MORTO, Mare (XXIII, p. 899)
I manoscritti del Mar Morto. - Antichi manoscritti di origine ebraica, scoperti a partire dal 1947 presso le rive del Mar Morto.
Le scoperte. - La prima scoperta dei manoscritti avvenne accidentalmente nel 1947 ad opera di un ragazzo beduino. Due giare, di una forma sin'allora sconosciuta, furono ritrovate in una grotta e più tardi vendute a E. L. Sukenik. Manoscritti che si dichiarava provenissero dalle giare vennero venduti a Gerusalemme, parte a E. L. Sukenik e parte al monastero di S. Marco. I manoscritti di S. Marco furono in seguito portati negli S. U. A. e infine venduti a Y. Yadin, finendo poi in Israele, dove sono ora riuniti tutti i più importanti manoscritti della prima scoperta. Il ritrovamento comprendeva una copia completa del libro di Isaia, una copia incompleta dello stesso libro, alcuni testi finora ignoti di una setta e un'opera che è oggi chiamata la Genesi apocrifa. Questa, che fu l'ultimo rotolo ad essere svolto, e gran parte del quale è indecifrabile, è scritta in aramaico, mentre gli altri testi sono in ebraico. I testi della setta comprendono un pesher o commento ai primi due capitoli di Abacuc, una serie di Inni, la Regola della setta e un'opera conosciuta come La guerra dei figli della luce contro i figli delle tenebre. La Genesi apocrifa è un adattamento midrāshico in aramaico della Genesi.
Quando la grotta fu esplorata dagli archeologi furono trovati varî frammenti dei manoscritti, compresi alcuni di quelli stessi venduti a Gerusalemme, insieme con frammenti di varî testi biblici e non biblici. Furono estratti anche dei frammenti di giare che, ricomposte, si rivelarono dello stesso tipo di quelle più sopra menzionate.
Gli scavi di un edificio in rovina nelle vicinanze, a Qumrān, rivelarono quella che deve esser stata la sede principale della setta. Comprendeva un refettorio, una stanza evidentemente adibita a scriptorium - dove furono infatti rinvenuti calamai contenenti resti di inchiostro secco -, un locale con grandi cisterne per la provvista dell'acqua, oltre a numerose altre stanze e a un gran numero di monete databili dallo scorcio del sec. 2° a. C. sino al 68 d. C. Furono trovati anche i resti di un edificio più tardo, che conteneva monete romane. È archeologicamente dimostrato che l'edificio più antico fu usato dal 2° secolo a. C. sino ai tempi della guerra giudaica, eccettuato probabilmente il periodo del regno di Erode I, in cui sembra che esso sia stato temporaneamente abbandonato in seguito ad un terremoto. È molto attendibile che il luogo sia stato abbandonato per sempre dalla setta dei manoscritti nel 68 d. C., quando deve essere avvenuto il deposito definitivo dei rotoli nelle grotte.
In seguito, l'esplorazione di altre dieci grotte nell'area di Qumrān ha fruttato nuovi frammenti di manoscritti. Le più importanti tra tutte, sono la grotta 4 e la 11: nella 11 sono stati trovati rotoli notevolissimi, paragonabili a quelli della grotta 1, ma non ancora pubblicati. Essi comprendono un manoscritto dei Salmi e una traduzione in aramaico di Giobbe. Sono venuti alla luce frammenti di tutti i libri del Vecchio Testamento, meno che di quello di Ester, insieme con varie opere del tipo pesher e con altri testi della setta.
A Murabba‛āt, alcune miglia più a sud, sono state fatte altre scoperte, che comprendono frammenti di libri della Bibbia insieme con documenti risalenti all'epoca della ribellione di Bar Kōkhĕbā e con altri testi, nessuno dei quali però ha rapporti con quelli della setta di Qumrān. In una terza località, el-Mird, sono stati ritrovati dei testi cristiani, ma ancora non sono stati pubblicati, e ad ogni modo neanche questi hanno a che fare con la setta di Qumrān.
Dalla grotta 3 di Qumrān provengono due rotoli di rame, che originariamente erano uno solo. Sono stati svolti a Manchester ed è stato dimostrato che contengono l'inventario di un tesoro sotterrato e di incenso. L'origine di questo testo è oscura e così i suoi rapporti, se ve ne sono, con la setta di Qumrān.
