ESTE, Marfisa d'
Era figlia naturale di Francesco d'Este, marchese di Massa Lombarda, figlio del duca Alfonso I e fratello di Ercole II. Francesco, che era stato anche al servizio di Carlo V, aveva sposato Maria Cardona, marchesa di Padula, ma da lei non aveva avuto figli. L'E. e la sorella Bradamante (sono da notare i nomi ispirati alle due figure femminili dell'Orlando furioso) erano quindi nate da una relazione extraconiugale. L'anno di nascita della E. non è noto, anche se è probabilmente da collocarsi intorno al 1554. Bradamante nacque dopo di lei, certamente prima del 1559, anno di edificazione della famosa "palazzina" di Ferrara, fatta costruire da Francesco proprio per le due figlie.
L'educazione che ricevettero, fra la famiglia e il convento, le preparò all'entrata nella vita di corte ferrarese e culminò con la legittimazione avvenuta nel 1573 da parte del pontefice Gregorio XIII e nel 1576 da parte del duca Alfonso II. La prima data significativa nella biografia della E. fu il 1578, anno della morte del padre. Nel testamento era stabilito che sarebbe stata affidata alle cure di Leonora d'Este, sorella di Alfonso II, e che sarebbe entrata in possesso del denaro dell'eredità quando avesse sposato un membro di casa Este. Dopo pochi mesi, infatti, il 5 maggio 1578, sposò il cugino Alfonso d'Este (figlio di Alfonso di Alfonso I), e questo matrimonio fu celebrato dal Tasso con la canzone "Già il notturno sereno". Alfonso d'Este, di cinque anni più giovane della moglie, morì dopo soli tre mesi di matrimonio. Nonostante il lutto l'E. continuò a partecipare alla vita mondana della corte estense, mentre il duca Alfonso II, formalmente suo tutore, faceva trattare Ascanio Giraldi con la famiglia Cibo Malaspina per organizzare il matrimonio con Alderano erede dello Stato di Massa e Carrara. Dopo una visita a Ferrara di Angelo Ingegneri, che trattava per conto dei Cibo, nel gennaio 1580 venne stipulato il nuovo contratto matrimoniale e le nozze vennero celebrate il 10 aprile dello stesso anno.
Subito dopo il matrimonio l'E. parti per Venezia con un seguito di oltre cento persone. Al ritorno a Ferrara la E. partecipò con notevole intensità alla vita mondana che si svolgeva presso la corte e ne .fu spesso una delle principali animatrici, organizzando incontri, mascherate, recite e gite.
Torquato Tasso fu più volte in contatto con lei: della sua considerazione nei confronti della E., e delle attenzionì che prestava al poeta si hanno diverse testimonianze. Nel giugno del 1581 andò a far visita al Tasso che si trovava a S. Anna, mentre in occasione della gravidanza e della nascita del primo figlio della E., Carlo Cibo Malaspina, il Tasso le indirizzò alcuni sonetti: "Visiti il tempio a passi tardi e lenti", "Donna, al pudico tuo grembo fecondo", "Già bella e lieta sposa, or lieta e bella", e "Cresci qual pianta di fecondo seme", mentre, sempre per la stessa occasione, un altro sonetto fu mandato dal Tasso per conto della E. "a messer Bastiano dipintore eccellente", e cioè a Sebastiano Filippi di Ferrara.
Nell'agosto del 1583 venne organizzata dalla E. una gita a Madelana, alla quale partecipò anche il Tasso, insieme con Tarquinia Molza, Ginevra Marzi ed altri personaggi della corte ferrarese. Durante il soggiorno a Madelana il pittore Filippo Paladini dipingeva un ritratto della E. che fornì al Tasso l'argomento per alcuni sonetti, pubblicati, insieme con altri due dello stesso pittore Paladini e uno di Giulio Nuti, il mese dopo la gita con il titolo Sonetti del signor Torquato Tasso sopra un ritratto dell'illustrissima et eccellentissima signora donna Marfisa d'Este Cybo marchesa di Massa (Firenze, Giorgio Marescotti, 1583). Sempre nel contesto di questa gita è collocato il dialogo di Tasso La Molza overo de l'amore, dedicato alla E. e pubblicato a Milano per la prima volta nel 1586. Altre ancora sono le rime che il Tasso, in diverse occasioni, le dedicò; fra queste: "Due donne in un dì vidi illustri e rare", per l'E. e Lucrezia d'Este, "Portano l'altre il velo", "Ha gigli e rose e bei rubini ed oro", "La natura v'armò bella guerriera", "Guerra il bel nome indice abbaglia il lampo", "Queste note Marfisa".
Anche altri letterati che gravitavano intorno alla corte ferrarese ebbero rapporti con la E.: nel 1581 le venne dedicata da Giovanni Donato Cucchetti la prima edizione della Pazzia, mentre nel 1595 organizzo una rappresentazione del Pastor fido di B. Guarini.
Con il Guarini Francesco d'Este aveva iniziato una lite che si protrasse per molti anni, e che coinvolse la stessa E. e la sorella Bradamante. A questa lite non si accenna però né nella lettera inviata dal Guarini alla E. per ringraziarla dell'allest . mento del Pastor fido sopra ricordato, ne in quella inviata a Bradamante insieme con una copia dello stesso Pastor fido. Nel 1586 scoppiò un'altra controversia fra il duca Alfonso d'Este ed Alberico Cibo, padre di Alderano, su questioni relative alla dote della E. e a rendite promesse dal principe di Massa agli sposi; la controversia fu però risolta in breve tempo.
Dal 1581 al 1594 nacquero alla E. ben otto figli; dopo la nascita dell'ultimo, Alessandro, si trasferì per un breve periodo a Massa. per tornare però a Ferrara in particolari occasioni e quindi, definitivamente, nel 1598. Dopo la cacciata degli Este da Ferrara, avvenuta proprio in quell'anno, fu praticamente l'unica rappresentante della famiglia a rimanere in citta e ad avere contatti con gli inviati dei papa: condusse comunque una vita ritirata nella sua palazzina fino alla morte, avvenuta il 16 ag. 1608, due anni dopo quella del marito. Venne sepolta a Ferrara nella chiesa di S. Maria della Consolazione.
Dopo la morte una serie di circostanze contribuirono a creare intorno alla figura della E. una sorta di leggenda, testimoniata da dipinti e da testi letterari, tutti però novecenteschi. Il fantasma della E., secondo le testimonianze, usciva a notte alta dalla palazzina, su un cocchio tirato da alcuni cavalli, trascinando per le strade della città dietro la sua corsa una schiera di morti amanti. I motivi per cui sorse la leggenda furono diversi e si sovrapposero l'uno all'altro nel corso del tempo: la bellezza e la vivacità della E., di cui rimangono numerose testimonianze coeve, la morte del primo marito, Alfonso d'Este, per cause non perfettamente chiare, la vita particolarmente ritìrata che condusse negli ultimi anni, l'abbandono in cui fu lasciata la palazzina da lei abitata e la contaminazione con il personaggio dei poemi cavallereschi dì cui portava il nome.
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