MARGHERITA di Ginevra, contessa di Savoia
MARGHERITA di Ginevra, contessa di Savoia. – Figlia di Guglielmo conte di Ginevra e di Beatrice di Faucigny, nacque probabilmente negli anni Settanta del XII secolo. Non è del tutto certo neppure il suo nome: più volte, nei pochi documenti in cui è ricordata, è indicato con abbreviazioni che, in seguito anche a errori di copisti, hanno portato a ritenere che si chiamasse Margherita, oppure Beatrice o anche Nicola. L’ipotesi più probabile è che avesse un doppio nome, Margherita e Beatrice, con una prevalenza del primo. Appare invece accertata la sua appartenenza alla famiglia dei conti di Ginevra e non, come era stato sostenuto, a quella dei signori di Faucigny. M. compare nelle fonti quando sposò Tommaso I di Savoia, nel 1195 o 1196, un atto che ebbe un rilievo politico notevole, non solo per il superamento di tensioni esistenti tra le due famiglie, con l’avvio di una fase di collaborazione, ma anche perché il matrimonio fu una delle vie adottate dai Savoia per penetrare nel Vaud. M. ebbe infatti in dote Cornillon e Les Clées, ma fu probabilmente all’interno di questi accordi che Tommaso di Savoia ottenne dai conti di Ginevra il controllo dell’importante castello di Moudon, feudo del vescovo di Losanna. Nel 1259-60, dopo la morte di M., i suoi beni dotali furono oggetto di tensioni tra i Savoia e i Ginevra.
Intorno al matrimonio tra Tommaso e M. si è sviluppato un racconto leggendario, raccolto nelle Croniques de Savoye di Jean Servion del XV secolo. Secondo il racconto di Servion, Guglielmo di Ginevra, per antichi rancori familiari, avrebbe rifiutato di concedere M. a Tommaso, per darla invece in sposa a Filippo Augusto di Francia; ma durante il tragitto verso la corte regia, Tommaso, con il consenso di M., l’avrebbe rapita e sposata, per poi rappacificarsi con i conti di Ginevra. I percorsi di costruzione della leggenda non sono del tutto chiari e forse si può far riferimento a un’annotazione del cronista inglese William di Newburgh, che ricorda un matrimonio progettato e non concluso tra Filippo Augusto e una non meglio precisata figlia di un principe dell’Impero. Ma soprattutto sono ben evidenti le matrici culturali alla base del testo di Servion, nato da quella trama di miti genealogici che in molti casi raffiguravano il capostipite o (come in questo caso) il creatore della potenza dinastica come uno iuvenis intraprendente e fortunato, secondo un modello di cui si trovano diretti riscontri per esempio nelle leggende dinastiche relative alla vicina famiglia aleramica.
Scarsamente documentata è anche la vita di M. alla corte sabauda: al di là di poche presenze al fianco del marito, il dato forse più importante è la nascita di otto figli (Amedeo IV conte di Savoia, Umberto, Aimone, Guglielmo, Tommaso, Pietro, Bonifacio e Filippo) e due figlie (Margherita e Beatrice) che, grazie a un’articolata politica matrimoniale, posero M. al centro di un’amplissima rete di relazioni con molte corti principesche d’Europa.
Il coinvolgimento di M. nella vita delle corti piemontesi è invece leggibile grazie a un poemetto di Raimbaut de Vaqueiras, Le Carros, in cui si narra come la bellezza di Beatrice di Monferrato scatenasse l’invidia delle dame piemontesi, che scesero quindi in guerra, eleggendo a podestà «Midons de Savoia». M. rientra quindi in quella rete di scambi politici e culturali che attraversava le corti piemontesi e faceva capo alla corte di Bonifacio I di Monferrato. Ma forse non è casuale che M. sia attestata in modo così sporadico nelle poesie provenzali prodotte alla corte monferrina, a indicare una relativa marginalità rispetto a questi circuiti culturali.
Alla morte di Tommaso di Savoia, nel 1233, M. non assunse una funzione di governo dei domini sabaudi e affiancò solo occasionalmente i figli in alcuni atti di donazione a favore di chiese, fino alla morte, nel 1257.
Fonti e Bibl.: Guilelmus Neubrigensis (William of Newburgh), Historia Anglicana, a cura di F. Liebermann, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXVII, Hannoverae 1885, p. 247; J. Servion, Gestez et croniques de la maison de Savoie, a cura di F.E. Bollati, Torino 1879, pp. 227-238; Poesie provenzali storiche relative all’Italia, a cura di V. de Bartholomaeis, I, in Fonti per la storia d’Italia [Medio Evo], LXXI, Roma 1931, pp. 82-92; S. Guichenon, Histoire généalogique de la royale maison de Savoye, Turin 1780, I, pp. 253 s.; L. Wurstemberger, Peter der Zweite, Graf von Savoyen, Markgraf in Italien, sein Haus und seine Lande, I, Bern 1856, pp. 90-94; H.-Ph.-A. Terrier de Loray, Une page inédite d’histoire: enlèvement de la fiancée d’un roi de France, in Revue des questions historiques, V (1870), pp. 207-218; F. Savio, I primi conti di Savoia, in Miscellanea di storia italiana, XXVI, Torino 1887, pp. 537-540; C.W. Previté Orton, The early history of the house of Savoy (1000-1293), Cambridge 1912, pp. 415-420; F. Cognasso, Tommaso I ed Amedeo IV, Torino 1940-41, I, pp. 225, 238-248; II, pp. 144, 163, 311 s. (con citazione di ulteriori fonti); P. Duparc, Le Comté de Genève. IXe-XVe siècle, Genève 1955, pp. 145, 174-176; E.L. Cox, The eagles of Savoy. The house of Savoy in thirteenth-century Europe, Princeton 1974, pp. 9-11, 18, 62-66, 159, 249, 283, 296; A. Barbero, Corti e storiografia di corte nel Piemonte tardomedievale, in Piemonte medievale. Forme del potere e della società. Studi per Giovanni Tabacco, Torino 1985, p. 259.