GIAMPICCOLI, Marco Sebastiano
Figlio deall'incisore Giuliano Marco e di Maddalena Bertola, nacque a Venezia il 18 luglio 1737 e qui fu battezzato il 21 dello stesso mese nella parrocchia di S. Antonino; in questa città il padre, originario di Belluno e nipote del celebre pittore di paesaggi Marco Ricci, si era recato intorno al terzo decennio del Settecento, per perfezionare la tecnica di incisore forse alla scuola di Giuseppe Wagner.
Pur con rare eccezioni (Moschini; Gallo), il G. fu a lungo identificato dalla letteratura non con uno dei figli di Giuliano, ma con suo fratello più giovane, Marco Antonio, nato a Belluno l'8 marzo 1706 e qui morto il 2 marzo 1782 (Alpago Novello; Succi, 1983). Si deve a De Nard (1986), in base a una serie di riscontri documentari inoppugnabili, l'aver chiarito l'equivoco, facendo finalmente luce sull'identità di questo artista, ben distinta da quella dello zio Marco Antonio, del quale, peraltro, al di là degli estremi biografici, non si possiede alcuna notizia.
Il G. trascorse i primi anni di vita tra Venezia e Belluno dove nacquero alcuni dei suoi fratelli e dove la sua famiglia si trasferì definitivamente a partire dal 1752. Dal padre apprese il mestiere d'incisore divenendo uno dei suoi più stretti collaboratori; in questi primi anni entrò anche in contatto con la stamperia Remondini di Bassano, presso la quale a lungo Giuliano diresse la scuola d'incisione. Dai rapporti epistolari intrattenuti dal padre con l'impresa bassanese, sappiamo che "Marchetto" fu utilizzato spesso come "messo" tra la bottega paterna e gli editori bassanesi. Dopo la morte di Giuliano, nel 1759, il G. si trasferì a Venezia dove aprì una bottega calcografica per conto proprio, come è testimoniato dalle scritte che compaiono sulla maggior parte delle sue incisioni: "Extant Venetiis apud ipsum" o "Extant apud Giampiccoli".
La produzione artistica del G., meno tecnicamente dotata e meno nota di quella paterna, resta fortemente connotata da un gusto topografico e vedutistico che ha pochi termini di confronto nella produzione incisoria della Serenissima, se non con le numerose stampe di padre Vincenzo Coronelli, alla fine del Seicento. Fu, come il padre, esclusivamente incisore di traduzione, ma svolse un'attività editoriale e commerciale più indipendente. Le sue numerose traduzioni incisorie da vedute di artisti contemporanei sono condotte in genere con una tecnica acquafortistica più corsiva rispetto a quella paterna: sono note soprattutto le serie di quarantadue Vedute di Venezia, da invenzioni di Antonio Canal, detto il Canaletto, Michele Marieschi e altri artisti, dedicate a patrizi veneti e spesso arricchite da raffinate cornici di gusto rococò incise da Pietro Antonio Novelli; quella di ventiquattro Prospetti di chiese veneziane derivate da disegni dello stesso G., i cui rami furono acquistati, all'inizio dell'Ottocento, dall'editore Giovanni Maria Pedrali che li ristampò a ricordo dell'elezione al soglio pontificio, avvenuta a Venezia, di Pio VII nel marzo del 1800; e ancora una serie di circa cinquanta vedute panoramiche delle principali città del Veneto e d'Italia incise ciascuna in coppia con la corrispondente rappresentazione della piazza principale di ogni città, con iscrizioni in latino, italiano e francese. Alcune di queste stampe furono inoltre cedute negli ultimi anni del secolo alla calcografia Remondini e ciò potrebbe essere un indizio, secondo De Nard (1986), delle cattive condizioni economiche dell'artista di cui parla anche Moschini che lo dice ridotto "nella più squallida miseria" (p. 128). Oltre a una fitta attività per l'illustrazione libraria, attorno al 1780 è documentata pure una sua breve stagione editoriale, in probabile collaborazione, per la stampa, con il tipografo bellunese Simone Tissi.
Il G. morì a Venezia il 23 giugno 1809.
A dispetto di una fortuna critica sempre confinata nei limiti di una diligente professionalità, peraltro sostenuta da modeste capacità tecniche, la produzione incisoria del G. si evidenzia per un suo preciso ruolo all'interno del più generale fenomeno dell'incisione veneta del Settecento. È la stessa fortuna commerciale di quelle centinaia di fogli con vedute urbane - una sorta di vedutismo "minore" che dialoga con la più nota attività dei maggiori artisti contemporanei - a testimoniare l'efficacia di una formula grafica che, pur negli stereotipi visivi, ha il merito di rispondere a una puntuale richiesta di mercato. Di questo successo è testimonianza la lunga "sopravvivenza" di questi prodotti, a partire dal 1799, nei cataloghi di vendita della calcografia Remondini che ne aveva acquistato le lastre.
Fonti e Bibl.: Catalogo delle stampe incise e delle carte di vario genere della ditta G. Remondini e figli (1803), a cura di P. Marini, Bassano 1990, nn. 231-236; G.A. Moschini, Dell'incisione in Venezia (ante 1840), Venezia 1924, pp. 128, 178; F. Miari, Dizionario storico-artistico-letterario bellunese, Belluno 1843, pp. 81 s.; Id., Cronache bellunesi inedite, Belluno 1865, p. 204; L. Alpago Novello, Gli incisori bellunesi, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere e arti, XCIX (1939-40), pp. 500-523; R. Gallo, L'incisione nel '700 a Venezia e a Bassano, Venezia 1941, p. 54; Marco Ricci e gli incisori bellunesi del '700 e '800 (catal., Belluno), Venezia 1968, pp. 22, 61-63, tavv. 47-51; B. Passamani, Album bassanese. Stampe e disegni di Bassano e dintorni (catal.), Bassano 1969, n. 36; J. Schultz, The printed plans and panoramic views of Venice, in Saggi e memorie di storia dell'arte, VII (1970), p. 105; G.P. Bozzolato, Saggio di iconografia trevigiana, in Treviso nell'iconografia antica e moderna (catal.), Treviso 1976, p. 27; Da Carlevarijs ai Tiepolo. Incisori veneti e friulani del Settecento (catal., Gorizia-Venezia), a cura di D. Succi, Venezia 1983, pp. 192-194; E. De Nard, Cartografia bellunese. Saggio storico, Belluno 1985, pp. 83, 88; Id., M.S. G.: un caso di omonimia, in Arch. stor. di Belluno Feltre e Cadore, LVII (1986), 254, pp. 14-23; Id., Belluno e Feltre nelle antiche stampe, Belluno 1992, ad indicem; Id., L'incisore Giuliano Giampiccoli e le sue lettere ai Remondini, Belluno 1996, passim; A. Boschloo, The prints of the Remondinis. An attempt to reconstruct an eighteenth-century world of pictures, Amsterdam 1998, ad indicem; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, pp. 580 s.; The Dictionary of art, XII, p. 582.