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BARBAVARA, Marcolino

di Nicola Raponi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
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BARBAVARA, Marcolino

Nicola Raponi

Figlio di Giacomo, della famiglia novarese dei conti di Castello, ebbe la cittadinanza milanese, come i suoi fratelli, probabilmente a motivo della parentela con Francesco Barbavara, il potente ministro di Gian Galeazzo Visconti. Non si conosce l'anno di nascita e non si hanno notizie sulla sua giovinezza e i suoi studi: è certo però che fu tra i promotori del movimento umanistico lombardo e tra gli animatori della vita culturale pavese e milanese, con i fratelli Giovanni, giureconsulto, vescovo di Tortona e lettore nello studio di Pavia negli anni 1429-1434, Pietro, protonotario apostolico, e Francesco, segretario di Filippo Maria Visconti e amico dei più insigni umanisti.

Il primo documento che lo riguarda è un atto del 28 maggio 1425 in virtù del quale ottenne dal duca, per sé e per i fratelli, delle terre nel territorio di Vigevano. Dal 1429 in poi figura nella cancelleria di Filippo Maria Visconti, come segretario ducale, insieme ad altri esponenti della cultura umanistica, come Domenico Feruffini, Francesco Piccinino, Guiniforte Barzizza, il Decembrio, Lorenzo Regini e il fratello Francesco.

Per merito di costoro la cancelleria viscontea, che seguiva il duca negli spostamenti tra le due residenze di Milano e di Pavia, diventò il centro della cultura umanistica nelle due città. A Pavia il B. conobbe e fu in rapporti di amicizia con il Panormita che gli dedicò la sua illustrazione del teatro di Plauto e in particolare il Curculio e i Coptivi; con Francesco Pizolpasso, vescovo di Pavia e più tardi arcivescovo di Milano, che lo ricorda in una sua lettera ad Antonio Cremona scritta nel 1433 da Basilea ove si era recato per il concilio; con Gaudenzio Merula, che ebbe dal B. aiuti e sovvenzioni per attendere agli studi. Maffeo Vegio gli dedicò il primo libro delle elegie; il poeta feltrino Giovanni Lorenzo Regini, il quale tra il 1440 e il 1443 fu suo collega nella cancelleria ducale, gli dedicò alcune poesie italiane e latine. Attese anche alla raccolta di codici, e si sa per esempio che il codice C 55 inf. della Biblioteca Ambrosiana, contenente scritti di Cicerone, appartenne a lui.

Il B. fu impiegato anche in missioni politiche. Nel dicembre del 1440 fu inviato a Guidantonio Manfredi di Faenza; il 10 febbr. 1442 sottoscrisse per il duca i capitoli di un accordo con Carlo Gonzaga. Nel 1445 fu inviato, col cardinale Gerardo Landriani vescovo di Como, al papa Eugenio IV per trattare la questione del recupero dei territori pontifici occupati da Francesco Sforza e per firmare un accordo tra Milano, Roma e Napoli: accordo sottoscritto infatti il 30 luglio e approvato dal duca con una sua lettera del 10 agosto. All'azione diplomatica del B. va attribuito anche in gran parte il merito della riconciliazione tra Filippo Maria Visconti e Francesco Sforza. Tra la fine del 1446 e i primi del '47, in qualità di oratore del duca a Roma, negoziò la condotta dello Sforza in servizio dello stato di Milano, minacciato pericolosamente da Venezia e sull'orlo dello sfacelo, cercando di ottenere sovvenzioni da Alfonso d'Aragona e dal papa. Ai primi di febbraio del 1447 si recò a Pesaro presso Francesco Sforza a nome del duca di Milano, del papa e del re di Napoli per firmare con lui l'accordo e la condotta. Tornò a Roma in occasione della morte del papa Eugenio IV.

Seguì col massimo interesse le vicende del conclave, perché dal nuovo papa si attendevano le sovvenzioni promesse allo Sforza dal predecessore. In una lettera del 3 marzo 1447 a quest'ultimo il B. assicurava che si stava facendo tutto il possibile "per haverne uno che sia amico et non volendo essere se haverano de li modi de farlo pentire" (L. Osio, Documenti diplomatici..., III, p. 483) e annunciava che Alfonso d'Aragona si era impegnato con lui a concorrere alle spese della condotta con 94.000 ducati annui, anticipando anche le quote del papa. Il nuovo eletto, Nicolò V, al quale il B. aveva fatto ossequio a nome di Filippo Maria Visconti e di Francesco Sforza, non sembrava però disposto a nuove condotte con lo Sforza e a versare la quota promessa dal predecessore. Per tutto il mese di aprile e di maggio il B., rendendosi conto delle necessità impellenti di Milano, si destreggiò in un'abile azione di mediazione, inducendo alfine Nicolò V a concedere il danaro promesso e lo Sforza a rinunciare a Iesi in favore del pontefice.

