CICERONE, Marco Tullio
Figlio dell'oratore, nacque nel 65 a. C. e fu allevato da Peonio e Dionisio, liberto di Attico. Accompagnò il padre in Cilicia, e alla fine di marzo del 49 prese la toga virile ad Arpino. Fu con Pompeo in Grecia durante la guerra civile contro Cesare, e a Farsaglia ebbe il comando di un reparto (Cic., De off., II, 13, 45), comando che molto probabilmente, data la sua giovane età, era soltanto onorario. Nel 46 fu edile ad Arpino. Avrebbe voluto fare la guerra di Spagna con Cesare, ma il padre, che voleva farne un filosofo, lo mandò ad Atene perché studiasse filosofia col retore Gorgia. Dopo l'assassinio di Cesare fu tra i giovani che fecero festose accoglienze a Bruto ad Atene. Nel 39 a. C. tornò a Roma, ove Augusto lo fece augure e poi nel 30 a. C. console. In tale carica, dopo la battaglia di Azio, propose di abbattere le statue di Antonio e di iscrivere il giorno della sua nascita, 14 gennaio, come giorno nefasto. Fu poi proconsole in Asia e legaius Caesaris Augusti in Siria. Morì precocemente. Due lettere di lui a Tirone sono nell'epistolario di Cicerone (Ad fam., XVI, 21, 25).
Bibl.: G. Boissier, Cicéron et ses amis, Parigi 1923, p. 109 segg.; T. Rice Holmes, The Architect of Roman Empire, Oxford 1928, p. 73.