RICCI, Marco
Pittore e incisore, nipote di Sebastiano R., nato a Belluno nel giugno 1676, morto a Venezia il 21 gennaio 1729. Fu l'iniziatore del paesaggio fantasioso decorativo che a Venezia prima praticato quasi esclusivamente dai fiamminghi, ebbe nel Settecento con lo Zais e lo Zuccarelli e coi capricci del Guardi tanto successo. Figlio di un fratello di Sebastiano, Girolamo, pure paesista e incisore, fu preso e allevato a Venezia dallo zio. Rifugiatosi dopo un ferimento in rissa, per quattro anni a Spalato, colà un ignoto pittore di paesi gli fece prediligere quel genere. Trascorse il resto della vita spesso associato allo zio nei viaggi e nei successi, soprattutto all'estero e in special modo a Londra, dandogli aiuto, ma anche cagionandogli grandi angustie per il carattere violento: finì infatti suicida. Studî dal vero delle coste dalmate, e della vallata del Piave intorno a Belluno, questi ultimi pure desunti da paesaggi tizianeschi, sono, nella sua prima maniera commisti a schemi fantastici tratti dalle vedute romantiche famose di Salvator Rosa e da quelle di Pieter Muliers fiammingo detto il Tempesta, arrivando egli talvolta, specialmente nelle figurette, in principio piuttosto stentate, alla copia. La famosa Cascata, e le due vedute della Galleria di Venezia e un gruppo di consimili alla Galleria di Dresda, di tinta piuttosto oscura e giallastra, dànno la norma di questo primo periodo. Segue quello segnato non solo, come è per Sebastiano, dai reciproci rapporti, ma dalla evidente imitazione di Alessandro Magnasco, dove avviene che opere del veneziano possano essere attribuite all'impetuoso e portentoso genovese e viceversa. Di questa serie sono parecchie scene di bufere e di tempeste di mare, sempre molto oscure. Nell'ultimo periodo, essendosi, nella dimora insieme a Venezia, dopo il ritorno dall'Inghilterra, resa più intima e continua la collaborazione fra zio e nipote, della quale è splendido esempio il paesaggio con alberi nel Miracolo di Mosè dipinto per Ss. Cosma e Damiano dal Ricci, abbiamo una bellissima serie di grandi quadri chiari e luminosi di rovine architettoniche con figure eroiche, che ha per tipico esemplare quella del Museo civico di Vicenza. Dell'ultimo tempo di Marco è una serie di vedute a tempera su pergamena delle quali il maggior gruppo, di proprietà del Console Smith, passò alla Corte d'Inghilterra (Windsor Castle). Molti paesaggi del Ricci sono ancora di proprietà privata, ciò che ne rende più difficile lo studio e la classificazione. Pare che il R. a Londra si dilettasse anche di ritrarre in caricatura a disegno degli attori drammatici. Disegni di vedute e di figure si conservano di lui in parecchie raccolte soprattutto a Bassano. Negli ultimi anni si era, a Venezia, dedicato anche all'incisione per riprodurre a stampa suoi paesaggi, dei quali pubblicò venti tavole. Per la tecnica ariosa del segno è stato di ammaestramento al Canaletto e agli altri vedutisti incisori veneziani del Settecento. Pubblicate dal Bartolozzi e poi da altri, alcune serie dei suoi paesaggi, in volumi bellissimi, ebbero e hanno grande notorietà.
V. tav. LIII.
Bibl.: H. Voss, Studien zur venetianischen Vedutenmalerei des 18. Jahrhunderts, in Rep. f. Kunstw., XLVII (1926), pp. 13 segg., 35 segg.; L. Haumann, Das oberitalienische Landesbild des Settecento, Strasburgo 1927; G. Fiocco, La pittura veneziana del Seicento e Settecento, Verona 1929; G. Delogu, Pittori veneti minori settecenteschi, Venezia 1930, pp. 87-106; M. Goering, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVIII, Lipsia 1934 (con ampia bibl.).