Vedi MARI dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
MARI (babilonese Maer, sumerico Mari)
Antica città del Vicino Oriente (oggi Tell Hariri), a 12 km a N-NO di Abu Kemal, sulla riva destra dell'Eufrate, che scorre 2 km e mezzo più ad E. L'identificazione di Tell Hariri con M. è stata resa possibile nel 1934, grazie agli scavi dei Musei Nazionali di Francia, iniziati nel dicembre del 1933.
Prima degli scavi, le notizie sulla città erano assai scarse. Dalle tavolette cronologiche di Nippur e di Kish: "Gli eserciti di Adab furono sconfitti. Il potere regio passò a Mari. Ansud regnò a M. per 30 anni". Secondo il prisma cronologico di Oxford: "A M., Ansud regnò per 30 anni". Seguono i nomi incompleti di cinque re, con questa indicazione finale: "6 re, che in tutto regnarono 136 anni". Questa dinastia, la decima dopo il Diluvio, fu poi soppiantata dalla III dinastia di Kish. Al British Museum esiste una statua acefala, n. 90 8 28, che porta iscritto il nome Iku (oppure Itur)-Shamash e che risale all'epoca presargonica (metà del III millennio; Protodinastico). Esistono poi due menzioni dell'epoca di Akkad: Sargon porta guerra a Tuttul (Hit), M., Yarmuti e Ibla, "fino alla foresta dei cedri e alle montagne d'argento"; Narām-Sin deve lottare contro Migir-Dagan, re di M., alleato di Rish-Adad, re d'Apirak (Rapiku = Ramadi).
Alla fine della III dinastia di Ur (XX sec. a. C.), Ishbi-Irra, "l'uomo di M.", fonda a Isin una dinastia che riuscirà ad abbattere Ibi-Sin, ultimo re di Ur. Fra gli anni di regno di Hammurapi (1728-1686), è da notare la formula del 33° anno del re di Babilonia: "egli vinse M. e Malgia"; e quella del 35° anno: "per ordine di Anu ed Enlil distrusse le mura di M. e le mura di Malgia". Durante gli scavi compiuti a Babilonia, Koldewey scopri due statue con iscrizioni, che portano rispettivamente il nome di Tūra-Dagan e Puzur-Ishtar. Ad Assur, Andrae raccolse un'impronta di cilindro che fa menzione di Izi-Dagan, shakkanak (come i due precedenti) di Mari.
Nell'epoca assira (a partire dal XII sec. a. C.) M. viene menzionata sotto il regno di Tukulti-Ninurta I, insieme con Khana (῾Anah) e Rapiku (Ramadi). Da Babilonia proviene pure la stele di un governatore assiro, Shamash rēsh-uṣur, che si vanta di aver piantato palme da datteri e di aver acclimatato le api.
All'epoca greco-romana la città viene senza dubbio menzionata, nell'itinerario di Isidoro di Charax, col nome di Merrhan, tra Dura-Europos (Salihiye) e Giddan (Hindani), press'a poco dove ora si trova Abu Kemal.
Scavi di Mari. - L'attenzione fu richiamata su Tell Hariri da una scoperta fortuita: Arabi che stavano procedendo ad un'inumazione, nell'agosto del 1933, estrassero una statua mutila. Il tenente Cabane, di guarnigione ad Abu Kemal, ne diede segnalazione, e in base a questa R. Dussaud, conservatore delle antichità orientali al Museo del Louvre, decise di far compiere scavi sul tell, dopo averne ricevuto autorizzazione da H. Seyrig, direttore delle Antichità dell'Alto Commissariato Francese. Fu inviata sul posto una spedizione guidata da A. Parrot. Dal dicembre 1933 al dicembre 1954 vennero effettuate dieci campagne di scavi: sei prima della guerra mondiale e quattro dopo. Nel 1954 l'esplorazione si arrestò per riprendere nel marzo 1960. Mentre in un primo tempo essa dipendeva dai Musei Nazionali di Francia, dal 1951 in poi passò sotto il controllo della Commissione per gli Scavi presso la Direzione generale degli Affari Culturali e Tecnici al Ministero degli Affari Esteri. È diretta da A. Parrot, conservatore capo dei Musei Nazionali. Dopo dieci campagne di scavo, la stratigrafia del luogo (di forma ovale, lungo i km, largo 60o m, e profondo m 14,55) si presenta, dalla superficie allo strato più profondo sinora raggiunto, in questa maniera:
1. Periodo seleucide. Case e sepolture di terracotta.
2. Periodi neo-babilonese ed assiro. Case e grandi necropoli. Sepolture generalmente in terracotta, del tipo a doppia campana (VI-XIII sec. a. C.). Ziqqurat.
