CAFFI, Margherita
Figlia del pittore Vincenzo Volò e di una Veronica, residenti abitualmente a Milano, nacque intorno al 1651 (Fiori, 1969), non si sa in quale località; è stata ritenuta da alcuni nativa di Vicenza a causa dell'appellativo di "Vicentina" o "Vicenzina" che essa talora aggiunse alla sua firma, e che però può anche essere messo in rapporto con il nome del padre. Fu invece, forse, milanese, come lascerebbero credere tre atti rogati dal notaio piacentino Carlo Conti (Archivio di Stato di Piacenza) e tale è definita in un catalogo di quadri del principe Cesare d'Este (Campori). È d'altra parte da tener presente che in un inventario del 1697 della villa medicea di Poggio a Caiano, la C. è detta "la veneziana" (La natura morta…, 1964).
Il padre Vincenzo Volò era pittore di fiori; finora sconosciuto come tale, non si conserva alcuna sua opera, ma due suoi quadri di natura morta (con fiori, frutta, verdure) sono minuziosamente descritti in uno degli atti già citati del notaio piacentino Carlo. Conti (18 febbr. 1672). Stando al citato atto dovrebbe esser morto nel 1671 o ai primi del 1672.La C., presumibilmente allieva del padre, fu pittrice famosa ai suoi tempi per la "rara di lei abilità in dipingere fiori sopra qualsivoglia stoffa di seta, e sopra tele, e carte: e segnatamente sulle pergamene, le quali assai ricercate le erano, e a caro prezzo pagate" (Lancetti). Sposò in giovane età il pittore cremonese Ludovico Caffi presso il quale completò forse la sua formazione di artista.
Ludovico Caffi, nato intorno al 1644, siera formato a Bologna presso D. M. Canuti, e sembra fosse specializzato nel dipingere fiori e tappeti. Della sua opera non si conosce più niente, ma si hanno notizie di suoi quadri, esistenti nel sec. XVIII in raccolte private piacentine (Fiori, 1969);il Vesme (Schede Vesme, I, Torino 1963, p. 232) cita una lettera del ministro del duca di Savoia, scritta da Parma l'11 maggio 1683, da cui si direbbe che Ludovico aveva lavorato per i Savoia. Pittore e allievo del Canuti era anche un fratello di Ludovico, Francesco Caffi (da alcuni autori confuso con il marito di Margherita), nato a Cremona e battezzato il 13 genn. 1636 nella cattedrale di quella città; una sorella, Anna, che erroneamente fu talora considerata da alcuni studiosi la "pittrice di fiori" (Malvezzi), fu moglie di Giuseppe Creti bolognese e madre del celebre pittore Donato Creti.
Nel 1669-70 i Caffi furono banditi da Cremona e si rifugiarono a Piacenza (Fiori, 1970): ciò fu molto probabilmente dovuto al fatto che i due fratelli erano stati sospettati di aver ucciso un ciabattino di Cremona (Arch. di Stato di Piacenza, Atto del notaio Carlo Conti, 18febbr. 1672). Il nome della C., del marito e di alcuni figli (due erano nati a Cremona, almeno altri due nacquero a Piacenza) si trovano menzionati negli "stati d'anime" parrocchiali di Piacenza dal 1670 al 1672 e poi dal 1677 al 1679 (Fiori, 1969); nella stessa città la C. abitò peraltro almeno fino al 1682, come risulta dagli Stati d'anime della parrocchia di S. Alessandro (ora in S. Teresa), ove essa è ricordata come colà residente assieme alla famiglia nel 1680 (p. 182), nel 1681 (p. 220) e nel 1682 (p. 227). La fortuna della giovane pittrice deve essere stata assai rapida a giudicare dal grande numero di quadri che le furono ordinati certamente in quegli anni e da notizie che rivelano relazioni assai qualificate (un conte Landi e il pittore A. Seghizzi, per es., furono rispettivamente padrini di battesimo di due dei suoi figli).
Dato che si ha notizia di parecchie sue opere esistenti anche in tempi antichi in collezioni milanesi è logico pensare a un soggiorno della C. a Milano, che si dovrebbe collocare subito dopo il 1682, se non ve ne fu anche uno precedente. A Milano, infatti, già agli inizi del sec. XVIII sono elencate sei tele "per traverso con fiori" della "Caffia" (F. Arese, Inventario della quadreria Arese, in Arte lombarda, XII [1967], I, p. 136), e ancora oggi, tra le altre, se ne conservano due firmate, una delle quali datata 1700 (La natura morta…, 1964). Le numerose (sedici) tele della C., citate in collezioni spagnole, delle quali sette sono state rintracciate (due presso l'Accademia di S. Fernando: cfr. A. E. Pérez Sanchez, Pintura ital. del s. XVII en España, Madrid 1965, pp. 343-47), non significano però necessariamente un soggiorno in Spagna.
è ignota la data di morte della C., che è probabilmente da collocare poco dopo il 1700.
