QUERINI, Marco
QUERINI, Marco. – Nacque a Venezia nel 1399, probabilmente nella contrada di S. Maria Formosa (dove il padre nel 1407 risulta risiedere, dopo essersi trasferito da quella di S. Polo), da Bernardo di Marco, detto Boezio, e da Marina, di cui non si conosce il casato.
La data di nascita è testimoniata dalla sua presentazione all’estrazione della Balla d’oro che poteva aprire l’ingresso anticipato del Maggior Consiglio ai giovani patrizi; essa si verificò il 18 novembre 1417 e Marco fu presentato da Leonardo Michiel di Pietro, a causa l’infermità del padre. A quell’epoca l’estrazione aveva luogo al compimento dei diciotto anni, come afferma la madre che fu presente all’adempimento giuridico. Erra pertanto il Barbaro-Tasca (Archivio di Stato di Venezia, Arbori de’ patritii, VI, p. 338) che attribuisce a Querini il comando delle barche armate nella guerra contro i carraresi, nel 1404: probabilmente si tratta di un omonimo appartenente a qualche generazione precedente, forse Marco di Paolo.
Il primo documento che riguarda la sua vita privata in età adulta è il testamento della moglie Ginevra Malipiero, redatto nella casa di S. Maria Formosa il 2 marzo 1422, nell’imminenza di partorire. In esso la donna, la cui famiglia risiedeva nel palazzo ancor oggi finitimo a quello dei Querini, appare ricca e beneficia, oltre il marito, i figli, in particolare Elisabetta. Ginevra temeva evidentemente di poter morire di parto, ma così non fu perché essa fece nuovamente testamento undici anni dopo, il 5 dicembre 1433, ripetendo le disposizioni del precedente atto, e poi ancora in età avanzata, nel 1466.
L’attività politica di Marco Querini ebbe inizio con la nomina a console a Tunisi, dove sostituì Alessandro Malipiero, cugino della moglie; era una sede solo apparentemente secondaria rispetto ai grandi empori di Beirut e Alessandria, poiché costituiva una tappa obbligata nelle rotte per la Barberia e la Spagna. Ricevette le commissioni il 18 giugno 1425; in esse gli si ordinava di perorare presso il re Abd al-Fariz, della dinastia hafside, la liberazione del mercante Nicolò Berengo, da anni detenuto per debiti, e di ottenere il risarcimento dei danni inflitti da due galere tunisine a una nave veneziana nei pressi di Corfù.
Al rimpatrio, avvenuto nell’agosto del 1426, seguirono alcuni anni di permanenza a Venezia, dove, il 26 giugno 1430, Querini venne eletto capo del sestiere di Castello per poi diventare auditore delle Sentenze; in tale veste pose sotto accusa il podestà di Mestre, Andrea Dandolo, e il 4 giugno 1433 il Senato ordinava alla Quarantia di accelerare il processo prima della partenza di Querini, «qui est iturus consul Tunisi» (Archivio di Stato di Venezia, Senato Misti, reg. 58, c. 210r). Questa rinnovata presenza di Querini in uno degli scali principali del Mediterraneo sembra suggerire contatti con il settore del commercio marittimo, del resto confermati il 27 aprile 1439, allorché egli fu coinvolto in un processo contro Pietro Soranzo, per via di un’assicurazione mercantile.
Al termine della seconda permanenza a Tunisi, che ebbe termine poco dopo la scomparsa del sultano Fariz (ottobre 1434), il successivo 1° ottobre Querini entrò a far parte della ‘zonta’ del Senato, per poi divenire avogador di Comun il 10 maggio 1440 e console dei Mercanti di lì a poco, il 23 ottobre dello stesso anno.
È possibile, ancorché poco probabile, che Querini sia stato chiamato a far parte della Quarantia civile e criminale il 6 dicembre 1439 e poi ancora il 1° gennaio 1443, così come è difficile ritenere che sia stato eletto conte nell’isola dalmata di Brazza il 3 aprile 1440 e podestà a Este il 16 luglio 1441: purtroppo a ostacolarne l’identificazione sta la presenza di un coevo Marco di Bernardo del ramo a Santa Marina.
