Mardocheo
Patrigno e zio di Ester, riuscì a salvare gli Ebrei dalla completa distruzione ordinata da Aman (v.), il potente ministro di Assuero, re di Persia. D. lo vede in sogno mentre, insieme con Ester e Assuero, assiste alla crocifissione e morte di Aman (Pg XVII 29), definendolo 'l giusto Mardoceo / che fu al dire e al far così intero, cioè impiegando due aggettivi, giusto e intero - altamente emblematici e problematici - esaltati dall'equazione dire-far. L'aggettivo ‛ giusto ' presenta più di un problema soprattutto se si pone mente al fatto che tale epiteto non si trova nei capitoli del Libro di Ester, da cui D. ha tratto il personaggio.
La tradizione esegetica scritturale con Rabano Mauro aveva esaltato M., definendolo typus Ecclesiae: " Mardochaeus, sacco indutus et interitum ludaeorum destinatum plangens, magistros Ecclesiae figurat ", e anche typus Apostoli: " doctores gentium significat, et maxime B. Paulum apostolum, qui etiam de stirpe Ieminea, hoc de tribu Beniamin se esse testatur " (Patrol. Lat. CIX 654, 656), mentre l'epiteto di ‛ giusto ', secondo il Silverstein (Il giusto Mardoceo, Purg. XVII 29, in " Modern Language Notes " LIII [1938] 188-190), apparirebbe nella tradizione aramaica e nella traduzione del Libro di Ester a opera di John Wycliffe (The Holy Bible, in the Earliest Versions made from the Latin Vulgate by John Wycliffe and His Followers [Oxford 1850] 636).
Difficile diventa così individuare la provenienza della definizione dantesca che è tuttavia chiara nella formula perifrastica al dire e al far così intero perché ricavata dalle parole e dalle azioni di M. nel Libro di Ester (quali esempi limite basterà citare: la raccomandazione a Ester di non tradire mai la religione ebraica [Esth. 2, 10]; la sua franchezza nello svelare ad Assuero gl'inganni degli eunuchi Bagatan e Tares [2, 22]; il suo rifiuto a inginocchiarsi di fronte al re per motivi religiosi [3, 4-5], resistendo alle minacce di Aman).
M. è, dunque, il campione antonomastico di un popolo giusto, come nelle Appendices Deuteronomicae, nel passo dell'Exemplar Epistolae ab Assuero missae pro ludaeorum salute, ove leggesi: " Nos autem, a pessimo mortalium ludaeos neci destinatos, in nulla penitus culpa reperimus, sed e contrario iustis utentes legibus, et filios altissimi, et maximi, semperque viventis Dei, cuius beneficio et patribus nostris et nobis regnum est traditum, et usque hodie custoditur " (Esth. 16, 15-16).