3. Periodo dei re di Khana (dopo Hammurapi). Abitazioni molto povere (XVII-XVIII sec. a. C.).
4. Periodo dei re e principi di M., contemporanei alla I dinastia di Babilonia, alle dinastie di Isin e di Larsa (XVIII-XXI sec. a. C.). Palazzi. Templi di: Ishtar, Dagan, Ninkhursag, Shamash.
5. Periodo dei governatori contemporanei alla III dinastia di Ur (XXI-XXII sec. a. C.). Templi di Ninkhursag e di Shakhuru.
6. Periodo sargonico (XXII-XXIV sec. a. C.). Tempio di Ninkhursag e santuarî anonimi.
7. Periodo presargonico (o Protodinastico; XXIV-XXVII sec. a. C.). Templi di Ishtar, Ninkhursag, Shamash, Ishtarat, Ninni-Zaza. Massif rouge, la "casa rossa".
8. Periodo di Gemdet Naṣr o Predinastico. Strati profondi del tempio di Ishtar, pozzo di sondaggio nel tempio di Shamash.
Ora riprendiamo ciascuno di questi periodi descrivendolo con i suoi tratti salienti.
1. Periodo seleucide. - È stato in verità riconosciuto solo nel 1951 (Syria, XXIX, 1952, pp. 186-87), nonostante fosse venuto alla luce in precedenza (Syria, xvi, 1935, p. 11). La necropoli di quest'epoca si estende per la maggior parte della superficie del tell (Syria, xx, 1939, pp. 189-90). Le sepolture sono di terracotta e di genere molto vario. Le suppellettili (ceramiche e ornamenti in bronzo) sono alquanto misere, il che spiega come mai le tombe siano state ritrovate inviolate. Case di modesto aspetto.
2. Periodi neo-babilonese e assiro. - Questi due periodi si distinguono l'uno dall'altro con grande difficoltà, dato che le sepolture che li caratterizzano sono molto simili. Sono sempre di terracotta e del tipo a doppia campana. La necropoli assira, che appartiene certamente alla colonia che si era installata a M. fin dal XIII sec. a. C. per controllare la riva destra dell'Eufrate, cioè la grande pista delle carovane, è particolarmente ricca. Uno dei complessi meglio conservati era situato all'interno delle rovine dei palazzi (Syria, xviii, 1937, pp. 82-84 e tav. xv) e precisamente nei grandi cortili. Una ziqqurat ivi costruita ricopre parte del tempio di Dagan (Syria, xx, 1939, pp. 4-11).
3. Periodo dei re di Khana. - Riteniamo che dopo la distruzione di M. per opera di Hammurapi (XVIII sec. a. C.), i re di Khana abbiano potuto avere il controllo della città. All'interno delle rovine del palazzo sono stati portati alla luce impianti molto poveri, che attribuiamo a quell'epoca (Le Palais, i. Architecture, pp. 44-53).
4. Periodo dei re di Mari. - È questa la seconda epoca gloriosa della città, ammirabilmente illustrata dalla gigantesca residenza della dinastia il cui ultimo rappresentante fu Zimri-Lim. Talé complesso (Le Palais, i), lungo circa 200 m, largo 120, doveva contare 300 tra stanze e cortili e doveva superare i due ettari e mezzo di superficie. Nelle parti centrali, i muri rinvenuti misuravano ancora cinque metri di altezza e le porte erano intatte. Nell'interno di alcune stanze gli impianti domestici (cucine, bagni, cantine) avrebbero potuto funzionare quasi senza essere riparati, ben quattromila anni dopo la rovina dell'edificio. È stato possibile identificare la sala delle udienze (132), la sala del trono (65-66), il quartiere degli appartamenti privati (intorno al cortile 31), diversi santuarî (149-150), due aule da studio (24-25), le cucine, i magazzini, i laboratorî, il quartiere dei funzionarî, la stanza degli archivî (115).
