MARIA de' Medici, regina di Francia
Figlia del granduca di Toscana, Francesco II, e di Giovanna d'Austria, nacque il 26 aprile 1573. Nel dicembre 1600 sposò Enrico IV.
Il matrimonio, fatto mentre viveva ancora l'ex-prima moglie del re, Margherita di Valois, doveva assicurare la successione al trono e procurare un riavvicinamento tra Francia e Casa d'Austria. Ma l'unione non fu felice. Un mese dopo aver dato alla luce il delfino, M. seppe che l'amante del marito, Enrichetta d'Entragues, aveva messo al mondo un bambino. Con l'andare degli anni, i costumi del re non migliorarono: accanto a sei figli legittimi, Enrico IV ne aveva otto naturali; a cinquantaquattro anni, poi, si accese di folle passione per Carlotta di Montmorency. I frequenti dissidî coniugali finirono col legare vieppiù M. ai suoi cortigiani fiorentini, Leonora Galigai e Concino Concini. Tuttavia, ìl re nutriva per lei una certa tenerezza e non osava scontentarla: così, alla vigilia della guerra con la Spagna, le concesse la reggenza.
Il 14 maggio 1610, caduto Enrico IV sotto il pugnale di Ravaillac, il Parlamento dichiarò subito M. reggente per il figlio minorenne. La regina madre dimostrò prudenza e fermezza: evitò che il regicidio provocasse disordini e calmò i protestanti con la conferma dell'editto di Nantes. La stessa prudenza nella politica estera: mandò un esercito a conquistare Jülich, ma denunziò il trattato di Bruzolo, evitando una guerra pericolosa con la casa d'Austria. Questa politica di raccoglimento ebbe il consenso degli ex-ministri di Enrico IV, ma gli ultramontani la fecero apparire pericolosa, quando i protestanti domandarono il ripristino dell'editto di Nantes nella sua redazione originaria. M. disorganizzò le file degli ugonotti, quasi comprando il duca Enrico di Bouillon e vietando la convocazione dell'assemblea alla Rochelle.
La meta della sua politica estera era l'alleanza di famiglia con la Spagna; si sbarazzò quindi di M. di Sully, che odiava la Spagna. Il 30 aprile 1611, furono firmati i preliminari per il matrimonio di Luigi XIII con la figlia del re cattolico e un trattato di alleanza difensiva tra il re di Francia e il re di Spagna. Questo trattato assicurò alla Francia un periodo di pace. Ma gl'intrighi della corte disorganizzavano lo stato. Il padrone era il Concini, divenuto maresciallo di Francia. Per ammansire i principi, la reggenza dilapidò il tesoro del re, mentre parlamento e popolo protestavano per il disordine dell'amministrazione. Nel febbraio 1614, Enrico II principe di Condè si ribellava e i principi lo seguirono. La reggente venne a patti con essi, impegnandosi a differire il matrimonio di Luigi XIII fino alla maggiore età del re e alla convocazione degli Stati e a colmare di denaro i principi (trattato di Sainte-Menehould, 15 maggio). Il 2 ottobre, Luigi XIII, presentatosi al Parlamento per la dichiarazione della sua maggiore età, pregò la madre di continuare a governare. Le elezioni per gli Stati generali segnarono la sconfitta dei principi; ma la reggente si scontrò con elementi assai combattivi del Terzo Stato e d'altronde non seppe utilizzare i contrasti dei tre Stati, così che l'assemblea si chiuse senza nessun utile insegnamento per il governo. E invece M. dovette venire a patti col Parlamento e, poco dopo, coi principi, che col Condé avevano ripreso le armi (Trattato di Loudun, 3 maggio 1616). Il Condé fu nominato capo del consiglio del re; ma di lì a poco, fu chiuso in carcere e fu chiamato al potere il Richelieu. L'uccisione del Concini (24 aprile 1617), preparata dal re e dal duca Carlo di Luynes, pose fine al governo della camarilla, ma fece tramontare anche il governo della reggente. Abbandonata da tutti, nonostante lo sforzo del Richelieu per pacificarla col re, il 3 maggio 1617, la regina madre lasciò Parigi