Comunque fu sicuramente lui a essere eletto bailo a Costantinopoli il 22 maggio 1440, dove fece il suo ingresso il 30 settembre 1441, accompagnato dal cancelliere cretese Frangoulios Servopoulos. Non vi rimase a lungo, meno di un anno, il tempo per completare la ristrutturazione della locale chiesa di S. Marco e di trattare una tregua con l’imperatore Giovanni VIII: nel confermare questi patti, il 19 settembre 1442 si parla infatti di Querini come «tunc baiulo in Costantinopoli» (Diplomatarium Veneto-Levantinum, II, 1899, p. 352)
A Venezia Querini venne eletto savio di Terraferma il 1° luglio 1443, dopo di che entrò a far parte del Senato il 1° ottobre 1444 e il 24 giugno 1445 fu eletto capitano a Bergamo, dove rimase per tutto l’anno seguente, dedicandosi soprattutto ai rifornimenti delle truppe impegnate nel lungo conflitto con la Milano viscontea. Al rettorato di Bergamo tenne subito seguito quello di Serravalle (oggi Vittorio Veneto), dove Querini, eletto l’8 marzo 1446, rimase sino al maggio del 1447.
A Venezia l’esperienza acquisita in un settore non fu quasi mai ritenuta alla stregua di un valore aggiunto, per cui è normale registrare l’alternarsi in un politico di incarichi di diversa natura, sia di terra sia di mare; non sorprende pertanto che Querini, dopo essere stato per molti anni console in Africa e bailo in Levante, si trovasse destinato ad amministrare vari centri della Terraferma, oltretutto in una temperie resa difficile da una situazione di guerra perenne. A riprova di ciò, dopo una permanenza a Venezia, il 29 agosto 1449 Marco Querini veniva eletto console ad Alessandria, per cui tornava a occuparsi della mercatura in una sede di primaria importanza come l’Egitto. Non partì subito: nello stesso giorno, infatti, venne nominato consigliere ducale per il sestiere di Castello, per cui raggiunse la sede destinata solo un anno dopo. Il 28 settembre 1450 il Senato decretava misure contro i mercanti che frodavano sul peso delle merci in Alessandria, raccomandandone l’applicazione «consuli ituro», che avrebbe agito in tutta segretezza («qui nullam de ista materia in Alexandria mentionem faciat cum Mauris»: Archivio di Stato di Venezia, Senato Mar, reg. 4, cc. 6v-7r). Rimase in Egitto circa due anni; il suo successore, Francesco Donà, sarebbe stato eletto il 23 luglio 1452.
Di lui non compare più alcuna traccia. Per certo il 15 novembre 1461 era già morto, poiché Marina De Mezzo, moglie del figlio Pietro, parla del marito come «quondam domini Marci» (Archivio di Stato di Venezia, Cancelleria Inferiore, Atti N. Avanzo, b. 7/8, c. 14v).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. Codd., II, 23, St. Veneta: M. Barbaro - A.M.Tasca, Arbori de’ patritii veneti, VI, p. 338; Venezia, Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3783: G. Priuli, Pretiosi frutti del Maggior Consiglio, c. 110v; Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun. Balla d’oro, reg. 162, c.121r; Prove di età per patroni di galera e altre cariche, reg. 177, c. 5v; Segretario alle voci. Misti, reg. 4, cc. 32r, 67v, 80v, 93v, 95v, 98v, 102r, 108r, 111v, 120r, 125r; reg. 5, c. 35v; Senato Misti, reg. 55, c. 128r; reg. 58, c. 210r; Senato Mar, reg. 1, c. 85r; Senato Terra, reg. 1, c. 99v; Notarile testamenti, b. 1255, cc. 68r-69r (è il testamento del padre Bernardo, 10 febbraio 1407); quelli della moglie Ginevra, b. 486/70 (2 marzo 1422); altro del 5 dicembre 1433 in b. 1000/127; altro ancora del 7 maggio 1466, in b. 86/36: R. Predelli, I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, IV, Venezia 1896, p. 301; Diplomatarium Veneto-Levantinum, II, a cura di G.M. Thomas, Venetiis 1899, p. 352; F. Thiriet, Régestes des délibérations du Sénat de Venise concernant la Romanie, III, Paris-La Haye 1961, pp. 84, 92; M. Sanudo, Le vite dei dogi 1423-1474, I, 1432-1457, a cura di A. Caracciolo Aricò, Venezia 1999, pp. 319 s.
K. Nehlsen-von Stryk, L’assicurazione marittima a Venezia nel XV secolo, Roma 1988, p. 542; B. Doumerc, Venise et l’émirat hafside de Tunis (1231-1535), Paris-Montreal 1999, p. 238; D. Jacoby, I Greci e altre comunità tra Venezia e oltremare, in I Greci a Venezia, Atti del Convegno internazionale di studio, ... 1998, a cura di M.F. Tiepolo - E. Tonetti, Venezia 2002, p. 60.