MORTO, Mare (fr. Mer Morte; ingl. Dead Sea; ted. Totes Meer; ar. Baḥr Lūṭ; il lago Asfaltide degli antichi; A. T., 88-89)
Famoso lago della Palestina, che occupa una parte della fossa tettonica siriaca e nel quale ha termine il fiume Giordano. La parte centrale è all'incirca a 31° 25′ lat. N. e a 35° 26′ long. E. È lungo 76 km., largo al massimo 17 e con un perimetro di 230 km. copre un'area di circa 980 kmq. Il livello medio superiore delle acque è a circa 390 m. sotto il livello del Mediterraneo; la profondità massima riscontrata è di circa 400 m.; pertanto le sue rive rappresentano il punto più depresso di tutta la superficie terrestre scoperta, mentre il fondo, che perciò arriva a −790 m., costituisce una delle massime cripto-depressioni del globo, superata tuttavia per profondità dal lago Bajkal, dal Caspio e forse anche dal Tanganica. Per quanto il lago sia stato oggetto di replicati studî e rilievi (vedi bibl.) ne manca un'esplorazione sistematica dal punto di vista geografico-fisico. Una penisola piatta, sporgente a SE., detta al-Lisān, divide il lago in due parti disuguali, delle quali la minore è, in sostanza, uno stagno salato, coperto da appena 5-6 m. di acqua; esso è poi continuato a sud dalla cosiddetta sebkhah, ossia da un acquitrino coperto di croste saline che non è mai, neppure nei periodi di crescita, inondato, ma solo invaso dalla fanghiglia apportatavi d'inverno da taluni immissarî temporanei.
L'origine del lago si attribuisce a sprofondamento di una zolla di terreno; la riva orientale e l'occidentale, che mostrano in molti tratti un notevole parallelismo, rappresenterebbero i margini di faglie. Queste rive sono, se si prescinda dalla regione deltizia del Giordano e dalla parte meridionale, in generale erte, anzi per chilometri e chilometri scendono con scarpate a picco; gli affluenti provenienti da est, incassati nell'altipiano, incidono queste scarpate in gole anguste e profonde, talora inaccessibili, e altrettanto si può dire dei torrenti della Giudea. Si riscontrano tuttavia sulle rive, e specie su quella occidentale, tracce evidenli di terrazzamento; M. Blanckenhorn ha riscontrato almeno tre serie di terrazzi. Sulla costa, presso l'estremo sud-ovest, si leva il Gebel Usdum, la montagna di sale di Sodoma, che è un rilievo allungato, alto al massimo 150-175 m., isolato a est, a nord e a ovest, collegato a sud-sud-ovest con uno dei terrazzi diluviali. Esso consta di un banco di salgemma molto puro alto da 8 a 50 m. (a sud), ricoperto di strati di marne di vario colore con intercalazioni di gesso; questi a loro volta sono cosparsi in alto di ciottoli calcarei, silicei, ecc. I pendii ripidi sono incisi da solchi di erosione, da campi carreggiati, ecc.; frequenti sono le piramidi di terra e i funghi; non mancano piccole caverne. Il rilievo risale probabilmente all'epoca diluviale e si deve alla deposizione dei sali dell'antico bacino lacustre.
La batimetria del lago è poco conosciuta perché gli scandagli effettuati da W. F. Lynch nel 1848 sono appena 73, cioè in media 1 ogni 14 kmq.; la zona di massima profondità si trova nella parte settentrionale, spostata verso est rispetto all'asse longitudinale del lago. La profondità media è calcolata in 146 m., il volume in 143 kmc.
