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PASSIONEI, Marco

di Stefania Nanni - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 81 (2014)
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PASSIONEI, Marco

Stefania Nanni

PASSIONEI, Marco (in religione Benedetto, Benedetto da Urbino), beato. – Nacque nella ducale Urbino il 13 settembre 1560, settimo degli undici figli di Domenico Passionei, notabile uomo di affari e commerci legato alla corte roveresca, e Maddalena Cybo, oriunda di Genova, e di una ragguardevole famiglia. Rimasto orfano dei genitori e affidato ai tutori, fu trasferito con i fratelli nel palazzo di famiglia a Cagli e istruito nei primi rudimenti delle lettere. Nel 1577 iniziò gli studi all’università di Perugia, abbandonati per la morte del fratello maggiore, e ripresi a Padova dove, il 28 maggio 1582, ottenne la laurea in utroque iure con sommo plauso.

Seguendo le aspirazioni familiari, e con il favore del duca Francesco Maria II della Rovere, si trasferì a Roma al seguito di uno dei membri più autorevoli del Sacro Collegio, il cardinale Giovanni Gerolamo Albani, ma dopo qualche mese lasciò la città per motivi economici o, secondo l’agiografia, «non trovando quella dimora confaciente al suo spirito religioso […] che attendeva al ritiro, e non alle mondane vanità» (Summarium, 1866, p. 51). Trascorsa l’estate 1583 a Gubbio, presso Ippolito Conventini, giurista e compagno di studi padovani, tornò a Fossombrone, dove si era stabilita definitivamente la famiglia.

Prese quindi a frequentare la comunità cappuccina, insediata in uno dei primi eremi fondati dall’Ordine; ne apprezzava l’isolamento e l’austerità, ne imitava a distanza esercizi e «discipline». A fine 1593 chiese l’ammissione all’Ordine ma i Passionei, ritenendo la sua salute cagionevole e il livello sociale del casato non compatibili con il carisma cappuccino, invitarono Marco a optare per una vocazione meno rigida (e più autorevole), sostenuti dal vescovo di Fossobrone Ottavio Accoramboni e dallo stesso padre guardiano del convento. In quegli anni, i cappuccini si diffondevano velocemente nel ducato e nella Marca e nell’aprile 1584, in occasione del Capitolo riunito a Sant’Elpidio, accolsero l’istanza di Passionei e rilasciarono la lettera di obbedienza per presentarsi al noviziato di Fano, presso il convento di Santa Cristina.

Il 1° maggio 1584, negli anni in cui molti giovani nobili entravano nell’Ordine, vestì l’abito con il nome di Benedetto e, già macilento e sofferente, iniziò i dodici mesi di noviziato sotto la guida di Bonaventura da Sorrento e di Girolamo Geradoni da Castelferretti, personalità di chiara fama per dottrina e rigore. Ben presto i superiori ritennero che non avesse «forze da reggersi ai rigori della vita cappuccina» (ibid., p. 77) e, per riguardo alla famiglia, lo trasferirono a Fossombrone per convincerlo a dimettersi. Benedetto fu irremovibile anche con il superiore provinciale; recuperata la salute, dopo aver fatto testamento, tornò a Fano dove emise la professione alla fine di maggio. Gli anni successivi sono scarsamente documentati, se non per gli studi preparatori all’ordinazione (a Fermo e forse ad Ancona), la presenza nella comunità di Corinaldo nel 1586, l’ordinazione sacerdotale, precedente al 28 maggio 1590, la nomina a predicatore, l’assegnazione nel 1598 al convento di Monte Alboddo (oggi Ostra), e le prime esperienze nella predicazione rurale.

Nell’autunno 1599, senza farne richiesta, Benedetto fu destinato dal suo antico maestro Girolamo da Castelferretti, ora ministro generale dell’Ordine, a far parte del gruppo dei dodici cappuccini guidati da Lorenzo da Brindisi scelti per la missione in Boemia caldeggiata dall’arcidiocesi di Praga. Già il 4 settembre 1575 l’arcivescovo Antonio Brus von Müglitz aveva chiesto al cardinale Carlo Borromeo di inviargli sei frati cappuccini per contrastare la propaganda protestante; il 10 febbraio 1597 una nuova richiesta per «estirpare la malizia umana» (Criscuolo, in Benedetto Passionei, 2012, p. 161) venne inoltrata al vicario generale dell’ordine Girolamo da Sorbo dal nuovo arcivescovo Zbyněk Berka von Dubá und Leipa (I Frati cappuccini, 1992, p. 1274).

