MARESCIALLO
. Fra i grandi dignitarî delle corti degli antichi principi germanici il governatore delle scuderie regie, chiamato con termine tedesco Marschalk corrispondente al latino comes stabuli. È uno dei tre dignitarî (gli altri due sono il senescalco o dapifer e l'Oberschenk o pincerna), che presiedevano, secondo l'opuscolo di Incmaro di Reims, alla corte carolingia. Nella corte longobarda, il maresciallo si chiamava marpais e, latinamente, strator. Tale ufficio continua anche dopo il periodo carolingio, benché sembri che nella corte degl'imperatori sassoni e francesi godesse un prestigio un po' minore di quanto non avesse nei tempi precedenti. La carica si trova anche presso i grandi principi laici ed ecclesiastici dell'età feudale. Nella corte dei conti e poi dei duchi di Savoia, il primo posto era tenuto dal cancellarius, il secondo dal maresciallo. Tale carica esisteva anche presso il patriarca d'Aquileia, il vescovo di Trento e altri vescovi principi. Il patriarca suddetto, anzi, aveva due marescialli; l'uno era una carica ereditaria spettante alla famiglia feudale d'Arcano, che perciò godeva il privilegio di portare in guerra il vessillo della chiesa; il secondo era invece un ufficiale patriarcale che aveva per suo compito di mantenere l'ordine, ed esercitava la giurisdizione nel caso di violenze, di assalti sulle strade, di atti di brigantaggio, ecc. Nella corte pontificia spettava invece nel sec. XIII e nel XIV al maresciallo la giurisdizione su coloro che appartenevano alla corte, se erano laici; mentre, se erano ecclesiastici, erano sottoposti all'auditore di camera.
In Francia, nella monarchia feudale dei Capetingi, vi erano più marescialli alla dipendenza del contestabile (comes stabuli), che è il capo dell'armata reale e nel tempo stesso il comandante della guardia del corpo. Contestabile e marescialli costituivano il supremo tribunale dell'armata. L'ufficio di contestabile fu soppresso dal Richelieu nel 1627; i marescialli di Francia continuarono invece ad essere considerati come grandi ufficiali della corona. In molti eserciti il titolo di maresciallo (Francia) o di feld-maresciallo (Inghilterra, Germania, Austria-Ungheria, Russia) servì a designare il supremo grado della gerarchia militare; è tuttora in vigore nell'esercito francese e in quello inglese.
Bibl.: A. Pertile, Storia del diritto italiano, 2ª ed., I, Torino 1891 segg., I, pp. 96, 179, 323; II, pp. 1, 288; VI, p. 145; G. Waitz, Deutsche Verfassungsgeschichte, 2ª ed., VI, Berlino 1896, p. 327 seg.; E. Perrot, Précis élem. d'histoire du droit français public et privé, Parigi 1932, pp. 135, 282, 429.
I marescialli d'Italia.
Il titolo e grado di "maresciallo d'Italia", come supremo grado della gerarchia militare, furono istituiti con r. decr. legge del 4 novembre 1925 e ne vennero insigniti, per primi, i generali Armando Diaz, duca della Vittoria, e Luigi Cadorna. Successivamente, con r. decr. legge del 17 giugno 1926, furono nominati "marescialli d'esercito" i generali V. E. Filiberto di Savoia, duca d'Aosta, Guglielmo Pecori-Giraldi, Gaetano Giardino, Pietro Badoglio, Enrico Caviglia. Al titolo di maresciallo d'Italia corrisponde, per la marina quello di "grande ammiraglio" (v. ammiraglio). Con r. decr. legge del 29 luglio 1933 venne infine istituito il grado di "maresciallo dell'aria" di cui venne insignito, il 13 agosto dello stesso anno, il generale Italo Balbo.
Il maresciallo del conclave.
Dignitario laico della corte pontificia, che ha la custodia del conclave, di cui serba la chiave in una borsa di velluto cremisino.
Ebbe anticamente varî nomi, quelli cioè di maresciallo di Roma, maresciallo di giustizia, senescalco del papa, soldano della curia romana, giudice della famiglia pontificia; tutte cariche di cui venne man mano accumulando le funzioni nel proprio ufficio. L'origine dell'odierno ufficio risale a Innocenzo VI, che ne conferì la carica a G. B. Savelli. Gregorio X l'attribuì in perpetuo alla famiglia Savelli. Il titolare, come maresciallo di Roma, aveva un tribunale particolare, detto corte o curia Savella, al quale si poteva appellare da tutto lo stato ecclesiastico. Dopo la morte di Giulio Savelli (1712) la carica passò nella famiglia di Augusto Chigi, principe di Farnese, nella quale perdura tuttora con attribuzioni ridotte alla custodia del conclave.