le donne come Leopardi tra gli uomini", nelle Lezioni di letteratura italiana apprezzò la forma accurata delle sue composizioni, mettendone in risalto la matrice classica. Meno lusinghiero il giudizio del De Sanctis, che nelle Lezioni di letteratura italianadel XIX secolo, pur riconoscendole un ruolo di primo piano nell'ambiente letterario napoletano e momenti di autentica poesia, la trovò troppo chiusa in schemi stilistici e retorici che ne imbrigliavano l'ispirazione. Con tale giudizio concordò anche G. Carducci.
Il 31 dic. 1833 la G. ricevette la medaglia di socia benemerita della Accademia tiberina; tuttavia il riconoscimento più importante - con l'associazione all'Accademia tiberino-toscana - fu quello di essere la prima donna ammessa alla Pontaniana di Napoli, una delle istituzioni più prestigiose del mondo culturale nazionale.
Dopo una breve e delicata storia d'amore con A. Ranieri, nel 1835 la G. sposò A. Nobile, assistente all'Osservatorio di Capodimonte e dal 1836 professore di algebra nell'Università di Napoli. Dall'unione nacquero due figli: Arminio, che seguì le orme paterne, ed Emilia, docente di filosofia morale nell'Università e direttrice della sezione Lucchesi Palli della Biblioteca nazionale di Napoli.
Durante il colera che colpì Napoli tra 1836 e 1837 la G. si prodigò in ogni modo per alleviare le sofferenze dei più poveri, annotando con meticolosa attenzione gli eventi. Dalle sue riflessioni nacque una Storia del cholera, edita solo nel 1978 da Carolina Fiore Nobile, moglie di un suo nipote.
L'interesse della G. per le classi meno abbienti è testimoniato pure dalla tenacia con cui portò avanti un progetto a favore dei bambini poveri, fondando, nel 1840, la Società degli asili infantili. Inoltre si interessò all'istruzione delle masse, pubblicando nel 1841 l'Alfabeto e, l'anno successivo, le Seconde letture per fanciulli da' 9 a 12 anni (entrambi gli scritti sono oggi difficilmente reperibili).
Le opere edite della G., oltre a quelle già citate, alle tre edizioni delle Rime (Napoli 1832, 1839, 1842) e a una loro ristampa offerta all'Accademia Pontaniana (ibid. 1847), sono: Alfabeto.Libretto per l'insegnamento del leggere e dello scrivere (ibid. 1841); Prime letture (ibid. 1842); Quattro sonetti, in Nuova Cultura, 1926, n. 2; Storia del cholera in Napoli o Di alcuni costumi napoletani del 1837, a cura di C. Fiore Nobile, Napoli 1978. Vedi anche Le lettere inedite di Maria Giuseppa Guacci Nobile, a cura di G. Tessitore, in Critica letteraria, XXVI (1998), pp. 89-138.
La G. è stata a lungo inserita in un filone patriottico, ma l'attuale irreperibilità dei suoi scritti più squisitamente politici, che per volontà di E. Nobile furono esposti nella Biblioteca nazionale di Napoli ancora nel centenario degli eventi del 1848, rende difficile collocarla politicamente. I manoscritti esposti furono: Per l'esercito italiano, Preghiera per l'Italia, Vibrato appello al presidente del Consiglio di Stato perché venga usata clemenza a' liberali, Dei nemici del paese, Il potere (in versi e in prosa). In un primo momento la G. abbracciò certamente le idee giobertiane e il moderatismo liberale della maggior parte degli intellettuali napoletani; ma un'aspra lettera successiva agli eventi del 15 maggio 1848, spedita all'amico F.P. Ruggiero, autore dei noti decreti reazionari (conservata presso la Società napoletana di storia patria), sembra mostrare che in seguito si avvicinò ai radicali.
La reazione borbonica ai moti del maggio 1848 raggiunse anche la famiglia della G., colpendo la Specola di Capodimonte: il direttore E. Capocci fu allontanato per aver preso parte al governo costituzionale; la direzione, che sarebbe dovuta passare al Nobile, fu affidata a L. Del Re. In seguito una lettera a firma Ferrigni (30 nov. 1849) informò Nobile che un regio decreto lo aveva destituito dalla cattedra di matematica analitica elementare.
La morte raggiunse prematuramente la G. a Napoli il 25 novembre dello stesso 1848, mentre ancora si adoperava a organizzare comitati per la raccolta di fondi a favore degli esuli e dei prigionieri politici.
Di lei scrissero elogi funebri le figure culturali più importanti di quegli anni e, in primo luogo, gli accademici pontaniani. Della G. restano tre ritratti: il primo, di piccolo formato, tra le carte di famiglia, ora inaccessibili; un secondo, a firma C. Vogel von Vogelstein e datato 13 ott. 1843, nella Gemäldegalerie di Dresda; infine un olio di autore ignoto (forse I. Ricciardi), donato alla scuola elementare napoletana a lei dedicata.
