SARROCCHI, Margherita
Poetessa, nata a Napoli verso la metà del sec. XVI, si trasferì presto a Roma, dove rimase per tutta la restante sua vita, ivi morendo nel 1618. Fu donna di acuto ingegno e di cultura non soltanto letteraria; così si appassionò vivamente alle scoperte di Galileo, e si lasciò immediatamente convincere dalle esperienze ch'egli veniva facendo per mezzo del cannocchiale. Prima amica, non soltanto platonica, poi fiera avversaria di G. B. Marino, ebbe a pungerlo con allusioni, alle quali rispose vivacemente l'estroso poeta nella dedicatoria della Sîmpogna e nell'Adone (IX, st. 187).
Oltre a sonetti, a lettere italiane e latine date alle stampe, la S. compose (ed è questo l'unico titolo per cui il suo nome sopravvive) un poema prima in undici, poi in ventitré canti, intitolato La Scanderbeide (1° ed. 1606, 11° ed. postuma 1623) ispirato alle azioni dell'eroe albanese Giorgio Castriotto Scanderbeg contro i Turchi, poema che in mezzo ai molti tratti gonfî e retorici, di cui sono pieni gli epigoni del Tasso nel Seicento, contiene spunti felici, specialmente nei luoghi dove è ritratta la passione amorosa.
Bibl.: Lettere di uomini illustri scritte a M. Antonio Bonciani perugino, Venezia 1839; A. Favaro, Amici e corrispondenti di G. Galilei: M. S., in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 7ª, V (1893-94); A. Belloni, Il Seicento, 2ª ed., Milano 1929.