Caduto definitivamente con bolla di Gregorio XIII del 6 maggio 1574 il divieto di espandersi fuori dell’Italia, l’ordine era ormai insediato in varie parti d’Europa e avviava il suo impegno antiprotestante alle frontiere cattoliche; il capitolo generale del 1599 riunito a Roma contava ormai trenta province e oltre 7800 frati; la missione nei territori dell’Impero poteva essere intrapresa, con il placet di Clemente VIII e la prospettiva di nuovi insediamenti, concretizzati l’anno successivo a Praga, Monaco, Graz e Vienna. Il primo gruppo di cappuccini arrivò in Boemia il 13 novembre 1599 ma Passionei non ne faceva parte perché, contrariamente a quanto sostenuto dalle biografie, raggiunse la missione con un secondo gruppo di confratelli.

Il biennio austro-boemo di Benedetto, dal giugno-luglio del 1600 al marzo-aprile 1602, è vagamente documentato nelle fonti cappuccine che insistono sullo zelo, sull’indefesso impegno per «ricercare i traviati, e gl’increduli, per persuaderli, e convincerli, e convertirli» (Summarium, 1866, p. 135). Più significativamente, sue lettere al fratello Guido testimoniano difficoltà linguistiche, continue infermità e richieste di anticipare il ritorno (Criscuolo, in Benedetto Passionei, 2012, p. 167), e le obiezioni del promotore della fede Andrea Maria Frattini al processo apostolico di beatificazione collegano il prematuro rientro dalla missione boema alla mancanza di tenacia e a una certa pusillanimità (Gori, ibid., p. 267).

Certo, Benedetto tornò in Italia piuttosto provato fisicamente e, secondo la prassi cappuccina, fu destinato a diversi conventi della provincia religiosa di appartenenza: fu a Fossombrone nel giugno 1602 e nei due anni successivi a Fano, a Corinaldo per il capitolo provinciale dell’ottobre, a Jesi come padre guardiano, a Sant’Angelo in Lizzola nel pesarese per predicare, con gran successo, la Quaresima del 1606.

Passionei esercitava la predicazione prediligendo i «piccoli lochetti», predisponendo «concetti per sermoneggiare» nello stile semplice dei cappuccini ma rivelatori della buona formazione sacra e profana evidente dai suoi ottavari e sonetti, e dai libri, registrati nel testamento del 1585 (trascritto da Avarucci, ibid., pp. 214-217); praticava regolarmente la questua; e spesso faceva ricorso alla famiglia, per rifornire di lana i conventi, per allestire ricevimenti in onore di religiosi influenti, come per la visita nella provincia del padre generale Clemente da Noto, oggetto di molte sue lettere ai nipoti. Le biografie lo raccontano strenuo osservante delle Costituzioni, vigile custode della disciplina regolare (Summarium, 1866, p. 123), ridondante nelle devozioni (Cargnoni, in Benedetto Passionei, 2012, p. 151), in specie della Passione, della Vergine e dei «sette Santi di nome Benedetto» eletti a protettori di ciascun giorno della settimana. Sono invece celati nelle fonti ‘di famiglia’, ma stigmatizzati nelle Animadversiones al processo apostolico, gli eccessi del suo malcelato esibizionismo penitenziale: l’uso abituale di un urticante cilicio di crine e di «un ordigno» circolare in lamina di ferro irto di spuntoni appositamente inventato per macerarsi i fianchi (Eusebio da Monte Santo, 1867, p. 103).

Dall’ottobre 1608 alla morte, Benedetto fu ancora predicatore, guardiano o definitore dei conventi di Fossombrone, Pesaro, Cagli, nelle terre ducali; la sua fama di penitente, predicatore, profeta e guaritore si diffuse nei notabilati marchigiani, nella corte urbinate, tra i contadini. L’ultimo suo incarico pastorale si concluse a Sassocorvaro nel 1625: privo di forze, interruppe la predicazione quaresimale e fu ricoverato presso i cappuccini di Urbino, poi presso i familiari e infine nel suo convento, dove morì il 30 aprile 1625.

Le cronache narrano che i fedeli accorsi alla sua salma si contesero frammenti di tonaca, capelli, barba, oggetti personali «e beato si teneva chi poteva havere qualche cosa del suo» (Convento dei Cappuccini di Fossombrone, Archivio del Santuario, Lodovico da Roccacontrada, 1369r). Come nella norma cappuccina, e per evitare ulteriori manifestazioni di culto incontrollato, fu sepolto (in una cassa di legno) nella fossa comune dei padri fino all’individuazione dei suoi resti, il 1° ottobre 1792.

