Maria di Betania
Sorella di Lazzaro e di Marta. Compare in tre episodi evangelici. In Luc. 10, 38-41 le due sorelle accolgono Gesù in casa; una, Marta, si preoccupa per il pasto da preparare all'ospite; M., " sedens secus pedes Domini audiebat verbum illius ". A Marta, che richiede l'aiuto della sorella, Gesù risponde che il suo agitarsi è esagerato, mentre M. " optimam partem elegit ", di cui egli non intende privarla. Il maggiore attaccamento di M. nei riguardi di Gesù risalta anche negli altri due episodi, ossia nella scena della risurrezione di Lazzaro (Ioann. 11, 1-44, specialmente 28-37) e in quella narrata in Ioann. 12, 1-7 (cfr. Matt. 26, 6-13; Marc. 14, 3-9).
L'erronea identificazione di questo episodio (unzione dei piedi di Gesù) con quello analogo, in cui fu protagonista un'ignota prostituta (Luc. 7, 36-50), e l'opinione che nella notizia di Luc. 8, 2 (cfr. Marc. 16, 9), in cui si parla della liberazione da sette demoni, ci fosse da scorgere un indizio di vita peccaminosa, suggerirono la figura complessa di una donna peccatrice, e per di più indemoniata, trasformatasi in penitente e in fedele ed entusiasta ammiratrice di Gesù. In realtà si tratta di tre donne diverse. La loro confusione, che ha dominato l'esegesi occidentale per lungo tempo, risale a Gregorio Magno; la chiesa greca non ha mai accettato tale identificazione. Nell'alto Medioevo, infine, sorse la leggenda di una venuta di M. con la sorella nella Francia meridionale, ove si diffuse molto il suo culto particolarmente in Provenza. La leggenda compare già nel sec. IX; essa si precisa sempre meglio in due vite anonime, denominate rispettivamente " Vita eremitica " e " Vita apostolica ". La diffusione maggiore essa l'ebbe attraverso lo Speculum historiale di Vincenzo di Beauvais e la Legenda aurea di Iacopo da Varazze (cfr. V. Saxer, Le culle de Marie Madeleine en Occident des origines à la fin du Moyen-âge, Auxerre-Parigi 1959).
D. non accenna alla leggenda relativa alla presenza di M. in Francia e neppure all'identificazione fra le tre donne (M. di Betania, M. di Magdala e la peccatrice innominata) del Vangelo. Egli ricorda M. solo in Cv IV XVII 10-12 E Cristo l'afferma [la superiorità della vita contemplativa rispetto a quella attiva] con la sua bocca, nel Vangelio di Luca, parlando a Marta, e rispondendo a quella: " Marta, Marta, sollicita se' e turbiti intorno a molte cose... Maria ottima parte ha eletta... "; volse lo nostro Segnore in ciò mostrare che la contemplativa vita fosse ottima, tutto che buona fosse l'attiva: ciò è manifesto a chi ben vuole porre mente a le evangeliche parole.
Altrove (Pg XXVII 100-108) il poeta esprime il medesimo concetto ricorrendo a due donne dell'Antico Testamento, ossia a Lia e a Rachele. Già in Gregorio Magno (Moralium VI 37) compaiono i quattro nomi per indicare rispettivamente la vita contemplativa (Rachele e M.) e quella attiva (Lia e Marta). Il medesimo elenco si legge in s. Tommaso (Summ. theol. II II 179 2). L'allegoria sulle due sorelle di Betania è svolta già da s. Agostino (Sermo CIV 3) e da s. Ambrogio (Expositio in Lucam VII 85).