Polo, Marco
Benché contemporaneo di D. e famoso già in vita, il P. (1254-1324) non ha trovato menzione in D., il che ha costituito motivo di sorpresa per coloro i quali si sono occupati nello stesso tempo di studi danteschi e poliani. È sembrato infatti strano che D. ignorasse il nome e l'opera del grande viaggiatore e, mentre sono state avanzate congetture sulla possibilità che in un modo o nell'altro egli lo abbia incontrato, ne sono state formulate altre per spiegare i motivi di tale suo disinteresse, e se poi questo sia stato davvero così totale, come la lettura dell'opera dantesca può far ritenere.
Sulla base soprattutto di quanto scritto da C. Ricci, L. Olschki ha avanzato l'ipotesi che, in occasione del suo viaggio a Venezia nel 1321 come ambasciatore per perorare la causa dei Ravennati, D. potrebbe essersi incontrato col P., il quale si trovava nella sua città. " È lecito anche pensare che Marco Polo, designato ‛ nobilis vir ' nelle risoluzioni del Gran Consiglio, fosse edotto di quanto vi si dibatteva allora in una vicenda assai grave, come fu infatti quella che indusse Guido da Polenta a inviare a Venezia, come suo personale ambasciatore, il poeta ".
D. non fu mai troppo interessato alle cose di Oriente e i pochi accenni che le sue opere ne offrono sono piuttosto reminiscenze letterarie di origine classica e di carattere poetico e favoloso. D. forse interessò a Marco più come ambasciatore che come poeta; mentre l'opera del P., che certamente non poteva essere sfuggita a D., non venne da lui presa in seria considerazione: forse per quell'amore di verità di cui si era nutrito fin dall'infanzia - come egli scrisse nella Quaestio (§ 3) - e che lo avrebbe portato a dubitare, come tanti altri suoi contemporanei, dell'attendibilità delle descrizioni del Milione.
Ne consegue che nel campo geografico D., che si attenne alle opinioni dogmatiche e correnti, non trae profitto dalle esperienze poliane: la sua teoria del rapporto tra acqua e terra sulla superficie del nostro globo e dell'inabitabilità dell'emisfero australe (il mondo sanza gente, If XXVI 17), costruita sulla base dei concetti della cosmografia medievale, non tenne quindi conto di quanto scritto da Marco sui paesi e i popoli abitanti al di sotto dell'equatore e, sulla base delle sue esperienze e con maggior prestigio scientifico, da Pietro d'Abano nelle sue opere Conciliator differentiarum philosophorum praecipueque medicorum (LXII) ed Expositio problematum Aristotelis (XIV 8).
D. quindi col suo silenzio implicitamente respinge e condanna quanto riferito dal P., non solo perché a suo avviso ingenuo e inattendibile, ma anche perché in contrasto con i principi dogmatici tradizionali: quegli stessi principi che sono alla base della tragica fine riservata a Ulisse, colpevole di aver varcato i limiti posti alla conoscenza dell'uomo.
In seguito però L. Olschki e G. Tucci hanno voluto rinvenire un unico, se pur dubbio e vago, sintomo di una qualche ispirazione dantesca tratta dal Milione, ricollegando le note terzine di Pd XIX 70-78 Un uom nasce a la riva / de l'Indo... con le pagine in cui Marco esalta l'onesta vita del Buddha con esattezza di particolari e con ammirati, e quasi devoti sentimenti, fino a dichiarare che " se il fuissent esté cristiens, il seroit estés un grant sant avec nostre seignor Jesucrist " (Il Milione, ediz. a c. di L.F. Benedetto, Firenze 1928, CLXXIX 194). Benché la riva de l'Indo sia nella letteratura antica e medievale un luogo comune per designare i paesi più lontani e benché la stessa questione sia stata dibattuta ripetutamente nella casistica medievale, pure non sarebbe da escludere un vago accenno da parte di D. a colui che, secondo il P., avrebbe potuto essere un gran santo, e cioè al Buddha.
Bibl. - H. Yule, The Book of Ser M. P., I, Londra 1903 (rist. 1921) 117-118; C. Ricci, L'ultimo rifugio di D., Milano 1921², 148 ss.; L. Foscolo Benedetto, Il Milione di M. P., Firenze 1928, pp. CCXII-CCXIV; L. Olschki, D. e l'Oriente, in " Giorn. d. " XXXIX (1938) 65-90; ID., M. P., D.A. e la cosmografia medievale, in Oriente Poliano, Roma 1957, 45-65; G. TuccI, M. P., in Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente. Conferenze, ibid. 1954, 15-16.