L’iter della beatificazione, tentato dalla famiglia già nel 1643-45 – e sostenuto dalla Vita di Lodovico da Roccacontrada del 1627-28 e dal prototipo iconografico di Giovan Francesco Guerrieri del 1630 – si avviò con il processo ordinario (1793-95), grazie a Ludovico Passionei, promotore della causa, e all’Ordine cappuccino. Concluso il processo canonico (1838-44), con breve di Pio IX del 15 gennaio 1867, Benedetto fu proclamato beato.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio generale Cappu-ccini e Archivio Sacra congregazione dei Riti (nn. 832-840): documenti del processo di beatificazione; Convento dei Cappuccini di Fossombrone, Archivio del Santuario, Lodovico da Roccacontrada (o L. d’Arcevia, o L. dalla Rocca), Natività, conversione alla Religione, vita, morte e miracoli del… P. Fra Benedetto Passionei da Urbino… (Vita ms., databile 1627-28); Andrea Rosini da Offida, Vita e Gesti del Padre Fra Benedetto da Urbino… (copia autenticata ms., databile prima del 1653).

Marcellinus De Pise, Annalium seu sacrarum historiarum Ordinis minorum sancti Francisci, qui capucini nuncupantur, III, Lugdunum 1676, pp. 569-575; Vita del padre Benedetto da Urbino…, in Antonio Olgiati da Como, Annali dell’Ordine de’ Frati Minori Capuccini, Milano 1711, t. III, parte II, pp. 402-417; Gabriele da Modigliana - Bonaventura da Imola, Leggendario cappuccino…, IV, Faenza 1787, pp. 418-430; G. Colucci, Delle Antichità picene, t. XII, Fermo 1791, pp. LXVI- LXXI (profilo); Positio super dubio. An sit signanda commissio introductionis Causae…, Romae 1796; Positio super virtutibus Ven. Servi Dei Fr. Benedicti ab Urbino, Romae 1860; Summarium super dubio…, in Positio super dubio. Servi Dei Fr. Benedicti ab Urbino, Romae 1866; Amadeo da Orvieto, Compendio della vita del B. Benedetto da Urbino…, Roma 1867; Eusebio da Monte Santo, Vita del beato Benedetto da Urbino…, Roma 1867; Eugenio da Potenza Picena, Vita del beato Benedetto da Urbino, Castelplanio (An) 1920; Id., Il convento dei minori cappuccini di Fossombrone e il beato Benedetto Passionei, Fossombrone 1936; Melchior a Pobladura, Historia generalis Ordinis fratrum minorum capuccinorum, pars prima 1525-1619, Romae 1947; Epistolario del beato Benedetto Passionei d’Urbino, a cura di Ludovico da Ostra, in Collectanea Franciscana, XXXI (1961), pp. 176-217; Forosempronien. Canonizationis ven. servi Dei Benedicti ab Urbino… Positio causae reassumptione, Roma 1963; Acta et decreta causarum beatificationis et canonizationis 0.F.M.Cap…, a cura di Silvino da Nadro, Romae-Mediolani 1964, pp. 182-211; G. Leonardi, Beato Benedetto da Urbino…, in Santi e santità nell’ordine cappuccino, I, a cura di M. d’Alatri, Roma 1980, pp. 207-223; E. Picucci, Beato Benedetto Passionei da Urbino, Ancona- Fossombrone 1985; I Frati cappuccini: documenti e testimonianze del primo secolo, a cura di C. Cargnoni, IV, Perugia 1992; I cappuccini. Fonti documentarie e narrative del primo secolo (1525-1619), a cura di V. Criscuolo, Roma 1994; Benedetto Passionei da Urbino (1560-1625), a cura di G. Avarucci, Roma 2012 (in partic. A. Falcioni, La famiglia Passionei nel Ducato d’Urbino, pp. 7-125; G. Ingegneri, I cappuccini tra Cinque e Seicento, pp. 127-136; C. Cargnoni, La spiritualità di Benedetto Passionei, pp. 137-156; V. Criscuolo, Il beato Benedetto da Urbino compagno di san Lorenzo da Brindisi nella missione in Austria e Boemia, pp. 157-169; G. Avarucci, Per una biografia del b. Benedetto Passionei. Fonti archivistiche autobiografiche ed agiografiche, pp. 171-255, con documenti; G. Gori, Vicende della causa di beatificazione del beato Benedetto Passionei da Urbino, pp. 257-270).

Vedi anche
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