per il suo ritiro di Blois, insultata dalla popolazione. Nella notte del 22 febbraio 1619, fuggì ad Angoulême, informando il re di essersi recata in luogo sicuro per suggerirgli i rimedi richiesti dalla situazione. Luynes cedette. Col trattato di Angoulême (30 aprile 1619) la regina madre ottenne facoltà di disporre delle cariche della propria casa, di scegliersi la residenza, di prendersi il governo dell'Angiò col castello d'Angers, Ponts-de-Cé e Chinon. Il 5 settembre, entrò col re a Tours. Luynes, esasperato, liberò il Condé e fece registrare in Parlamento una dichiarazione ingiuriosa nei riguardi della regina madre, che nella primavera del 1620 unì le sue forze armate con quelle dei grandi. Col trattato di Angers (10 agosto 1620) le fu concesso di mantenere nelle cariche coloro che l'avevano servita e di avvicinare il re. Con la morte di Luynes, s'illuse di poter dominare Luigi XIII. L'elevazione del Richelieu alla porpora elevò il prestigio della sua protettrice, che fu chiamata di nuovo nel consiglio, e trionfò veramente quando, arrestato La Vieuville, il cardinale divenne capo del consiglio. Un dissidio profondo si manifestò tra la regina madre e il Richelieu nell'assemblea di Fontainebleau (29 settembre 1625) per la questione della Valtellina: aiutata dal Fargis, M. seppe costringere il cardinale ad accettare il trattato di pace con la Spagna. Del resto, entrambi erano interessati a sostenersi contro gl'intrighi della corte; entrambi desideravano soppiantare Anna d'Austria; e M. ci riuscì, specialmente quando fu concluso il matrimonio tra il fratello del re, Gastone di Orléans, e Maria di Montpensier, avversato da Anna. La partenza di Luigi XIII per l'assedio della Rochelle e il soccorso a Casale ruppero l'intesa tra la regina madre e il cardinale, al quale la prima rinfacciò anche di non averla sostenuta, quando aveva chiesto l'allontanamento di Maria Luisa Gonzaga, che Gastone di Orléans - rimasto vedovo - voleva sposare. Allora, Maria e Gastone si fecero una promessa scritta: la prima s'impegnò a rovinare il cardinale presso il re e l'altro a non sposare la Gonzaga. Luigi XIII riuscì a pacificare la madre col Richelieu. Ma la discesa delle armi francesi nel Piemonte fu disapprovata dalla regina madre.
Finalmente, durante la grave malattia in cui fu amorevolmente assistito dalla madre, Luigi XIII le promise il congedo del Richelieu. Il 10 novembre 1630, M. pareva la trionfatrice; ma la stessa giornata il re dava tutto il potere al cardinale. La regina madre disertò il consiglio. Dopo vani tentativi per riconciliarla col Richelieu, Luigi XIII la lasciò a Compiègne, quindi le impose di risiedere a Moulins e ad Angers; ma quando seppe che Gastone lasciava la Francia, la regina madre non volle partirsi da Compiègne. Sorda alle esortazioni del re, pensò di rifugiarsi in una piazza di frontiera e si recò nei Paesi Bassi. Richelieu ne disperse il partito. M. pensò di ritornare in Francia con l'aiuto dello straniero, ma si spense in terra d'esilio (Colonia 1642).
La fuga all'estero, più che un tradimento, fu la conseguenza della tendenza per l'intrigo, in cui, del resto, fu cacciata dalla concezione della politica estera in antitesi con quella del Richelieu, ma che aveva molti aderenti nel paese. Inferiore a Caterina de' Medici per vedute e scaltrezza politica, le somigliò per la protezione che diede agli artisti e scrittori italiani: G. B. Marini ottenne da lei una pensione e Guido Reni e Giuseppe Cesari furono invitati a dipingere alcune gallerie del Lussemburgo.
Bibl.: Oltre alle opere citate sotto le voci enrico iv; francia, Storia; luigi xiii; luynes; richelieu, cfr. B. Zeller, Henri IV et Marie de Médicis, Parigi 1877; F.-T. Perrens, Les mariages espagnols sous le règne de Henri IV et la régence de M. de Médicis, Parigi 1869.