MARGHERITA de’ Medici, duchessa di Parma e Piacenza
Nacque a Firenze il 31 maggio 1612, figlia del granduca di Toscana Cosimo II de’ Medici e dell’arciduchessa Maria Maddalena d’Austria.
Passò i primi anni della sua vita nella città natale, dove ricevette un’accurata educazione. Il 14 febbr. 1627 fu stipulato l’accordo del suo fidanzamento con Odoardo Farnese duca di Parma e Piacenza, a rettifica del precedente impegno nuziale da questo contratto il 14 ott. 1620 con la sorella maggiore di M., Maria Cristiana, a differenza della quale M. era di piacevole aspetto e colta, in grado di esprimersi elegantemente in italiano e in latino.
Sulla promessa di unione intervennero fattori esterni legati alle vicende della politica internazionale. La regina di Francia Maria de’ Medici, cugina del padre di M., dietro suggerimento del cardinale A.-J. du Plessis de Richelieu e ricorrendo anche al sostegno del pontefice Urbano VIII, voleva le nozze tra M. e il suo secondogenito Gastone d’Orléans (da poco vedovo di Maria di Borbone), proponendo di rimpiazzarla, nello sposalizio con Odoardo, con la sorella minore, Anna, nata il 21 luglio 1616. Le pretese di Maria de’ Medici incontrarono il rifiuto di entrambe le corti, la farnesiana e la medicea.
Le nozze tra M. e Odoardo Farnese furono celebrate con grande sfarzo a Firenze, in S. Maria del Fiore, l’11 ott. 1628, non senza irritazione di Maria de’ Medici. Insediatasi alla corte di Parma il 6 dicembre, M. fu d’appoggio al marito nei compiti di governo, pur dissentendo nel credito, a suo avviso eccessivo, da questo accordato al provenzale Iacopo Gaufrido, di cui invece lei diffidava, paventandolo – non a torto – uomo di Richelieu.
Nell’arco d’una dozzina d’anni M. portò a termine almeno nove gravidanze: il 2 ott. 1629 diede alla luce Caterina, che morì in fasce; il 17 sett. 1630 – a Cortemaggiore, dove la corte si era trasferita durante l’epidemia di peste – Ranuccio, futuro duca; nell’ottobre del 1631 Margherita; il 14 apr. 1633 Maria Maddalena; il 4 genn. 1635 Alessandro, che sarebbe divenuto uomo d’armi; il 24 genn. 1636 Orazio, anch’egli futuro uomo d’armi; il 3 sett. 1637 Maria Caterina (morta nel 1668), che nel 1662 divenne carmelitana scalza; il 4 apr. 1639 Pietro (morto nel 1677); il 5 genn. 1641 Ottavio, deceduto poco dopo la nascita.
Morto il marito d’un colpo apoplettico a Piacenza il 12 sett. 1646, M. – che nel 1656 avrebbe rifiutato il ventilato accasamento con un nipote del cardinale Girolamo Colonna – fu reggente (dapprima con il cognato cardinale Francesco Maria Farnese; poi, per pochissimo, alla morte di questo, il 12 luglio 1647, da sola) sino al compimento dei 18 anni del suo primogenito. Quando Ranuccio II assunse i pieni poteri ducali, fu motivo di forte attrito tra madre e figlio l’influenza di Gaufrido, che M. contrastò contrapponendogli il proprio favorito, il maestro generale di campo Francesco Serafini. L’avversione di M. fu determinante nella caduta di Gaufrido – più subita che voluta dal duca – che, in seguito agli esiti della guerra di Castro, fu giustiziato, l’8 genn. 1650, a Piacenza, dove Serafini era castellano.
I rapporti tra madre e figlio nel frattempo erano peggiorati, tanto che Ranuccio la spingeva a tornare a Firenze. A fomentare i dissapori domestici concorse la prima moglie del duca, Margherita Iolanda, figlia di Vittorio Amedeo I di Savoia, sposata il 29 apr. 1660. Il malanimo tra nuora e suocera fu vicendevole. Nell’ottobre del 1660 si giunse alla rottura, e nemmeno il giorno di Capodanno M. pranzò con il figlio e la nuora. Così, quando M. si recò a Firenze – dove era già tornata nel 1639 e nel 1651 – per le nozze, celebrate il 18 apr. 1661, del nipote Cosimo (futuro granduca) con Margherita Luisa, primogenita del duca Gastone d’Orléans, pare che ritardasse il viaggio di ritorno a causa dei dissapori con la nuora. Solo a metà agosto si decise a rientrare a Parma, dove, nonostante le affettazioni manifestate dalla nuora, continuò a mantenere nei suoi confronti un atteggiamento di diffidenza. Certo è che quando, nell’aprile del 1663, Margherita Iolanda morì di febbre puerperale, M. non ne rimase addolorata, limitandosi a constatare gelidamente che il rapporto con il figlio duca si stava rasserenando. I sentimenti di M. non furono migliori nemmeno nei confronti della seconda moglie del figlio, Isabella d’Este, da lui sposata nel 1664.
La caratteristica che più connotava M. era l’attaccamento a Firenze, non solo in termini politici, ma anche sul piano dello stile di vita, del gusto, delle propensioni culturali. Non a caso il suo pittore preferito – quello da cui si fece ritrarre un prima volta ventenne e, di nuovo, quasi cinquantenne – era Joost Sustermans. Alla corte medicea ricorse per appagare la propria passione per il ballo, i balletti, le commedie in musica, richiamando più volte a Parma per suo diletto «il musico cantore» Ippolito Fusai, che era al servizio del cardinale Leopoldo de’ Medici. Uomo d’un altro suo fratello, il cardinale Giovan Carlo, fu il pittore Francesco Coppa, che la ritrasse nel 1635. Proprio con il cardinale Giovan Carlo M. fu accomunata dalla passione per il giardinaggio: i due si scambiarono semi, bulbi, piante. M. si occupò direttamente del giardino parmense, alla cui cura pareva non poter rinunciare nemmeno quando villeggiava a Sala oppure a Colorno, giungendo, come scriveva al fratello, a compiere di persona le operazioni di interramento dei bulbi che le aveva spedito.
Il giardinaggio rappresentò per M. un surrogato, visto che era tenuta fuori dalle faccende di Stato dal figlio duca. Nella sua corrispondenza con i fratelli finiva con il discorrere di argomenti secondari: della pesca di cui si dilettava, della caccia con il falco o con il fucile, della sosta parmense di Cristina di Svezia (della quale coglieva, non senza acume, le repentine «astrazioni di mente», il «ridere» senza motivo, il gesticolare per conto proprio), della salute sua e dei fratelli, d’intrattenimenti e giochi marziali come quelli offerti in suo onore il 4 luglio 1656, nel salone o teatro d’onore del collegio dei nobili. Pochi i suoi spostamenti: oltre alle tre andate a Firenze, non risultano che un suo pellegrinaggio a Loreto nel 1647 e una sua visita, nel 1671, in Tirolo alla sorella Anna moglie dell’arciduca Ferdinando Carlo d’Austria.
L’ultima lettera sottoscritta da M. risale al 31 genn. 1679. M. morì il successivo 6 febbraio a Parma.
Compianta ed esaltata con funebri panegirici – uno del conte Ottavio Landi nella chiesa piacentina di S. Maria; uno di Benedetto Bacchini nella chiesa parmense di S. Sisto; un altro ancora sempre a Parma nel duomo del gesuita Felice Rotondi –, la sua salma fu collocata nella cripta gentilizia della chiesa parmense della Madonna della Steccata.
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