Nonostante che già lo Zaist lodasse la C. e ricordasse che i suoi quadri erano assai ricercati e pagati a caro prezzo, il suo nome fu presto dimenticato e le sue opere confuse con quelle di molti pittori di "nature morte". Solo recentemente la sua opera è stata in parte rintracciata e comincia ad essere rivalutata, ma un profilo artistico è ancora da farsi. Vari suoi quadri si trovano tuttora in raccolte private di Piacenza, Cremona, Milano, Brescia, ecc.; tre sono presso la Pinacoteca di Cremona, altre nel palazzo Rota Pisaroni (ora proprietà della Cassa di Risparmio) di Piacenza. Un cospicuo gruppo (ora a Firenze, Gallerie: cfr. La natura morta…, 1964), figurava già nell'inventario della villa di Poggio a Caiano nel 1697;altri sono citati alla stessa data nella raccolta del conte Carrara a Bergamo; G. B. Carboni (1760)ne cita a Brescia nelle collezioni Gaifami e Barbisoni. La data 1662di una Natura morta con fiori in un vaso di vetro e paesaggio, firmata, comparsa recentemente sul mercato (Sotheby & Co., Catalogue of old master paintings, London, 15 luglio 1970, p. 36, n. 90), deve essere stata letta male in quanto non concorda con le date biografiche. Altre due sue tele con fiori firmate "M[argarita]. Vincencina f[ecit] 1697"(manca, stranamente, il cognome Caffi), sono nel palazzo reale di S. Ildefonso della Granja in Spagna.
Le nature morte della C. (non si conoscono infatti dipinti di diverso genere, anche se sono citati quadri con immagini di santi, sempre però circondati da fiori) sono di un elegante gusto decorativo: i fiori, con pochi frutti, sono disposti in modo del tutto irreale e fantastico contro uno sfondo scuro su cui risaltano delicate tinte rosa, bianchi, gialli e rossi vivaci. I contorni sono mossi e sfrangiati, la pennellata densa e vibrata.
Il ritratto della C., "pittrice detta la Vicenzina, cavata da una medaglia di bronzo posseduta dall'Ill.mo… Carlo Trivulzi…", figura nella "serie di ritratti inediti" disegnati per l'Albuzzi: è rappresentata a mezzo busto, di profilo, anziana, con cuffia (cfr. A. F. Albuzzi, Memorie…[1776], in L'Arte, LV [1956], p. 113dell'appendice; è riprodotto tra le pp. 48 e 65, tav. n. num.; è riprodotto anche in Antichità viva, IV [1965], p. 12).
Fonti e Bibl.: [G. B. Carboni], Le pitture e sculture di Brescia che sono esposte al pubblico…, Brescia 1760, pp. 150, 170; G. B. Zaist, Notizie istor. de' pittori, scultori e architetti cremonesi, Cremona 1774, II, p. 124; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, a cura di M. Capucci, II, Firenze 1970, p. 181 ("una Caffi" nella Scuola Veneta); G. Campori, Raccolte di cataloghi, Modena 1870, pp. 327, 427; V. Lancetti, Biografia cremonese, Milano 1882, III, p. 25; G. Fiori, Ilproficuo soggiorno piacentino della pittrice M. C., in La Libertà, 18 apr. 1969; Id., Notizie biogr. di pittori piacentini dal '500 al '700, in Arch. stor. per le provincie parmensi, XXII(1970), p. 75; Id., Docum. su pinacoteche e artisti piacentini, in Studi stor. in on. di E. Nasalli Rocca, Piacenza 1971, pp. 223 s.; G. Grasselli, Abecedario pittorico de' pittori cremonesi, Milano 1827, p. 71; G. K. Nagler, Neues allgemeines Künstlerlexikon, München 1835, II, p. 233; L. Malvezzi, Le glorie dell'arte lombarda, Milano 1882, p. 258; A. Pinetti, Il conte Carrara e la sua galleria, Bergamo 1922, p. 113; G. De Logu, Pittori minori liguri, lombardi, piemontesi, Venezia 1931, pp. 165, 169; G. Fiocco, Francesco Guardi pittore di fiori, in Arte veneta, IV(1950), p. 76; A. Puerari, La Pinacoteca di Cremona, Cremona 1951, p. 209; C. Sterling, La nature morte de l'antiquité à nous jours, Paris 1952, p. 82; G. De Logu, La natura morta ital., Bergamo 1962, p. 36; S. H. Pavière, A Dictionary of flowers painters, Amsterdam 1963, II, p. 17; E. Brunetti-A. Ottani, in La natura morta italiana (catal.), Napoli 1964, p. 112 (cfr. recens. S. Bottari, in L'Oeil, II[1964], settembre, p. 68); Il restauro a Vicenza negli anni sessanta (catal.), Vicenza 1972 (si riferisce a due tele di fiori, inv. A. 266, 267); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, pp. 349 (Francesco e Lodovico), 350 (la notizia, presa dal Tiroler Künstlerlexikon, che la C. abbia lavorato per Massimiliano e Leopoldo d'Asburgo è inattendibile per ragioni di data; il quadro, citato nel castello di Ambras, non è stato rintracciato).