La setta dei manoscritti. - Il pesher di Abacuc e gli altri testi di questo tipo contengono riferimenti allusivi e crittografici alla storia della setta e interpretano la Bibbia secondo le esperienze della setta e del suo capo, che viene chiamato Maestro di giustizia. Contengono riferimenti a nemici giudaici, compreso il Sacerdote cattivo, e anche a nemici stranieri, chiamati Kittīm. Il rotolo della Guerra descrive una guerra nella quale i Kittīm sarebbero stati conquistati dopodiché, in altri trentatré anni, sarebbero state sopraffatte le nazioni del mondo. Sin da principio questi testi sono stati studiati collegandoli a un'opera scoperta al Cairo al principio di questo secolo, chiamata "opera sadokita" o "scritto di Damasco", in cui compare il Maestro di giustizia e in cui si allude alle origini della setta. Frammenti di questa stessa opera sono stati trovati nelle grotte di Qumrān. Essa descrive alcune norme della setta, ma vi sono differenze da quelle della Regola, dal che si arguisce che i due testi appartengono a diversi periodi della storia della setta. Dall'opera sadokita risulta che la setta aspettava che l'età messianica cominciasse 40 anni dopo la morte del Maestro. Tanto qui, quanto in altri testi, vi sono riferimenti ai Messia di Aaron e di Israele, che sembra fossero concepiti come capi religiosi e civili dei quali il religioso doveva avere la precedenza.
La setta era organizzata rigidamente, con severe norme di ammissione per i nuovi membri e con un posto definito nella società per ciascuno. Tutti i beni erano in comune tra i membri, che passavano gran parte del tempo nello studio delle Scritture. La setta ha molti punti in comune con gli Esseni come sono descritti da Filone, Plinio e Giuseppe, e pur essendovi delle differenze si ritiene che quella dei manoscritti fosse un gruppo di Esseni, ma ad uno stadio molto anteriore a quello descritto dagli scrittori del 1° sec. Salvo poche eccezioni, gli studiosi concordano nell'origine precristiana della setta, anche se non sono d'accordo sulla data precisa della sua fondazione. Molti studiosi situano il periodo dell'attività del Maestro di giustizia nel primo quarto del 1° sec. a. C., mentre altri lo collocano o nella prima parte del 2° sec. a. C. o a metà dello stesso secolo; pochi arrivano sino alla metà del 1° sec. a. C.
Significato dei manoscritti. - I manoscritti contribuiscono considerevolmente alle nostre conoscenze della paleografia ebraica. Le lettere di Bar Kōkhĕbā costituiscono dei documenti databili, in confronto con i quali si possono relativamente datare i manoscritti più antichi di Qumrān. Questo ci dà la data approssimativa delle copie in nostro possesso, e quindi un termine ante quem per la stesura delle opere della setta.
I manoscritti sono inoltre molto importanti per lo studio del testo ebraico del Vecchio Testamento. Vi è infatti, con il testo masoretico, un accordo molto più grande di quanto si potesse attendere inizialmente, anche se bisogna riconoscere delle divergenze. È provato infatti che i testi di Murrabba‛āt ancora non pubblicati concordano strettamente col testo masoretico, dimostrando così che v'è stata una stabilizzazione del testo nel periodo intercorrente fra la stesura delle copie di Qumrān e l'epoca di Bar Kōkhĕbā. Alcuni dei testi di Qumrān mostrano molte concordanze con i Settanta, e qua e là si trovano confermate nei rotoli moderne letture congetturali.
Largo è poi il contributo alle nostre conoscenze delle sette giudaiche nel periodo immediatamente precristiano. La setta dei manoscritti conosceva e teneva in gran conto il libro dei Giubilei e adottò il calendario di quel libro, che faceva sì che i giorni sacri cadessero tutti gli anni nello stesso giorno della settimana. Essa sembra condividesse inoltre le speranze messianiche che si riflettono nei Testamenti dei dodici patriarchi, e tra i frammenti ritrovati alcuni sono di un Testamento di Levi. Inoltre, nei ritrovamenti, sono presenti quasi tutte le parti più importanti in cui è stato diviso il libro di Enoch.