Questa residenza, d'una grandezza senza precedenti, era decorata con splendide pitture murali (Le Palais, 2, Peintures murales) e conteneva anche diverse statue piccole e grandi (Le Palais, 3, Documents et monuments): dea con vaso zampillante; Ishtup-ilum, Idi-ilum, Lāsgān, testa di guerriero, ecc. Gli accessori erano ancora al loro posto e così pure gli utensili della vita quotidiana (raccolta di 50 stampi decorati). Prezioso è anche il complesso degli archivi diplomatici ed economici (v. più avanti), raccolto in quasi tutti i settori e completato da una ricca serie di sigilli che ci fa conoscere una glittica molto caratteristica.
Di fianco al palazzo, bisogna inoltre segnalare le costruzioni religiose, che sono fondazioni reali. I templi di Ishtar, Ninkhursag e Shamash (Syria, xxx, 1953, pp. 198-204; xxxi, 1954, pp. 159-466; xxxii, 1955, pp. 202-206), di origine presargonica, presentano tutti restauri che devono essere attribuiti ai sovrani indipendenti di Mari. Uno di essi, Iakhdun-Lim, si era particolarmente interessato del tempio di Shamash, nelle fondamenta del quale fece mettere alcuni mattoni con iscrizioni (Syria, xxxi, 1954, pp. 16o-61; xxxii, 1955, pp. 1-28). Il santuario di Dagan fu invece opera di Ishtup-ilum, come attestano tre oggetti scoperti agli angoli dell'edificio: chiodo di bronzo, tavoletta di bronzo e tavoletta di pietra, mentre sullo spiazzo antistante, una muta di leoni di bronzo assicurava una vigile guardia (Syria, xix, 1938, pp. 25-26 e tav. x; xxi, 1940, pp. 19-23).
5. Periodo dei governatori. - È difficile definire il grado di subordinazione di alcuni principi di M., denominati shakkanak, in relazione con le dinastie di Ur, di Isin o di Larsa, se non di Babilonia. Il tempio di Ninkhursag e lo spazio ad esso circostante, lo shakhuru, testimoniano il lavoro di varî governatori: Niwar-Mer, Apil-kīn; questo ultimo, sumero, dovette indubbiamente rappresentare a M. un re della III dinastia di Ur. Questi personaggi, prima a noi ignoti, ci sono stati svelati da tavolette di fondazione (Syria, xxi, 1940, pp. 5-8; cfr. anche G. Dossin, in Syria, xxi, 1940, pp. 153-61. La lettura A-gish-bil-gi è stata rettificata da Dossin in Apī-kiln). Nonostante portassero il titolo di shakkanak, è presumibile che Tūra-Dagan, Puzur-Ishtar, Ishme-Dagan, Ishtup-ilum, Idi-ilum, fossero principi indipendenti.
6. Periodo sargonico. - Quest'epoca è stata difficile da identificare archeologicamente non essendo state scoperte in situ iscrizioni ad essa relative. Abbiamo visto in precedenza che un certo re Migir-Dagan esisteva al tempo di Narām-Sin. Ora si pensa che i "templi anonimi" scoperti sotto la spianata della ziqqurat (Syria, xxi, 1940, pp. 8-12, tavv. iv-v) e uno stadio del tempio di Ninkhursag (ibid., pp. 15-16) siano accadici. Grazie alla ripresa degli scavi nel 1951, siamo ora in possesso di parecchi pezzi di glittica: cilindro di Nam. Zi (Syria, xxix, 1952, p. 198, con la vecchia lettura Nam.Gi), cilindro di Anu (Syria, xxxi, 1954, p. 153, tav. xv), ai quali bisogna aggiungere un gruppo di bronzi, di cui parecchi con iscrizioni: Me-kib-bar e Shumshāni, figlie di Naram-Sin, Dabala (Syria, xxxii, 1955, pp. 199-202), raccolti nel settore della "casa rossa", ma in uno strato più alto.
7. Periodo presargonico (o protodinastico). - Prima e contemporaneamente all'epoca del palazzo (principio del II millennio) si ha il più brillante periodo della storia di Mari. Esso è documentato solo da santuarî, dato che sinora non è stata scoperta alcuna residenza reale appartenente alla dinastia di questa prima metà del III millennio.
