FULVIO Flacco, Marco (M. Fulvius M. f. Q. n. Flaccus)
La prima notizia che di lui si ha è quella dell'appoggio da lui dato, nel 133 a. C., a Tiberio Gracco, avvertendolo dell'atteggiamento che il Senato andava assumendo contro di lui. In seguito fu nominato membro della commissione per l'esecuzione della legge agraria di Tiberio Gracco e così confermò la sua partecipazione attiva al movimento graccano. Nel 129 fu tra i capi dell'attiva campagna condotta contro Scipione Emiliano quando questi tentava di far abrogare la legge Sempronia agraria, e praticamente la annullava, col trasferire ai consoli i poteri giudiziarî dei triumviri apris indicandis adsignandis tanto che all'improvvisa morte di Scipione corse voce che F. e i suoi amici politici lo avessero fattti uccidere. Eletto console nel 125, egli tentò di risolvere il problema della cittadinanza agl'Italici estendendone il diritto a loro tutti, e riconoscendo, a quelli che non volevano accettarlo, il diritto di appello al popolo romano contro l'imperium militiae dei magistrati. Questo importantissimo provvedimento implicava l'ammissione degl'ltalici alla divisione delle terre pubbliche, e veniva così ad affermare l'unità fra gl'interessi di Roma e quelli dei suoi alleati italici. Al Senato non sfuggì l'importanza della legge: la viva opposizione che fu spiegata la fece cadere nella votazione dei comizî, e le popolazioni alleate risposero con la rivolta di Fregelle, che fu soffocata nel sangue. F., in seguito all'insuccesso, assunse l'imperium militiae nella Gallia transalpina, ove, con l'aiuto dei Massalioti, iniziò quel piano di campagna che fu poi attuato nella sua interezza da Giulio Cesare, movendo contro i Salluvî, i Voconzî e i Liguri. Nel 123 ebbe il trionfo per la fortunata campagna gallica; poi fece parte della commissione triumvirale per la colonia Iunonia Carthago, e fu, con Gaio Gracco, tribuno della plebe, e in questa carica fu il suo principale collaboratore nella legislazione e nella lotta politica, tanto che, quando Gracco fu in Africa, lo lasciò a sosienere la causa comune contro M. Livio Druso. Dopo la caduta di C. Gracco (121), prese l'iniziativa della rivolta armata e occupò l'Aventino. Ma fu vinto, sorpreso nella fuga e ucciso.
Bibl.: A. H. J. Greenidge, A history of Rome, I, Londra 1907, p. 139 segg.; G. Cardinali, Studî graccani, Roma 1912; P. Fraccaro, Studî sull'età dei Gracchi, I, Città di Castello 1914; id., Oratori ed orazioni nell'età dei Gracchi, in Studi storici per l'antichità classica, V (1912); M. A. Levi, La costituzione romana dai Gracchi a Giulio Cesare, Firenze 1928, pp. 13 e 143 segg.; F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 241 segg.