CORALLI, Mare dei (XI, p. 344)
Nella parte occidentale del Mare dei Coralli, nei giorni 7 e 8 maggio 1942, fu combattuta una battaglia aero-navale in cui per la prima volta furono contrapposte navi portaerei, mentre quelle di superficie "non spararono un sol colpo di cannone" (E. King). La battaglia, oltre che dal punto di vista tattico, ebbe somma importanza strategica e politica, perché il Giappone, dopo l'insuccesso, non si trovò più in grado di tentare la conquista dell'Australia e della Nuova Caledonia, dalle cui basi gli Anglosassoni cominciarono, nel luglio 1942, la loro controffensiva.
Nel piano generale di operazioni con cui il Giappone nel dicembre 1941 entrò in guerra contro gli Stati Uniti, era prestabilita la conquista di zone e posizioni strategiche, in modo da costituire i capisaldi di un "perimetro di sicurezza" dell'impero, lasciando esternamente la parte sud-est della Nuova Guinea e le isole Salomone. Ma dopo i successi conseguiti nei primi tre mesi di ostilità il Gran quartiere generale nipponico formulò un piano più vasto, che nel Pacifico sud-occidentale ebbe come principali obiettivi Port Moresby e l'arcipelago Salomone. In quel teatro di operazioni la marina giapponese disponeva della base avanzata di Rabaul nella Nuova Britannia (arcipelago Bismarck); la base principale era Truk (nelle isole Caroline, circa 700 miglia a nord di Rabaul). Nel marzo 1942 i Giapponesi erano sbarcati a Salamaua nella Nuova Guinea e nell'isola Bougainville (parte settentrionale dell'arcipelago Salomone). Port Moresby aveva importanza strategica come base aerea per dominare il mare dei Coralli e lo stretto di Torres, cioè per tagliare le comunicazioni di Port Darwin, unica base dell'Australia settentrionale.
Da Salamaua a Port Moresby nel sud-est della Nuova Guinea la distanza in linea retta è di sole 100 miglia; ma il terreno presentava gravi difficoltà per la giungla impenetrabile, le alte montagne e la mancanza di comunicazioni stradali, quindi l'occupazione di Port Moresbv doveva essere eseguita dal mare.
Il 30 aprile 1942 partì da Truk una forza d'occupazione costituita da navi da trasporto scortate dalla nave portaerei leggera Shoho (di 12.000 t.) accompagnata da 4 grandi incrociatori e minori unità. Questa forza navale si diresse a sud dell'isola di Bougainville; previa esplorazione eseguita dai velivoli della Shoho, una parte della forza di sbarco fu distaccata e occupò il 3 maggio (senza resistenza) la piccola isola di Tulagi, che con la contigua isola di Florida nelle Salomone meridionali forma il porto di Tulagi. La forza di occupazione si diresse quindi verso il passo di Jomard per arrivare a Port Moresby; nel contempo la protezione indiretta della spedizione era esercitata da una forza navale di sostegno proveniente da Truk, la quale faceva rotta passando a levante delle isole Salomone: essa era costituita dalle due maggiori navi portaerei Zuikako e Skokaku (di 29.800 t.) con 3 grandi incrociatori e navi minori.
Per la guerra contro il Giappone la marina degli Stati Uniti si era assunta la responsabilità dell'Oceano Pacifico e della difesa dell'Australia; a tale scopo aveva stabilito basi nelle isole Nuove Ebridi e Nuova Caledonia. Per la situazione conseguente alla sorpresa di Pearl Harbour quella flotta aveva dovuto mantenere una attitudine difensiva, ma ai primi di maggio 1942 le forze disponibili nel Pacifico sud-occidentale consentivano di contrastare l'iniziativa del nemico. Con tale obiettivo incrociava nel mar dei Coralli una forza navale costituita dalle grandi navi portaerei Lexington e Yorktown, 7 grandi incrociatori (uno inglese) e naviglio minore; quelle navi formavano due gruppi d'azione (task forces).
In seguito all'occupazione di Tulagi i velivoli della nave portaerei Yorktown il 4 maggio bombardarono quel porto, ma con scarsi risultati, non avendo trovato bersagli importanti. La forza navale americana si rifornì in mare il 6 maggio e proseguì verso le acque a sud delle Luisiadi per tagliare la rotta alla forza giapponese diretta a Port Moresby. Al mattino del 7 maggio velivoli ricognitori americani, partiti dalle basi australiane, avvistarono un gruppo di trasporti della forza giapponese di occupazione con la nave portaerei Shoho. Immediatamente i velivoli delle navi portaerei Lexington e Yorktown (che distavano 160 miglia dal nemico) attaccarono la Shoho, che in un quarto d'ora fu affondata essendo colpita da 13 bombe e da 7 siluri. Nello stesso giorno i velivoli della forza giapponese di sostegno avvistarono la petroliera Neosho, che dopo avere rifornito le navi americane dirigeva per rientrare alla base: la Neosho e un cacciatorpediniere di scorta furono affondati. In seguito a quell'avvistamento e alla notizia dell'affondamento della Shoho i velivoli giapponesi della forza di sostegno ricercarono e localizzarono il nemico verso ponente. Al mattino dell'8 maggio ambedue le forze navali furono reciprocamente in grado di lanciare i velivoli all'attacco delle navi portaerei avversarie a distanza di circa 200 miglia. La nave portaerei giapponese Shokaku ebbe gravi danni da bombardieri in picchiata, ma nel contempo furono danneggiate le navi portaerei americane: la Lexington (del dislocamento di 34. 000 t., velocità 34 nodi, 90 velivoli) rimase immobilizzata e fu poi affondata dagli stessi Americani. A seguito delle notevoli perdite di velivoli (80 contro 66 americani) l'alto comando giapponese fu costretto a rinviare l'occupazione di Port Moresby. Gli Americani raggiunsero così il loro obiettivo strategico. Vva notato inoltre che dall'inizio delle ostilità fino a quel giorno i Giapponesi avevano avuto costantemente la prevalenza: l'importanza della battaglia sta nel fatto che per la prima volta la marina nordamericana riuscì a contenere l'azione nemica. Questa battaglia segnò il passaggio di quella marina a una difensiva di carattere aggressivo, e segnò anche una data memorabile, costituendo l'inizio di una nuova fase della tattica navale.