MARETH
. Nome di un centro abitato del SE tunisino (a circa 25 km. dalla costa del golfo di Gabes) al quale si appoggiava la linea difensiva costruita dai Francesi a difesa di un eventuale attacco italiano partente dalla Tripolitania (v. linea difensiva, in questa App.), e da cui prende nome una fra le più notevoli battaglie combattute (20-27 marzo 1943) in Tunisia durante l'ultima fase della campagna d'Africa nella seconda Guerra mondiale.
Le vicende della guerra in Africa (v. in questa App.) fecero sì che la linea, presidiata dagli Italiani (gen. Messe) dovesse sostenere l'attacco dell'8ª armata britannica proveniente dalla Tripolitania. Il generale Montgomery comandante dell'8ª armata britannica, alle prese con la munita linea pensò di averne ragione sviluppando con una prima mossa l'attacco principale nella zona costiera, e con una seconda un attacco concomitante contro il settore di el Hamma, per aggirare da occidente la linea Mareth. Gli Italiani erano determinati ad assicurarne la difesa, manovrando per linee interne fra i due settori difensivi.
La battaglia fu preceduta da alcuni attacchi preliminarî britannici (17-19 marzo) che subìrono qualche insuccesso (la brigata "Guardie" fu nettamente respinta). Dal 20 l'offensiva britannica si sviluppò in pieno e riuscì ad occupare alcune posizioni della linea di Mareth, dalle quali gl'Inglesi furono però ricacciati il giorno 22 (Churchill ne parlò come di uno "scacco"). Il gen. Montgomery trasformò allora in principale l'attacco concomitante, destinando a quest'ultimo anche il X corpo d'armata, la 1ª divisione corazzata e la 4ª divisione. Preceduto da una grande azione di bombardamento aereo (gli Alleati avevano in Tunisia il predominio nell'aria), codesto attacco si sviluppò in pieno dal giorno 26 contro la soglia compresa fra il Gebel Tebaga e il Gebel Melab. Ma il gen. Messe tempestivamente rinforzò questo settore, dove, mentre il raggruppamento sahariano, che aveva subito il primo potente colpo avversario, resisteva tenacemente alle ali, vennero destinate nuove unità: 21ª divisione corazzata e 164ª divisione (tedesche) e minori unità (italiane). La resistenza si rinsaldò e il comandante italiano predispose già per l'avvio di altri rinforzi da sottrarsi, come previsto, alla linea di Mareth. Ma il comandante tedesco del gruppo di armate dell'Asse (gen. von Arnim), avendo motivo di supporre che un attacco americano in direzione di Sfax potesse rompere in due lo schieramento generale dell'Asse in Tunisia, diede l'ordine di ritirata alla 1ª armata (27 marzo). Questa riuscì a sganciarsi e a ritirarsi verso N., sulla linea dell'Akarit. Il gen. Montgomery impiegò nella battaglia i procedimenti tattici già usati ad el-‛Alamein e sfruttò il predominio aereo. A tali procedimenti si contrappose con efficacia quello impiegato dal gen. Messe, consistente soprattutto nella valorizzazione massima degli apprestamenti difensivi e nell'immediatezza automatica della reazione della difesa.