Il tempio di Ishtar verso la periferia della città, fu riportato alla luce nel 1934. L'identificazione è garantita da alcune statuette portanti iscrizioni: Lamgi-Mari, Ebikh-il, Idi-Nārum. Restaurato all'epoca di Zimri-Lim, questo santuario presargonico presentava quattro suddivisioni (a, b, c, d). La dea Ishtar venne prima adorata in una cella (templi c, b), poi in due (a). I devoti e i pellegrini deponevano su panchette le piccole statue incaricate di prolungare la loro adorazione, mentre riti di libazione si compivano intorno ai recipienti di terracotta o di metallo che abbiamo denominato "barcacce". Furono raccolte centinaia di ex voto: statuette, vasi in pietra per riti, amuleti, ornamenti; un pannello a mosaico di madreperla (scena rappresentante la numerazione dei prigionieri). Del primo tempio (d), leggermente sprofondato rispetto ai precedenti, non rimanevano che zone livellate (Mission archéologique de Mari, i, Le Tempie d'Ishtar).
Il tempio di Ninkhursag si trovava nel mezzo della città. L'ultima fase architettonica, che risale al II millennio, ne ricopriva diverse altre, la più antica delle quali era presargonica. Nella sua planimetria, piuttosto difficile da stabilire, si riconoscono alcune sale e un cortile con sedili all'intorno. Sono state pure rinvenute statuette, figurine in madreperla e sono state scoperte pitture murali (Syria, xxi, 1940, p. 20; xxxii, 1955, pp. 209-1o). Sembra che questo santuario sia stato parzialmente ricoperto dal tempio di Dagan, costruito agli inzî del II millennio.
Il tempio di Shamash è contiguo a quello di Ninkhursag. Fu rimaneggiato e rifatto diverse volte (in particolare dal re Iakhdun-Lim, v. sopra). La fase presargonica fu d'importanza eccezionale per quel che riguarda gli oggetti scoperti - sculture votive (Syria, xxx, 1953, pp. 195-204; xxxii, 1955, pp. 202-08), vasi per riti, schegge di laminature in oro, avorî e madreperle (Syria, xxxi, 1954, pp. 163-64, tavv. xv, xvi, xviii, xix).
I templi di Niuni-Zaza e di Ishtarat che si trovano l'uno accanto all'altro sono stati completamente portati alla luce nel corso di due campagne di scavi. La pianta è stata interamente ricostruita. In tutti e due i casi si tratta di un santuario concepito come una "casa", con il cortile, i saloni ed una cella. Vi è stato raccolto un ricchissimo assortimento di oggetti, statue e statuette, vasi per riti, madreperle. L'identificazione degli edifici è sicura, grazie alle iscrizioni incise su diverse statue, le più notevoli delle quali sono quelle del re di M., Itūr-Shamagan, della grande cantante Ur-Nanshe (o Ur-Nina) con menzione del re Iblul-il e di diversi membri della corte: Salim, "fratello maggiore del re", Nani, Mesgirra, il "sorvegliante del paese", Kin.Kinda, "ufficiale", Gumbad, "fratello del re", Dubla, "figlio di Gumbad, fratello del re", Iti-Nārum, "figlio erede", Suwada, coppiere, Tagge. Molte statuette portano la pettinatura a pòlos già conosciuta grazie ai ritrovamenti dei templi di Ishtar e di Ninkhursag. Ora è adottata anche dalle regine (Syria, xxx, 1953, pp. 204-15; xxxi, 1954, pp. 154-59). Nella corte del tempio di Ninni-Zaza, era stato innalzato un betilo intorno al quale i fedeli andavano in processione.
Non lontano da questi santuari, e in posizione dominante, è stato possibile identificare i confini d'una ziqqurat d'epoca presargonica (metà del III millennio), nonostante il suo stato molto deteriorato dall'erosione. Di pianta rettangolare, costruita in mattoni poco cotti (da cui il nome di massif rouge dato in precedenza al monumento: Syria, XXIX, 1952, p. 196), con fondamenta formate in parte da grossi blocchi di pietra, questa ziqqurat aveva subito molti rimaneggiamenti, soprattutto verso gli inizi del II millennio. Gli architetti in quell'epoca la rinsaldarono con una cinta di mattoni crudi grigi. È molto probabile che altri templi si nascondano nelle estremità settentrionali della torre sacra (Syria, xxx, 1953, pp. 215-19).