Fonti e Bibl.: Alla morte della G. gli scritti inediti, le lettere e i quaderni di studio restarono al marito, che poi li consegnò al figlio Arminio. Questi lasciò l'archivio di famiglia alla figlia Emilia, che pensò di scrivere una biografia della nonna in collaborazione con A. Balzerano; questa, per l'improvvisa morte della Nobile, completò da sola l'opera. Nell'introduzione al volume (Giuseppina Guacci Nobile nella vita, nell'arte, nella storia del Risorgimento, Napoli 1975) l'autrice ringraziò Carolina Fiore Nobile, vedova di V. Nobile, per aver voluto "affidarmi tutte le carte della Guacci Nobile, che erano presso di lei, affinché io potessi unirle alle altre, già datemi da Emilia, per tentare un profilo". Da allora, però, le tracce dell'archivio si perdono e il volume della Balzerano resta l'unica testimonianza delle moltissime lettere a familiari, amici e autorità scritte dal 1835 al 1848 (esso menziona anche molti quaderni di studi su autori italiani, latini e greci, monografie sui principali autori italiani del Trecento e del Cinquecento e scritti politici). Per la posizione della G. nella cultura napoletana sue lettere si trovano in archivi privati, nella Biblioteca nazionale di Napoli (Carte Ranieri), presso la Società napoletana di storia patria (nelle Carte di casa Ruggiero e nel faldone segnato ms. XXXIV.C.9) e nella Biblioteca nazionale di Firenze (Carte di casa Ricciardi).
P.E. Imbriani, Intorno alle "Rime" della sig.ra G., in Progresso, I (1832), 1; B. Puoti, Discorso per le rime di G. G. Nobile, Napoli 1847; M. Baldacchini, Elogio di M.G. G. Nobile…, in Museo di scienze e letteratura, VI, ottobre 1848, pp. 349-356; V. Fabbricatore Bruto, Discorso funebre, Napoli 1848; D. Diamilla Muller, Biografie autografe ed inedite…, Torino 1853, p. 176; A. Pasdera, G. G., note biografiche, Roma 1884; L. Settembrini, Lezioni di letteratura italiana, III, Napoli 1887, pp. 382 s.; P. Papa, G. G. Nobile e un suo carteggio inedito, in Rivista contemporanea, I (1888), 3, pp. 416-443; 5, pp. 228-248; 6, pp. 394-413; C. Dalbono, Scritti vari, Firenze 1891, p. 508; V. Fornari, Intorno ad una canzone di G. G., Napoli 1892; C. Staurenghi Quarantino, Vita e studi sulle opere di G. G. Nobile, Napoli 1892; L.A. Villari, I tempi, la vita, i costumi, gli amici, le prose e le poesie di F.S. Arabia, Firenze 1903; M. Schipa, Una lettera della G., in Dai tempi antichi ai tempi moderni…Raccolta di scritti critici, di ricerche storiche, filologiche e letterarie per le nozze di Michele Scherillo con Teresa Negri, Milano 1904, pp. 585 s.; G. Sanson, Il Risorgimento italiano e la poesia patriottica femminile, in Rassegna nazionale, 16 maggio 1913, p. 215; C. Villani, Stelle femminili, Napoli 1915, p. 332; V. Ortiz, Puoti e il purismo a Napoli, Napoli 1919; A. Grimaldi, G. G. Nobile e l'istituzione degli asili infantili a Napoli, Napoli 1920; G. Paladino, Il 15 maggio del 1848 a Napoli, Milano 1920, pp. 497, 556; F. De Sanctis, La letteratura italiana del secolo XIX, Napoli 1922, pp. 61, 186; F. Lo Parco, Un canto eroico poco noto della più illustre poetessa napoletana: M.G. G. Nobile, in Roma della domenica, 1° ott. 1922; G. Jannone, Due lettere ed un sonetto inediti di G. G., in Giorn. stor. della letteratura italiana, LXXX (1922), pp. 393-395; I. Cordova, Una poetessa napoletana, in L'Avvenire d'Italia, 17 luglio 1935; B. Gurgo, G. G. Nobile, in Roma, 24 febbr. 1935; E. Nobile, Una pagina inedita di G. G. Nobile, ibid., 17 dic. 1938; Mostra bibliografica del 1848 napoletano, Napoli 1948 (Quaderni della Biblioteca nazionale di Napoli, s. 3, n. 2), pp. 25-27; E. Cione, Napoli romantica, Napoli 1957, p. 245; M. Sansone, La letteratura a Napoli dal 1800 al 1860, in Storia di Napoli, IX, Napoli 1972, pp. 371-375 (per il Puoti, pp. 444-447 e ad ind.); C. Nobile Fiore, Antonio, Arminio, Vittorio Nobile astronomi nell'Osservatorio di Capodimonte, Roma 1974, passim; N. Celli Bellucci, Riscontri leopardiani nell'opera di M.G. G. Nobile, in Letteratura e critica. Studi in onore di N. Sapegno, III, Roma 1976, pp. 497 s.; A. Zazo, Il giornalismo a Napoli nella prima metà del secolo XIX, Napoli 1985, pp. 82, 84, 87, 90, 97, 130; Delle donne illustri italiane dal XIII al XIX secolo, Roma s.d., p. 343; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", M. Bandini Buti, Poetesse e scrittrici, I, pp. 316 s.
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