ERIZZO, Marco
Secondo dei figli maschi di Stefano del procuratore Andrea, nacque a Venezia nel 1373, nella parrocchia di S. Canzian. Sconosciuto rimane il nome della madre, che certamente non può essere identificata né con Alisetta Bembo, né con Caterina (probabilmente Soranzo), le quali nei rispettivi testamenti del 1380 e del 1389 affermarono bensì di essere mogli di Stefano Erizzo, ma di non aver figli.
Sposatosi nel 1400 con Marina Arbosani, che gli diede numerosa prole (tra cui vanno ricordati il primogenito Stefano e poi il futuro procuratore Antonio e quel Paolo che nel 1470 sarebbe stato martirizzato dai Turchi a Negroponte), fu di lì a poco (1402) nominato podestà a Cordignano, presso Oderzo, e qualche anno più tardi (21 apr. 1411) il suo nome compare fra quelli dei testimoni di una sentenza ducale, a proposito di una controversia tra il monastero veneziano di S. Lorenzo ed il vescovo di Castello, concernente la giurisdizione sulla chiesa di S. Severo.
Allora l'E. era tra i capi della Quarantia, e tale incarico tornò a coprire nel settembre del 1419, data che segna l'inizio di una sua più intensa partecipazione all'attività politica: il 21 genn. 1420 era infatti eletto ufficiale al dazio del vin, e l'anno seguente ebbe il comando delle galere costituenti la "muda" di Alessandria; nel 1424, poi, fu la volta di quelle di Romania: il 15 luglio di quell'anno, mentre il convoglio era in procinto di salpare, gli veniva espressamente ordinato di esercitare la massima attenzione nell'impedire "manzarie" da parte del personale amministrativo in servizio a Negroponte, che evidentemente non doveva ispirare la propria condotta ad un cristallino procedere. Fu quindi podestà a Chioggia nel 1426 e conte a Zara nel 1428: un incarico, questo, certamente meno tranquillo del precedente, a causa delle turbolenze che serpeggiavano nella regione, alimentate dall'insofferenza di quegli abitanti nei confronti di Venezia, che da poco - e per l'ennesima volta - li aveva ricondotti sotto il proprio dominio.
Al ritorno in patria fu eletto consigliere ducale del sestiere di Cannaregio per un anno, a partire dall'ottobre del 1431; per questa ragione entrò automaticamente a far parte del Consiglio dei dieci che nell'aprile-maggio del 1432 condannò a morte il Carmagnola (F. Bussone), e infatti il suo nome compare negli elenchi del Collegio che decise la colpevolezza del discusso comandante delle truppe venete; ancora, nel gennaio del 1433 fu tra i membri di una giunta che mise sotto accusa, e condannò, alcuni patrizi che avevano formato un patto, una sorta di mutuo accordo, nell'intento di procurare che l'elezione a talune cariche cadesse su nominativi ad essi graditi, ossia su di una consorteria facente capo a Marco Cicogna.
Scaduto il mandato di consigliere, dall'ottobre 1432 fu per un biennio ufficiale alle Rason Vecchie, magistratura con compiti essenzialmente giuridici, e nell'aprile del 1434 fu ancora chiamato, sia pure per poche settimane, a partecipare ad una giunta del Consiglio dei dieci: perlomeno è da ritenersi ch'egli abbia svolto questi compiti, come risulta dalle fonti, giacché purtroppo esse tacciono il nome del padre dell'E., e quindi è lecito chiedersi se sia stato davvero lui ufficiale alle Rason Vecchie nel '32-'34, o se invece non possa trattarsi di un omonimo, appena di qualche anno più giovane, figlio di Antonio, nato attorno al 1379. Infatti nello stesso periodo, fra il 1433 ed il 1434, un Marco Erizzo fu conte e capitano a Sebenico. Ma la presenza dell'E. nella giunta del Consiglio dei dieci, l'esser egli stato nel 1431-32 consigliere ducale (carica alla quale sarebbe stato eletto nuovamente nell'ottobre 1434) fanno pensare ad una sua ininterrotta permanenza a Venezia nell'ambito di magistrature prestigiose, tra le quali possono rientrare appunto le Rason Vecchie, e quindi escluderebbero un suo nuovo rettorato in Dalmazia.