A metà giugno il B. era di ritorno a Milano per preparare la venuta dello Sforza, quando Filippo Maria Visconti morì (13 ag. 1447). Dopo la proclamazione della Repubblica ambrosiana egli continuò quasi certamente a prestare i suoi servizi - in compagnia, del resto, del Decembrio e del Filelfò - al governo della Repubblica, poiché molti atti di quel tempo sono sottoscritti "Marcolinus" e un privilegio del 23 dic. 1449 gli riconfermava la cittadinanza milanese, con le più ampie lodi.

Dei suoi rapporti con lo Sforza dopo la conquista del ducato non si ha notizia, né egli figura in alcuno degli elenchi della cancelleria sforzesca. L'ultima menzione è in un diploma del 21 ott. 1455 con il quale si conferma a lui e al fratello Giovanni il privilegio d'esenzione e d'immunità per i beni di Novara e Vigevano, che era già stato concesso a Francesco loro fratello.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Fondo di religione, p.m., cart. 211S; Famiglie, cart. 12. Vari documenti sul B. sono stati editi da L. Osio, Documenti diplomatici tratti dagli Archivi milanesi, III, Milano 1869, passim (cfr. Indice). È inoltre da vedere G. Mazzatinti, Inventario dei manoscritti italiani delle biblioteche di Francia, I, Roma 1886, p. XCIX; II, ibid. 1887, pp. 292 S.; G. Biadego, Catalogo descrittivo dei manoscritti della biblioteca comunale di Verona, Verona 1892, pp. 39 s.; R. Sabbadini, Ottanta lettere inedite del Panormita tratte dai codici milanesi, Catania 1910, pp. 9, 26, 39, 79, 84-86; Gli Atti cancellereschi viscontei, I, Milano 1920, p. 28 ss.; II, ibid. 1929, pp. 75, 156, 169 ss. (e la rec. di F. Fossati a questi due volumi, in Arch. stor. lombardo, LVIII [1931], p. 372); C. Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco, Milano 1947, p. 16; A. Paredi, La biblioteca del Pizolpasso, Milano 1961, p. 206; J. De Sitonis De Scotia, Theatrum equestris nobilitatis, Mediolani 1706, p. 46; R. Sabbadini, Cronologia della vita del Panormita e del Valla, in L. Barozzi, R. Sabbadini, Studi sul Panormita e sul Valla, Firenze 1891, p. 18; A. Butti, Vita e scritti di Gaudenzio Merula, in Arch. stor. lombardo, XXVI (1899), m. 138 ss.; I. Sanesi, Storia dei generi letterari. La Commedia, I, Milano 1901, p. 137; A. Segarizzi, Un poeta feltrino del sec. XV (Giovanni Lorenzo Regini), in Atti d. Accad. scientifica veneto-trentino-istriana, n. s., 1 (1904), p. 19; F. Fossati, Rapporti fra una "terra" e i suoi signori. Vigevano e i duchi di Milano nel sec. XV, in Arch. stor. lombardo, XLI (1914), p. 114; G. P. Bognetti, Per la storia dello Stato visconteo, ibid., LIV (1927), p. 301; L. von Pastor, Storia dei papi, I, Roma 1931, pp. 367, 372, 417, 780; C. A. Vianel[lo, Gli Sforza e l'Impero, in Atti e Memorie del primo congresso storico lombardo, Milano 1937, p. 188; E. Lazzeroni, Vano tentativo diplomatico di Francesco Sforza per ottenere l'investitura imperiale del Ducato di Milano, in Atti e Memorie del quarto congresso storico lombardo, Milano 1940, p. 238; G. Resta, L'epistolario del Panormita, Messina 1954, pp. 149, 218; F. Cognasso, Il Ducato sconteo da Gian Galeazzo a Filippo Maria, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 374 S.; E. Garin, La cultura milanese nella prima metà del XV secolo, ibid., p.594.

Vedi anche
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