MARGHERITA di Svevia
Figlia illegittima dell’imperatore Federico II, nacque forse attorno al 1230 in località sconosciuta, secondo alcune fonti dalla nobildonna sveva Richina von Wolfsölden.
Nel 1247 sposò il conte Tommaso II d’Aquino, conte di Acerra ed esponente di una famiglia fortemente legata agli Svevi. Ottenne in dote il feudo di Suessola, insieme al casale di Cancello, e ad altri casali a Loriano, Trentola e Airola, nel territorio del Principato di Capua. Dall’unione con il conte Tommaso, avrebbe avuto sette figli: Adenolfo, Cristoforo, Landolfo, Enrico, Gubitosa, Giovanna e Isabella.
Nei primi anni Margherita – che nella documentazione (invero scarsa) compare spesso associata al marito o al figlio Adenolfo, primogenito ed erede del titolo comitale – risiedette nel vecchio palazzo di Aquino, insieme a sua madre e alla madre di suo marito. Successivamente Tommaso II costruì un castello per lei, denominato Matinale, vicino a Suessola. Nel frattempo, il 27 febbraio 1251, Tommaso I morì e in virtù dell’unione con Tommaso II, Margherita poté fregiarsi del titolo comitale di Acerra.
Dopo la morte di Federico II, Margherita e suo marito avevano giurato fedeltà a Corrado IV, e dopo la sua morte (1254) a Manfredi. Nel 1254, quest’ultimo – braccato dalle truppe fedeli a Innocenzo IV – trovò rifugio proprio presso il conte d’Aquino, nel castello di Acerra. Tommaso II e Margherita confermarono l’alleanza con la famiglia sveva grazie a un doppio matrimonio: l’erede Adenolfo e sua sorella Gubitosa furono promessi a Costanza e Galeotto, entrambi figli di Galvano Lancia, nipote di Manfredi. Tuttavia dopo la sconfitta di Manfredi a Benevento (1266) e quella di Corradino a Tagliacozzo (1268), Tommaso II ruppe l’alleanza con i Lancia, e le promesse matrimoniali furono annullate.
Rimasta vedova (Tommaso II morì prematuramente il 15 marzo 1273), Margherita si trovò ad affrontare una situazione finanziaria alquanto dissestata, e una fase politica complessa nel nuovo contesto angioino. La contessa e suo figlio Adenolfo, succeduto al padre come conte di Acerra, persero la baronia di Ugento e altri feudi nel territorio di Otranto, insieme alla signoria di Alvito, Marigliano e ad altre terre a Capua e Aversa. La perdita di tanti dominî potrebbe essere scaturita anche dalle continue ribellioni di Adenolfo, che gli costarono la condanna per tradimento nel 1286 e l’imprigionamento nel Castel dell’Ovo.
Nel 1288, Margherita (a fianco della quale era rimasta stabilmente la figlia Gubitosa) si ammalò gravemente, tanto da spingere Roberto d’Artois, vicario del Regno di Napoli, a predisporre l’appropriazione demaniale dei suoi beni non appena fosse morta; ma la contessa sopravvisse, e nel 1289 poté ricongiungersi al figlio Adenolfo, uscito dal carcere napoletano. Tuttavia, il periodo di tranquillità durò ben poco; nel 1290 Adenolfo fu nuovamente condannato per tradimento. I beni di Suessola – che Margherita gli aveva ceduto – furono confiscati e assegnati a Filippo d’Angiò, figlio di Carlo II e principe di Taranto. Alla fine del 1294, Margherita perse anche i diritti fiscali che deteneva nella contea di Acerra.
Margherita morì tra il 12 luglio 1297 e il 24 gennaio 1298. In quest’ultima data, Roberto d’Angiò, duca di Calabria, ordinò infatti a Ermengaud de Sabran, conte di Ariano, di provvedere alla successione della contessa defunta. Alla sua morte, era rimasto ben poco dell’avito patrimonio familiare dei d’Aquino.
Il caso di Margherita di Svevia e dei d’Aquino si configura dunque come un episodio minore, ma esemplare, del “tramonto” svevo, ma soprattutto dell’incapacità di adattamento di un certo numero di famiglie aristocratiche meridionali al nuovo contesto angioino.
Nicola di Jamsilla, Historia de rebus gestis Friderici II imperatoris ejusque filiorum Conradi et Manfredi Apuliae et Siciliae regum ab anno MCCX usque ad MCCLVIII, in RIS, VIII, Mediolani 1726, coll. 493-583; Acta Imperii inedita saeculi XIII. Bd. 1: Urkunden und Briefe zur Geschichte des Kaiserreiches und des Königreiches Sicilien in den Jahren 1198-1273, a cura di E. Winkelmann, Innsbruck 1880, p. 689 nr. 916; I registri della cancelleria angioina 1267-1295, ed. R. Filangieri di Candida, I-L, Napoli 1950-2010, I (1950), p. 75 nr. 266; XI (1958), pp. 12 s. nr. 31; Ivi, p. 123 nr. 150; XII (1959), p. 141 nr. 555; XX (1966), p. 135 nr. 239; XXXII (1969), p. 117 nr. 22; XXXIII (1971), pp. 44 s. nr. 17; XXXV (1978), pp. 235 s. nrr. 320, 325; p. 250 nr. 407; N. Jamsilla, Le gesta di Federico II imperatore e dei suoi figli Corrado e Manfredi, a cura di F. De Rosa, Cassino 2007, p. 153. F. Scandone, M. di Svevia figlia naturale di Federico II, contessa di Acerrra, in Archivio storico per le province napoletane, XXXI (1906) pp. 298-335; L. Todisco, Scultura antica e reimpiego in Italia meridionale, I, Bari 1994, p. 478; A. Settia, Lancia (Lanza), Galvano, in Dizionario biografico degli italiani, LXIII, Roma 2004, pp. 330-335; G. Sangermano, Adenolfo d'Aquino, in Enciclopedia federiciana, Roma 2005, I, pp. 7 s; E. Cuozzo, Tommaso II d'Aquino, ibid., II, pp. 839 s.; P. Rescio, Il sistema delle fortezze medievali della contea di Acerra. Il castello di Matinale a Cancello, in Rassegna storica dei comuni, XXXVI, 158/159 (2010) pp. 36-44.