La caratteristica principale del lago consiste nell'intensa percentuale di sali, il 24% in media, non superata da alcun altro bacino chiuso del mondo (Gran Lago Salato, 23,2%). I sali più importanti sono cloruro di magnesio (10,2%), cloruro di sodio (7,9%), cloruro di potassio (1,5%), cloruro di calcio (3,7%), bromuro di sodio (0,5%), solfato di calcio (0,1%). Il peso specifico dell'acqua è in media 1,119; perciò l'uomo vi galleggia, per quanto lo spostamento del centro di gravità renda disagevole il nuotare e determini una tendenza della testa a immergersi. Anche le uova restano a galla. È noto poi che, specialmente nella parte meridionale del lago, si incontrano frequenti macchie galleggianti di asfalto, che provengono da strati bituminosi del fondo e delle rive. Specialmente il Wādī Muḥarrat, che sbocca poco a nord del Gebel Usdum, attraversa banchi dolomitici fortemente impregnati di asfalto, e notevoli quantità di asfalto sono state portate dal fondo alla superficie più volte in seguito a fenomeni esplosivi, concomitanti, a quanto pare, a terremoti (specie nel primo terzo del secolo XIX).
Sulla stratificazione termica dell'acqua in profondità non si conosce nulla. I venti producono talora nel lago notevoli movimenti ondosi; movimenti del tipo delle sesse non furono finora mai osservati.
Il lago ha come principale immissario il Giordano, che ha formato sulla sponda settentrionale un delta di fisionomia alquanto mutevole; l'acqua dolce del fiume, più leggiera, si espande in maniera riconoscibile fino nella parte mediana del lago; il movimento che essa determina in superficie è ancora percettibile nella sezione meridionale. Dopo il Giordano l'immissario più importante è il W. Mugīb, l'antico Arnon; sulla stessa riva (orientale) immettono il W. Zarqā' Ma‛ān e il W. Kerak; sulla riva occidentale, il W. el-Kelb il W. Sayyāl, il W. Muḥarrat, quasi sempre asciutti. Inoltre il lago è alimentato da parecchie sorgenti, talune anche termali; tra queste le più famose sono quelle di Hammām az-Farqā', l'antica Calliroe, a breve distanza dalla riva orientale. Sull'occidentale, oltre a parecchie sorgenti minori, talune delle quali solforose, è da ricordare la ricca polla detta ‛Ain Gedy (En Gedi), su un ripiano a circa 100 m. sul lago; vi sono qui anche sorgenti subacquee alla base della ripa dolomitica.
Poiché il lago non ha emissarî, il suo livello è naturalmente soggetto a oscillazioni stagionali, in dipendenza del maggiore o minore tributo degl'immissarî e soprattutto della maggiore o minore evaporazione; tali oscillazioni raggiungono i 90-150 cm. Inoltre il lago risente di qualsiasi modificazione del clima: almeno negli ultimi decennî sembra che il bilancio fra l'evaporazione (calcolata a circa mm. 13,5 in 24 ore in media) e l'apporto di acque per opera delle piogge e degl'immissarî sia attivo per il lago, e ciò, nonostante che la piovosità sia scarsa (poco più di 200 mm. annui sulla sponda nord e molto meno al centro e nel sud). Certo è che il livello del lago è in aumento (sarebbe cresciuto di 2 m. dal 1905 al 1910), come è dimostrato anche dal fatto che, specialmente nella parte meridionale, a rive basse, alcuni sentieri lungo il lago, un tempo accessibili, sono ora scomparsi; sembra persino che, circa un secolo fa, si potesse attraversare l'intero lago all'altezza della penisola del Lisān. Dal 1880, allorché fu terminato il rilievo topografico inglese, le acque sono certo salite, cosicché i contorni attuali non corrispondono più esattamente a quelli delineati dalla carta inglese. Ma osservazioni sistematiche sull'importante fenomeno mancano tuttora.
Che peraltro il lago attuale sia il residuo di un più vasto bacino lacustre quaternario, dimostrano i depositi lacustri chiaramente terrazzati nei quali il Giordano ha inciso il suo letto nel corso inferiore, e anche quelli del Lisān; anzi il terrazzamento attesta che il ritiro dell'antico specchio lacustre è avvenuto in più fasi.
