Maremma
Regione della Toscana meridionale che si estende anche nel Lazio, giungendo fin verso Civitavecchia, mentre il limite settentrionale è di poco a nord-ovest rispetto alla foce del fiume Cecina (Buti, nel commento a If XXV 19: " questa è una contrada di Pisa, posta presso al mare ove abondano molte serpi, intanto che a Vada è uno monasterio bellissimo, lo quale per le serpi si dice essere disabitato "). Per lo più pianeggiante e alluvionale, comprende anche una parte interna, che nel grossetano si spinge fino alle pendici delle colline Metallifere e del monte Amiata.
La M., molto prospera nell'antichità, come testimoniano gl'importanti centri etruschi che vi si svilupparono, si trasformò poco a poco in zona paludosa e malsana, soprattutto per l'impaludamento di molti corsi d'acqua bloccati alla foce dai detriti, resi più abbondanti anche da inconsulti disboscamenti. Gradatamente risanata, è tuttora in via di trasformazione.
Nel Medioevo fu soggetta soprattutto all'influenza senese. D., che probabilmente vide qualche località della M., la ricorda, come regione malsana e inospitale, in If XXV 19 ss., ove per indicare il gran numero di bisce che si avvolgono attorno al corpo di Caco, prende a paragone il numero delle bisce della M.: Maremma non cred'io che tante n'abbia, / quante bisce elli avea su per la groppa / inftn ove comincia nostra labbia. In If XXIX 48, nella descrizione della bolgia dei falsari, la M. è accomunata alla Sardegna a indicare regioni particolarmente insalubri. In If XIII 7 ss. la regione, non nominata direttamente ma ben definita da due suoi limiti (v. CECINA; CORNETO), è ricordata come luogo ricco di aspre sterpaglie, tipiche della macchia mediterranea. Priva di qualsiasi riferimento ambientale è invece la citazione di Pg V 134, relativa al luogo ove morì Pia de' Tolomei.
Bibl. - F.D. Browne Hemans, The Maremma. Purg. V 133-136 (In her Tales and historic scenes), Edimburgo 1851, 119-128.