PERENNIO, Marco (Marcus Perennius)
Uno dei più importanti fra i vasai aretini, e quello che raggiunse il più alto valore artistico. Ebbe l'officina fuori dell'antica cinta murale di Arezzo, presso l'attuale chiesa di S. Maria in Grado. Egli non lavorò personalmente, ma ebbe sotto di sé degli schiavi; in seguito l'officina passò ad altri, pur conservando sempre la firma di P. L'attività di questa fabbrica durò circa un secolo (50 a. C.-40 d. C.).
Nel periodo più antico, che è anche il più felice, gli operai sono Cerdone, Niceforo e Filemone (50-20 a. C.), che amano raffigurazioni a soggetto continuo, oppure, se si tratta di gruppi separati, collegate fra loro. Tali raffigurazioni sono finemente eseguite e hanno vero valore artistico. Circa il 30 a. C. Tigrane introdusse nuovi schemi e, liberato da P., divenne proprietario dell'officina: egli usò indifferentemente le matrici degli schiavi che lo avevano preceduto, aggruppandole a suo piacere, talvolta senz' alcuna connessione fra i varî gruppi. La sua attività durò fino all'inizio dell'era volgare e insieme con lui sembra aver lavorato Pilade. Circa il 10 a. C. troviamo lo schiavo Bargate che, forse, come Tigrane, divenne in seguito padrone dell'officina: i vasi lavorati da lui sono più trascurati. La fabbrica di P. è in completa decadenza con gli schiavi Saturno e Crescente, la cui attività durò fino al 40 d. C. circa.
P. fu il primo a ornare a rilievo vasi di maggiori dimensioni; unico tra i vasai aretini non si limitò a decorazioni ornamentali ma riprodusse scene a soggetto. Tra il vasto repertorio di P. si possono citare: scene dionisiache e mitologiche; scene di simposio, di caccia, di commedia; giocatrici di astragali, danzatrici, ecc.
Bibl.: Not. scavi, 1894, pp. 116-23; 1896, pp. 453-66; Corp. Inscr. Lat., XI, 6700, pp. 435-53 e addit.; K. Hähnle, Arretinische Reliefkeramik, Diss., Tubinga, Stoccarda 1915; Ristoro d'Arezzo, L. Pignotti, A. Angelucci, U. Pasqui, U. Viviani, I vasi aretini, Arezzo 1921. V. anche aretini, vasi.