L'intensa salsedine fa sì che, com'è noto, le acque del lago siano prive di vita. Fauna lacustre non s'incontra se non alla foce del Giordano e di qualcuno dei minori immissarî, ma i pesci del fiume muoiono se la corrente li trasporta al largo. Anche la vegetazione delle rive è poverissima: se si eccettuino i folti boschetti di sempreverdi sui delta fluviali e intorno alle sorgenti, solo qualche palma isolata vegeta ahbarbicata alla roccia sulle ripidissime sponde. E fino agli ultimi anni mancavano anche sul lago abitati permanenti. Ad ‛Ain Gedy si trovava per la maggior parte dell'anno un accampamento di nomadi e minori attendamenti in pochissimi altri punti (Ḥammam az-Farqā', Ain Zara, ecc.). Ma durante la guerra mondiale sulla sponda settentrionale del lago fu creata una stazione per le motonavi tedesche che effettuavano trasporti dalla riva orientale all'occidentale; vi conduceva una strada, diramantesi dalla carrozzabile Gerusalemme-Gerico, e accessibile ad automezzi; essa è ora stata trasformata in una buona strada asfaltata. Da allora in questa località è rimasta sempre qualche abitazione permanente e oggi quivi è la sede degl'impianti per l'estrazione dei sali dal lago. Questa fu effettuata da tempo remoto per quanto riguarda il sale. Sotto il governo turco si raccoglieva, ma in modo irregolare e saltuario, anche il bitume. Oggi si è iniziato lo sfruttamento sistematico soprattutto di sali potassici e di bromo, per opera di due società concessionarie. La Palestine Potash Ltd., sorta nel 1930, ha in efficienza un'area di 2,02 kmq. destinata all'evaporazione delle acque e raccoglie soprattutto carnallite. Nel 1931 è entrata in funzione una centrale elettrica, con un impianto per la produzione di bromina. I prodotti sono smerciati in Inghilterra. Ai trasporti servono finora automezzi, ma è prevista la costruzione di una teleferica dalla stazione di Gerusalemme alla riva del Mar Morto. Non sono attualmente raccolti in misura notevole né l'asfalto né lo zolfo, che si incontra frequentemente in efflorescenze o polverulento nei depositi del Lisān e altrove. Una società balneare ha acquistato terreni sulla sponda settentrionale per dar vita a una stazione climatica e balneare. Non esistono finora sul lago servizî regolari di navigazione.
Bibl.: W. F. Lynch, Bericht über die Expedition der Ver. Staaten nach dem Jordan und dem Toten Meere, trad. ted., Lipsia 1850; Voyage d'exploration à la Mer Morte par M. le Duc de Luygnes, Parigi 1874 segg.; L. Lartet, Description géologique de la Mer Morte, ivi 1877; M. Blanckenhorn, Entstehung und Geschichte des Toten Meeres, in Zeitschr. des deutsch. Palästinavereins, Lipsia 1896; L. Salvatore di Absburgo, Der Djebel Esdoum, in Mitteil. geogr. Gesellsch., Vienna 1873; L. Gautier, Autour de la Mer Morte, Ginevra 1901 (con larga bibl.); E. W. G. Mastermann, The Dead Sea Levels, in Geogr. Journal., XXVIII, Londra 1906; G. Hill, The Dead Sea, in Quarterly Statem. of the Palestine Explor. Fund, Londra 1900, 1906, 1910; A. Friedmann, Zur Gesch. der Erforsch. des Toten Meeres, in Zeitschr. für Paläst. (1911); M. Blanckenhorn, Naturwissensch. Studien am Toten Meer und im Jordantal, Berlino 1912 (fondam.); F. M. Abel, Une croisière autour de la Mer Morte, Parigi 1911; A. Friedmann, Die chemische Erforsch. des Toten Meeres, nella Chemiker Zeitung, XXXVI (1912); E. W. Mastermann, The Jordan Valley and its Lakes, in Geogr. Journ., LII, Londra 1918; Herm. Schrötter, Das Tote Meer, Vienna-Lipsia 1924.