Vitruvio Pollione, Marco
La nascita dell’architettura
Marco Vitruvio Pollione fu architetto e ingegnere dell’epoca di Cesare e di Augusto. È noto soprattutto per il trattato L’architettura, riscoperto e valorizzato nel Rinascimento: una preziosa testimonianza sui metodi e le tecniche dell’architettura romana fino all’epoca augustea
Della vita e delle opere di Marco Vitruvio Pollione si hanno poche notizie, tutte molto incerte. Egli visse nel 1° secolo a.C.: fu partigiano di Giulio Cesare e sotto Ottaviano Augusto progettò macchine per la guerra e opere di ingegneria idraulica per gli acquedotti romani. Si hanno dubbi anche sulla sua formazione culturale, che non sembrerebbe di alto livello, sebbene Vitruvio stesso dichiari di conoscere il greco.
Non ebbe molta fortuna come architetto progettista: della sua attività, per sua stessa testimonianza, si conosce la progettazione della basilica di Fano, di cui però non si hanno tracce. In compenso si dedicò alacremente alla stesura di un trattato che si sarebbe rivelato fondamentale per la storia dell’architettura.
Il trattato di Vitruvio, intitolato L’architettura, si compone di dieci libri, ognuno dedicato a un tema specifico. Il primo libro affronta problemi e concetti generali; il secondo tratta dei materiali e delle tecniche costruttive; il terzo e il quarto contengono la descrizione dei templi e degli ordini architettonici.
Gli edifici pubblici – foro, basilica, terme, teatro – sono analizzati nel quinto libro, mentre nei due successivi Vitruvio si dedica alle case: definisce le differenze tra il tipo greco e quello romano, si sofferma su problemi tecnici e funzionali della progettazione – esposizione, scelta del terreno, rivestimenti – nonché sugli stili delle pitture parietali.
Gli ultimi tre libri sono dedicati all’ingegneria civile e militare, con descrizioni particolarmente precise di opere idrauliche – condotte, pozzi, cisterne – e di macchine belliche.
Il primo libro del trattato di Vitruvio spiega che cosa sia l’architettura, fornendo concetti e definizioni sotto forma di parole-chiave. L’architettura deve basarsi essenzialmente su tre categorie: saldezza strutturale e costruttiva (soliditas o firmitas), rispondenza a precise funzioni (utilitas) e bellezza (venustas).
Questi concetti ne riassumono altri che Vitruvio introduce e analizza, soffermandosi in diversi passi specialmente sulla simmetria o commisurazione e sulla ordinatio, cioè sui rapporti in misure proporzionali tra una parte dell’edificio e il suo insieme. Su questi temi ritorna nel terzo libro, con osservazioni sulle proporzioni della figura umana, corredate da grafici che dimostrano l’armonia del corpo umano in virtù della possibilità di inscriverlo in figure geometriche perfette (cerchio e quadrato). Questo è uno dei temi che più avrebbero affascinato gli artisti rinascimentali, da Francesco di Giorgio Martini a Leonardo da Vinci, che ne proposero diverse rielaborazioni.
Il trattato di Vitruvio fu alla base della cultura architettonica rinascimentale: dal 1486 alla fine del Cinquecento si susseguirono diverse edizioni del testo, ognuna corredata da commenti e disegni interpretativi. Fu Leon Battista Alberti a cogliere per primo l’importanza dell’opera vitruviana a cui si ispirò nel suo De re aedificatoria – il primo trattato architettonico del Rinascimento – e di cui riprese alcuni concetti, come quello di bellezza, che egli definisce come «armonia e concordia di tutte le parti».
I temi della simmetria e dei rapporti proporzionali tra le parti di un edificio e il suo insieme saranno al centro del metodo progettuale di Bramante, Raffaello e Palladio. Quest’ultimo, tra l’altro, realizzò i disegni della edizione del trattato curata da Daniele Barbaro a Venezia nel 1556. Anche la parte tecnica del testo vitruviano ebbe molto successo presso quegli architetti particolarmente esperti di cantieri, come Antonio da Sangallo il Giovane.