MARDOCHEO (ebr. Mårdĕkhay, gr. Μαρδοχαῖος)
Protagonista nel libro biblico di Ester (v.). Poiché egli compare nel 2° anno di Serse (485-465 a. C.), la menzionata sua pertinenza al numero dei deportati da Nabucodonosor (605 a. C.) o deve riferirsi, in contrasto alla seguente fatta da Nabuzardan nel 587 (II Re, XXV, 8), a significare che allora fu fatta prigioniera la sua famiglia, o deve direttamente riferirsi al bisavolo Kish (Est., II, 6; XI, 4); per tal modo al 482 a. C. poteva M. stare sulla trentina. Era certo della tribù di Beniamino (II, 5): il padre defunto di Ester (II, 15), detto Abihail (nel testo masoretico e nella Vulgata) e Aminadab (nei LXX) gli era zio o fratello.
Egli allevò l'avvenente fanciulla; quando questa fu assunta nella reggia di Susa, egli, che la trovò docile, la persuase a non far trapelare la sua condizione di giudea (II, 20), e sembra essersi tenuto presso la porta del palazzo reale, per aiutarla di consiglio (II, 19, 21; XII, 1), presso i custodi dell'entrata Bagathan e Thares. La sua prima entrata in scena è un atto di fedeltà, giacché egli, per mezzo di Ester, svela una congiura dei due portinai (II, 22); e in premio è assunto all'ufficio d'impiegato in corte (XII, 5). Un sogno di due dragoni clamorosamente cozzanti tra lo spavento universale, con la conseguenza d'una lotta contro il popolo dei giusti (XI, 2-XII, 6), forma il nocciolo del racconto: M. per delicatezza religiosa (XIII, 14), provocò l'ira di Aman, potente ministro del re, anche perché questi non parve del tutto estraneo alla congiura sventata (XVI, 12, 14) e conseguentemente diede pretesto al decreto di esterminio dei giudei esuli IIII, 1-15; XIII, 1-7), e prima all'impiccagione progettata di Mardocheo (V, 9, 14). Gli eventi, grazie al consiglio e ai moniti di M., e anche a un seguito di prosperi successi, quasi repentinamente si volgono in bene: M. riceve onori reali, mentre alla sua cavalcata prende la parte di araldo proprio Aman, il quale è impiccato al patibolo medesimo allestito per l'avversario (VI, 6-11), e il suo posto è preso da M., che se ne serve per promulgare un decreto di piena libertà per il suo popolo (XVI, 1-24), intimando la celebrazione d'una festa commemorativa detta dei Pūrīm (v.). Espressamente è detto avere lui medesimo messo in scritto tali notizie (IX, 20); perciò è stato ritenuto autore del libro di Ester. Il nome stesso Mardocheo solo superficialmente si è potuto connetterlo col dio babilonese Marduk: nel testo masoretico questo ha un elemento e una vocalizzazione differente.
Recentemente lo si è connesso da Oppert col persiano Mardukhiya, che si riporta alla base Mardu = mansueto, come Marduniya (Mardonius). R. Ph. Dougherty riscontra nelle cronache di Nabonide Marduka, che verrebbe da un elemento Mar = figlio; Justi dà Mard-i khurrah, come nome iranico, che, dai due elementi Mard = uomo, khurrah = splendore, darebbe il senso di "Uomo glorioso".
Bibl.: J. Hoschander, The book of Esther in the light of history, Filadelfia 1923; J. Oppert, Sogdianus, König der Perser, in Zeitschr. f. Assyr., XVI (1900-1901), pp. 2-14; F. Justi, Iranisches Namenbuch, Marburgo 1895, p. 194; R. Ph. Dougherty, Nabonides and Belshazzar, in Yale Or. Ser. Researches, XV, New Haven 1929, p. 30.