TRIVULZIO BORROMEO, Margherita
– Nacque a Milano nel 1534, secondogenita di Renato Trivulzio, signore di Formigara, e di Isabella Borromeo.
Dopo la morte del padre nel 1545, Margherita visse sotto la tutela della madre a Milano in via Rugabella con la sorella maggiore Lucia. Nel 1554 sposò il cugino di secondo grado Giulio Cesare Borromeo, appartenente al ramo cadetto della famiglia, dal quale ebbe tre figli: Renato (1555), Isabella (1562) e Federico (1564).
In seguito all’estinzione del ramo primogenito della famiglia con la morte senza eredi nel 1562 del fratello di Carlo Borromeo, Federico, il titolo di conte di Arona, l’amministrazione della rocca e dei feudi del cosiddetto Stato Borromeo passarono, per volontà di Carlo, allo zio Giulio Cesare, marito di Margherita. Dopo l’effettiva cessione dei beni feudali nel 1568, la famiglia si trasferì a vivere nel palazzo Borromeo in S. Maria Podone. In quegli anni, Margherita Trivulzio partecipò attivamente alle novità religiose milanesi: frequentò la chiesa dei gesuiti – stabilitisi in città nel 1563 – e fu scelta da Ludovica Torelli nel 1569 come una delle tre matrone addette alla supervisione del laicale collegio della Guastalla, istituto fondato per l’assistenza e l’educazione di fanciulle nobili impoverite, sotto la direzione di una comunità semireligiosa di governatrici.
Dopo la morte del marito nel 1572, Trivulzio prese in mano le redini della casata, dedicandosi, da un lato, a questioni politico-amministrative che interessavano i Borromeo, dall’altro, alla cura dei figli ancora in età minore, sotto l’attenta supervisione del nipote Carlo. Trivulzio ebbe frequenti confronti-scontri con Carlo per questioni riguardanti la gestione patrimoniale e soprattutto per faccende concernenti l’educazione dei figli maschi. Momento di rottura fu il 1579, quando Carlo decise, da un lato, di combinare per Renato un matrimonio con Ersilia Farnese, figlia del duca di Parma, Ottavio, ponendo fine alla sua condotta frivola e, dall’altro, di inviare Federico all’Università di Bologna presso l’amico cardinale Gabriele Paleotti, sottraendolo alla troppa influente tutela materna. Margherita, infatti, donna colta e indipendente, esercitò una parte notevole nella formazione di Federico, come riconobbe più tardi egli stesso nel De nostris studiis commentarius: «parlando di studi, io sono in obligo di rendere a lei il tributo delle sue laudi, almeno per alcun segnale di riverenza speciale: ella per donna era studiosissima, et leggeva non solo volentieri, ma del continuo et scriveva lettere indefessamente, et prudentemente in guisa che si potevano conservare» (Milano, Biblioteca Ambrosiana, G.310 inf., pp. 70 s.).
Durante la sua vedovanza, Trivulzio mostrò grande interesse per la contemporanea vita religiosa femminile milanese. Ella assecondò molte suppliche di giovani povere o orfane per divenire religiose, intrattenne scambi epistolari con alcune monache – in primis con l’ex tutrice Elena Marinoni – e si recò spesso a visitare monasteri, rimanendo a «conversar talhora con le Sacre Vergini dentro a’ loro privati chiostri» (Rivola, 1656, p. 3). Venne altresì a conoscenza delle nuove iniziative religiose ed educative femminili: non solo il collegio della Guastalla, ma anche le congregazioni di orsoline, donne laiche, senza voti solenni e clausura, che conducevano vita in comune con l’approvazione arcivescovile.
Sul modello della Guastalla e delle orsoline congregate, nel 1590 Trivulzio fondò ad Arona, in una casa dei Borromeo, il collegio femminile della Beata Vergine della Purificazione, in collaborazione con il proprio confessore-direttore spirituale gesuita, Giovanni Mellino, rettore della casa di terza probazione aronese (1585-94). Intento di Margherita era dotare anche il centro feudale dei Borromeo di un istituto all’avanguardia per l’educazione femminile, sia di fanciulle benestanti in un educandato sia di ragazze povere in una scuola esterna. Ciò fu possibile grazie all’immediato sostegno che i gesuiti locali fornirono al suo collegio, le cui regole vennero scritte con il contributo di Mellino. Come Torelli, Trivulzio volle che il governo del collegio fosse affidato a una congregazione semireligiosa di donne insegnanti, senza clausura e voti solenni, tenute solamente a un voto semplice di castità e di stabilimento a vita nell’istituto, sotto la guida spirituale dei gesuiti, chiamate perciò anche gesuitesse. Dopo la morte della nuora Ersilia nel 1596, a cui Trivulzio intendeva lasciare le redini dell’istituto – fino ad allora a carattere laicale –, Margherita decise di cercare il riconoscimento arcivescovile del collegio, ottenuto nel 1598.
Dopo una lunga malattia, morì a Milano, assistita da Mellino, il 20 aprile 1601. 7
Fonti e Bibl.: La corrispondenza di Margherita con Carlo e Federico Borromeo è conservata presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, di cui solo alcune lettere inviate da Federico a Margherita sono edite in Lettere del Cardinale Federico Borromeo ai familiari, a cura di C. Marcora, I-II, Milano 1971, passim; il restante epistolario di Margherita Trivulzio è nell’Archivio Borromeo dell’Isola Bella, Famiglie diverse, Margherita Trivulzio Borromeo, Corrispondenza, bb. 1365-1369 e Lettere di diversi, I-III; ibid. anche i testamenti (Eredità e legati, Testatori, Margherita Trivulzio Borromeo) e P. Canetta, Albero genealogico storico biografico della nobile Famiglia Borromeo (dattiloscritto 1903); Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms. Z.107 sup.: F. Borromeo, De nostris studiis commentarius (copia G.310 inf., edito in latino con il titolo De suis studiis commentarius, Mediolani 1627).
F. Rivola, Vita di Federico Borromeo, Milano 1656, pp. 2-5, 21 s., 33-35, 164; C. Marcora, Elogio per la madre del card. Federico Borromeo fatto dal card. Agostino Valier, in Memorie storiche della Diocesi di Milano, XI (1964), pp. 101-111; L. Besozzi, Momenti della vita del Card. Federico attraverso la documentazione milanese, in Studia Borromaica, XIV (2000), pp. 301-343; F. Arlati, M. T. B., i gesuiti e il Collegio della Purificazione di Arona, in Archivio italiano per la storia della pietà, XXXIII (2020), in corso di stampa.