Infine, i manoscritti sono molto importanti per lo studio del Nuovo Testamento. Qui sono state avanzate deduzioni anche eccessive. Vi sono stretti legami di parole e di idee tra alcuni passi dei manoscritti e passi del Nuovo Testamento, specialmente del quarto Vangelo: però la teologia dei rotoli è molto diversa da quella del Nuovo Testamento; ed anche il messianesimo dei rotoli è tutt'altro da quello del Nuovo Testamento. I pasti della setta sono stati considerati come un'anticipazione dell'Eucarestia cristiana, ma questo è un andare molto oltre i dati accertati: i pasti della setta sembra possano essere più correttamente paragonati ai pasti degli ordini monastici, né d'altra parte v'è alcuna prova che essi fossero in alcun modo commemorativi della morte del Maestro o che intendessero significare qualsiasi rapporto con lui. Alcune delle parole di Gesù sembra siano state dirette contro la setta: così la condanna pronunciata contro coloro che cercano i posti più importanti potrebbe essere stata diretta contro la setta, dato che ad ogni membro spettava in essa un posto precisamente definito, ed ogni anno v'era un riesame dei membri che finiva nell'avanzamento di alcuni e nell'arretramento di altri. E ancora, quando Gesù condannò l'odio contro i nemici, che non è espressamente condannato in nessun passo del Vecchio Testamento, poteva pensare alla setta, dato che essa richiedeva specificamente l'odio verso i nemici. Le somiglianze e le differenze dovrebbero essere studiate obiettivamente, senza esagerare ne minimizzare. La setta dei manoscritti apparteneva al mondo dal quale è sorto il cristianesimo e lo studio dei rotoli aumenta la nostra conoscenza di quel mondo: cosa che deve essere accolta con grande interesse, anche se lo studio dei manoscritti da un lato e del Nuovo Testamento dall'altro introduce lo studioso in due climi molto diversi. Vedi tav. f. t.
Bibl.: M. Burrows, The Dead Sea scrolls of St. Mark's Monastery, I, The Isaiah manuscript and the Habakkuk commentary, New Haven 1950; II. Fasc. 2, Plates and transcription of the Manual of discipline, New Haven 1951; E. L. Sukenik, The Dead Sea scrolls of the Hebrw University, Gerusalemme 1955; D. Barthélemy e J. T. Milik, Discoveries in the Judaean Desert, I, Oxford 1955; II, ibidem 1961; M. Avigad e Y. Yadin, A Genesis apocryphon, Gerusalemme 1956. Studî specifici: P. Wernberg-Moller, The Manual of discipline, Leida 1957; J. van der Ploeg, Le rouleau de la guerre, Leida 1959. Sul significato dei testi: cfr. A. Dupont-Sommer, Aperçus preliminaires sur les manuscrits de la Mer Morte, Parigi 1950; id., Nouveaux aperçus sur les manuscrits de la Mer Morte, Parigi 1953; id., Les écrits esséniens découverts prés de la Mer Morte, Parigi 1959; H. H. Rowley, The Zadokite fragments and the Dead Sea scrolls, Oxford 1952; M. Burrows, The Deas Sea scrolls, New York 1955 (trad. it. col titolo Prima di Cristo, Milano 1957); id., More light on the dead Sea scrolls, New York 1958; H. Bardtke, Die Handschriftenfunde am Toten Meer, Berlino 1952; id., Die Sekte von Qumran, Berlino 1958; A. Michel, Le Maître de Justice, Avignone 1954; A. G. Lamadrid, Los Descubrimientos de Qumran, Madrid 1956; F. F. Bruce, Second thoughts on the Dead Sea scrolls, Londra 1956; T. H. Gaster, The Dead Sea scriptures, New York 1956; J. van der Ploeg, Vondsten in de Woestijn van Juda, Utrecht 1957; J. T. Milik, Dieci anni di scoperte nel Deserto di Giuda, Torino 1957; A. S. van der Woude, Die messianischen Vorstellungen der Gemeinde von Qumran, Assen 1957; K. Stendahl, The scrolls and the New Testament, New York 1957; F. M. Cross, The ancient library of Qumran, New York, 1958; J. Carmignac, a règle de la Guerre, Parigi 1958; K. Schubert, Die Gemeinde vom Toten Meer, Basilea 1958; C. Rabin e Y. Yadin, Aspects of the Dead Sea scrolls, Gerusalemme 1958; A. M. Habermann, The scrolls from the Judaean Desert, Gerusalemme 1959 (in ebraico).
Monografie specifiche: M. Martin, The scribal character of the Dead Sea scrolls, Lovanio 1958; E. Y. Kutscher, The language and linguistic background of Isaiah scroll, Gerusalemme 1959 (in ebraico).