Marziale, Marco Valerio
Il poeta degli epigrammi
Poeta latino vissuto nel 1° secolo d.C., Marziale è il più famoso e importante autore di epigrammi. Primo a dedicarsi interamente a questo genere letterario, scrisse più di 1.500 componimenti. La novità e la qualità della sua poesia ne hanno fatto un modello per tutti gli epigrammisti successivi
Marco Valerio Marziale nasce a Bilbili, in Spagna, intorno al 40 d.C.; nel 64 si trasferisce a Roma, dove si dedica alla poesia. Per mantenersi diviene cliente (il cliente riceveva protezione e aiuto economico dal suo patrono, in cambio della sua sottomissione e del sostegno politico) di diversi uomini potenti. Come poeta Marziale ottiene successo e notorietà, ma non riesce a guadagnare abbastanza per vivere agiatamente nel modo in cui spera. Nel 98 torna a Bilbili, dove trascorre gli ultimi anni rimpiangendo la vita di Roma e dove muore intorno al 104.
Un epigramma (dal greco epigràphein «scrivere sopra») è in origine, nella Grecia arcaica e classica, un’iscrizione funeraria o commemorativa; in età ellenistica si trasforma in un vero e proprio genere letterario: un epigramma diventa allora un breve componimento poetico solitamente d’occasione, che cioè descrive un piccolo evento quotidiano o un’impressione momentanea, oppure celebra un avvenimento pubblico o più spesso privato. A Roma già Catullo, fra gli altri, aveva composto epigrammi, ma Marziale è il primo poeta a dedicarsi esclusivamente a questo genere.
Marziale compose 15 libri per un totale di più di 1.500 epigrammi, assai vari per la forma metrica e per le dimensioni, fermo restando che si tratta di solito di componimenti assai brevi. Le caratteristiche principali della poesia di Marziale rispetto a quella degli epigrammisti precedenti sono il realismo e la forte componente comica e satirica. La vita quotidiana della Roma imperiale viene descritta con estremo realismo, anche nei suoi aspetti peggiori (ma di solito senza un giudizio di condanna morale).
E molto spesso gli epigrammi si chiudono con una battuta finale e hanno un chiaro intento umoristico: «Mente, o Zoilo, chi ti dice vizioso: / o Zoilo, tu non sei affatto una persona viziosa, ma... il vizio in persona!».
Il linguaggio e il tono sono estremamente vari: si va dall’uso di termini osceni nei componimenti satirici all’eleganza ricercata delle poesie celebrative, nelle quali spesso Marziale si dedica all’adulazione dei suoi potenti protettori.
Grande è anche la varietà dei temi: le polemiche letterarie, la critica dei tipi umani (il parassita, l’imbroglione, il medico incapace), il lamento sulla dura vita del cliente, la nostalgia della patria, la celebrazione di nascite, matrimoni, funerali.
Tre dei 15 libri hanno un contenuto specifico: Gli spettacoli, una raccolta che celebra l’inaugurazione dell’Anfiteatro Flavio (il Colosseo) e gli spettacoli allestiti per l’occasione; gli Xènia («doni per gli ospiti»), brevissimi componimenti di due soli versi ciascuno destinati ad accompagnare i regali che i Romani si scambiavano in occasione della festa dei Saturnali; e gli Apophorèta («doni da tavola»), epigrammi dello stesso tipo ma composti per accompagnare i regali che venivano offerti durante i banchetti agli invitati.
Marziale diviene da subito il modello principale per tutti gli autori di epigrammi, ai quali fornisce uno schema-tipo (prima parte descrittiva, sorpresa finale); molto amato da Boccaccio, raggiunge però il culmine del successo tra il Quattrocento e il Settecento, quando compongono epigrammi, tra gli altri, Poliziano, Jacopo Sannazaro, Monti, Foscolo e Alfieri.