8. Periodo di Gemdet Naṣr. - Questo periodo, riconosciuto negli strati profondi del tempio di Ishtar, ha potuto essere documentato grazie ad un pozzo di sondaggio scavato nel tempio di Shamash. Alcune ceramiche grigie del tipo Ninive V, con iscrizioni decorative e cocci dipinti, indicano chiaramente che a M. non devono mancare anche le testimonianze delle epoche più lontane e infatti nel centro del telli non si è mai giunti a toccare il terreno vergine.
Gli archivî reali. - Più di ventimila tavolette cuneiformi sono state raccolte nel palazzo di Zimri-Lim, in particolare nelle sale 115 e 110. Per primo F. Thureau-Dangin vi aveva riconosciuto gli archivi diplomatici ed economici del regno di Mari. Le tavolette appartengono a due fasi ben distinte, quella che fu testimone d'una dominazione assira, all'epoca di Shamshi-Adad d'Assur, che controllò M. per mezzo del figlio Iasmakh-Adad con la carica di viceré e quella, seguente, di Zimri-Lim, che poté risalire "sul trono dei padri", di Iaggit-Lim e di Iakhdun-Lim, senza dubbio assassinato durante una rivolta di palazzo. Sotto la direzione di G. Dossin dell'Università di Liegi, una squadra di epigrafisti franco-belgi ha intrapreso la decifrazione. Ai volumi di autografi (i-ix) corrispondono volumi di trascrizione e traduzione, con brevi commenti (v. più avanti, nella Bibliografia). Un prontuario analitico permette di orientarsi agevolmente in una documentazione religiosa, storica e geografica di estrema importanza. Per avere una visione d'insieme sulla ricchezza di questi archivî, si possono consultare gli studi di G. Dossin in Syria, xix, 1952, pp. 105-26; xx, pp. 97-113. Sono poi da segnalare, oltre l'iscrizione di Iakhdun-Lim prima menzionata, un disco con iscrizione dello stesso re, pubblicato da Thureau-Dangin, nella Revue d'Assyriològie, 1936, pp. 49-54.
Insieme alla documentazione archeologica, questa raccolta epigrafica consente di ricostruire dettagliatamente la storia d'un regno e d'una capitale, centro tra i più luminosi della civiltà mesopotamica, che splendette di luce più viva verso la metà del III millennio e agli inizî del II millennio a. C. Subì due devastazioni: la prima secondo ogni probabilità per opera di Lugalzaggisi, re d'Uruk, e la seconda per opera di Hammurapi, re di Babilonia, nel XVIII sec. a. C. Colonia assira circa cinquecento anni dopo, poi piccola borgata seleucida, quella ch'era stata una delle più grandi città del mondo antico scomparve nell'oblio e divenne Tell Hariri, da cui l'ha riportata alla luce l'archeologia.
Bibl.: Una bibliografia completa fino al 1950 si trova nel volume Studia Mariana, Leida 1950, pp. 127-38. Qui citiamo solo le pubblicazioni ufficiali essenziali. Rapporti introduttivi di A. Parrot, in Syria, XVI, 1935, pp. 1-28, 117-40; XVII, 1936, pp. 1-31; XVIII, 1937, pp. 54-84; 325-54; XIX, 1938, pp. 1-29; XX, 1939, pp. 1-22; XXI, 1940, pp. 1-28; XXIX, 1952, pp. 183-203; XXX, 1953, pp. 196-221; XXXI, 1954, pp. 151-71; XXXII, 1955, pp. 185-211. Pubblicazioni definitive di A. Parrot: Mission archéologique de Mari: I. Le temple d'Ishtar, Parigi 1956; II. Le Palais: i, Architecture, Parigi 1958; 2. Peintures Murales, Parigi 1958; 3. Documentes et Monuments, Parigi 1959. Raccolta fotografica: A. Parrot, Mari. - Gli archivî reali sono pubblicati in autografia in Textes cunéiformes du Louvre, XXII-XXX e in trascrizione e traduzione nella raccolta Archives royales de Mari, vol. I-IX: G. Dossin, Correspondance de Shamshi-Addu (I, IV, V); Ch. Jean, Lettres diverses (II); J. R. Kupper, Correspondance de Bahdi-Lim (IV); J. Bottéro, Textes économiques et administratifs (VII); G. Boyer, Textes juridiques (VIII); M. Birot, Textes économiques (IX); J. Bottéro-A. Finet, Répertoire analytique des tomes I-V (XV7.