BALTICO, Mare (VI, p. 3)
A differenza di quanto avvenne dopo la prima Guerra mondiale, la seconda ha radicalmente mutato l'equilibrio politico dei paesi che guardano al Baltico. La prima Guerra mondiale, infatti, pur modificando la situazione anteriore al 1914, non aveva turbato altrettanto profondamente questo equilibrio; mentre nessuna potenza egemonica poté sorgere nel Baltico dalla sconfitta così della Russia, come della Germania, i nuovi stati che ne divisero l'eredità (Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia) avevano ognuno per proprio conto e tutti insieme, interesse di non alterare quell'equilibrio. Tuttavia, di fronte alla Germania, che possedeva sul Baltico 1165 km. di coste (sui 13.000 circa che ne costituiscono il perimetro, non tenendo conto delle isole e delle coste danesi), col retroterra senza confronto più densamente popolato ed economicamente più evoluto e coi porti più attivi (Stettino, Sassnitz, Lubecca, Rostock, Königsberg, ecc.), l'Unione Sovietica non disponeva, fino al 1939, se non di un minuscolo tratto di costa, nel fondo del Golfo di Finlandia (185 km.), chiuso a N. ed a S. da stati che ne controllavano l'accesso.
Il fittizio equilibrio internazionale costituitosi nel Baltico dopo la pace di Versailles andò progressivamente modificandosi con la rinascita della potenza germanica dopo il 1935. Mentre l'URSS nello stesso anno garantiva l'indipendenza ai suoi vicini (dichiarazione Molotov del 17 gennaio al 7° congresso dell'Unione Sovietica), il pericolo germanico bloccava ogni possibilità di accordo tra gli stati del Baltico, fatta eccezione per le tre repubbliche di Estonia, Lettonia e Lituania che avevano firmato già il 12 settembre 1934 un trattato di mutua assistenza. Questo trattato tuttavia non impedì (22 marzo 1939) la conclusione di un trattato tedesco-lituano in base al quale Memel veniva ceduta alla Germania. Nello stesso anno lo scoppio della seconda Guerra mondiale, l'occupazione della Polonia e, nel successivo, quelli della Danimarca e della Norvegia, segnavano la definitiva chiusura del Baltico a ogni influenza esterna e l'inizio della lotta russo-tedesca per l'egemonia. In realtà, l'occupazione tedesca delle regioni nordiche aveva avuto anche significato di risposta all'intervento russo sempre più evidente nella regione baltica e di contrappeso alle concessioni cui la Germania era stata successivamente obbligata. Dopo la conclusione dell'accordo russo-tedesco per la spartizione della Polonia (28 settembre 1939), l'URSS concludeva infatti, nel settembre-ottobre dello stesso anno, una serie di accordi con l'Estonia, la Lettonia, la Lituania, ottenendo dalla prima la cessione di basi navali nelle isole di Oesel e di Dagö e nel porto di Baltiski, dalla seconda basi nei porti di Libau e di Windau e dalla terza Vilna. Soltanto la Finlandia non cedeva e dal suo atteggiamento risultavano la campagna russo-finlandese dell'inverno 1939-40, l'occupazione di Viipuri e di Hangö, e la demilitarizzazione delle Åland. L'espansione sovietica veniva poi precisata nel giugno 1940 con l'occupazione definitiva delle repubbliche baltiche e con la loro incorporazione nell'URSS, che veniva in tal modo a riguadagnare le posizione già tenute dalla Russia zarista.
Ma la prima campagna tedesca del 1941 contro l'Unione Sovietica finì per annullare questi vantaggi, sostituendo al dominio sovietico l'Ostland germanico, che comprendeva fra l'altro i tre stati baltici interposti fra l'Unione ed il Reich, mentre la Finlandia recuperava i territorî ceduti all'URSS nella pace di Mosca. L'equilibrio si spostava così a favore della Germania, che esercitava un evidente predominio sul Baltico, di cui possedeva o controllava quasi tutte le sponde orientali, e più di metà del perimetro (del quale oltre due quinti spettano alla Svezia). Tuttavia le forze tedesche non erano riuscite a eliminare la resistenza di Leningrado e ad estromettere così l'URSS dal Baltico.
La controffensiva sovietica del 1944 e la vittoria finale hanno deciso il problema politico del Baltico in termini di egemonia sovietica. Le Aland venivano definitivamente demilitarizzate, la base navale finlandese di Porkkala data in affitto all'URSS, le repubbliche baltiche incamerate definitivamente dall'Unione Sovietica, Königsberg occupala dai Russi e ribattezzata Kaliningrad, la Polonia affacciata sul Baltico anche con la Pomerania, ma strettamente legata all'Unione Sovietica (patto del 21 aprile 1945). La zona di occupazione russa, inoltre, si estende sino a Lubecca, lasciando, delle coste baltiche, solo un piccolissimo - se pure importantissimo: imbocco del canale di Kiel - lembo all'amministrazione britannica. Tenendo conto della zona d'influenza sovietica, l'URSS è oggi senza contestazioni padrona del Baltico, del cui perimetro occupa o controlla più di due quinti, nelle sue parti più vitali, e perciò in condizioni tali da gravitare su questo mare, che tende ad avere per l'Unione una sempre maggiore importanza economica, col peso del suo immenso retroterra.