ORAZIO BARBATO, Marco (M. Horatus Barbatus)
Console insieme con L. Valerio nel 449 l'anno dopo la caduta del decemvirato. La tradizione riferisce dell'opposizione che fece insieme con L. Valerio alla illegalità e violenza del secondo decemvirato e dell'opera di mediazione, cui partecipò con lo stesso collega, tra il senato e la plebe che aveva fatto secessione. Ma i particolari riferiti in proposito concordemente da Livio e da Dionisio sembrano tarda invenzione dovuta al fatto appunto che O. e Valerio costituirono la prima coppia consolare dopo i Decemviri.
Secondo la fonte migliore (Diodoro) essi avrebbero compito le dodici tavole redigendo le due ultime, quelle, cioè, che Cicerone considerava come inique, vale a dire quelle che sancivano i privilegi dei patrizî in confronto con la plebe. Questa tradizione è in contrasto con l'altra che attribuisce ai consoli Valerio e O. tre leggi popolari (v. Valerie-orazie, leggi) sulla provocazione, sul valore legale dei plebisciti, sul rispetto dovuto ai magistrati plebei. Ma la realtà storica di queste leggi è contestata da molti critici che nella prima di esse vedono un'anticipazione della Lex Valeria de provocatione del 300, nella seconda un'anticipazione delle leggi Publilia e Ortensia, nella terza l'arbitraria trasformazione in legge d'una norma sacrata data dalla plebe a sé stessa. Comunque, sembra piuttosto che O. e Valerio siano stati i restauratori di quel regime aristocratico che la plebe aveva cercato d'abbattere con l'opera del decemvirato e che essa demolì poi a poco a poco a cominciare dagli anni immediatamente successivi. La tradizione parla inoltre di vittorie che Valerio avrebbe riportato sugli Equi e i Volsci e O. sui Sabini e del trionfo che, negato ad essi dal senato, avrebbero ottenuto per primi dal voto popolare. Questi due trionfi sono registrati anche nei Fasti trionfali, ma l'autorità dei Fasti trionfali del sec. V è assai dubbia e taluni critici ritengono che si tratti di tarde falsificazioni a favore dei due consoli considerati come restauratori della libertà dopo la caduta della tirannide decemvirale.
Bibl.: E. Pais, Storia critica di Roma, II, Roma 1915, pp. 55 segg.; 223 segg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, p. 51 segg.; F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, col. 2328 segg.