Del resto, in questi anni cruciali, nel corso dei quali il logorante conflitto con Filippo Maria Visconti poneva a dura prova le strutture militari e finanziarie della Repubblica e richiedeva un incessante, ferreo esercizio della guida politica dello Stato, la figura dell'E. risulta nel novero della ristretta cerchia formata dalle primarie emergenze: il 25 marzo 1436 fu tra gli esecutori testamentari di Galeazzo Borromeo, uno dei maggiori benefattori della chiesa di S. Elena, che ampliò colla costruzione di una cappella, ed in ottobre prese posto ancora una volta tra i consiglieri ducali, sempre in rappresentanza del sestiere di Cannaregio, entrando a far parte del Consiglio dei dieci, dove la sua presenza è documentata in una seduta del 17 apr. 1437.
Senatore ordinario nel 1438 e 1439, il 14 nov. 1438 fu eletto tra i dieci savi sopra l'Estimo della città, il 18 giugno 1440 venne chiamato a far parte per un anno del Consiglio dei dieci, e in ottobre fu nominato per la quarta volta consigliere ducale; e in tale veste il 28 novembre di quello stesso anno fu tra coloro che condannarono per malversazione Lorenzo Vitturi, rettore di Cattaro.
Parrebbe lecito, a questo punto, assistere alla conclusione della carriera e della vita dell'E. trovandolo a ricoprire le principali cariche dello Stato, o quantomeno le più rappresentative, accanto agli esponenti del governo, a palazzo ducale; e invece no: a conferma della straordinaria flessibilità e vitalità della classe politica veneziana quattrocentesca, il 17 ott. 1444 l'ormai più che settuagenario E. lasciava la patria, la famiglia, i suoi interessi economici e sociali per recarsi nell'entroterra albanese, a Scutari, dove sempre più pressante si avvertiva la minaccia ottomana, che di lì a non molto avrebbe strappato alla Repubblica quell'importante centro strategico.
La sua attività di rettore è però documentata soltanto per pochi mesi, tra l'inverno del 1444 e la primavera del 1445 (sappiamo, ad esempio, che fu lui a regolare la giurisdizione del villaggio di Poglica, risolvendo un'annosa questione che opponeva quella Comunità alla nobile famiglia dei Nica), ma già in un'elezione del 13 giugno 1445 il segretario alle Voci definiva suo figlio Stefano "quondam Marci", e infatti il successivo 6 settembre il Maggior Consiglio nominava Marco Longo conte e capitano a Scutari, in sostituzione dell'E., ivi defunto.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia Misc. Codd. I, Storia veneta 19: M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii..., III, pp. 414 s.; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Codd. Cicogna 3782: G. Priuli, Pretiosi frutti…, II, c. 9v; Arch. di Stato di Venezia, Avogaria di Comun. Indice matrimoni con figli, sub voce: Ibid., Avogariadi Comun. Balla d'oro, reg. 162, c. 67rv; per il comando delle "mude" di Alessandria e di Romania, Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, cod. 198 (= 8383): Reggimenti, cc. 257r, 260r; sulla carriera politica, Ibid., Segretario alle Voci. Misti, reg. 4, cc. 34v, 72r, 92r, 96v, 99r, 102r-v, 110r; reg. 5, c. 26r; reg. 13, cc. 29v, 40r, 42r; Ibid., Senato. Misti, reg. 46, c. 34r (sulla podesteria a Cordignano); reg. 57, c. 54r (sul capitanato a Zara); reg. 59, c. 69r (sull'improbabile rettorato a Sebenico); reg. 60, cc. 7v-37v, 111r (sull'attività di consigliere ducale); Ibid., Avogaria Comun. Deliberazioni del Maggior Consiglio, reg. 25/8 (Spiritus), cc. 26v, 77r, 92r; Ibid., Senato. Deliberazioni secreta, reg. 12, c. 101v; per la sua partecipazione al processo del Carmagnola, Ibid., Consiglio dei dieci. Misti, reg. 11, cc. 29v-56v, 64v, 68r, 95r, 161v-162r, e ancora in Venezia, Bibl. nazion. Marciana, Mss. It., cl. VII, cod. 129 (= 8323): Cronaca veneta, c. 161r; sull'azione esercitata alle Rason Vecchie, Arch. di Stato di Venezia, Officiali alle Rason Vecchie, b. 24: Notatorio, passim. Cfr. inoltre: C. N. Sathas, Documents inédits rélatifs à l'histoire de la Grèce au Moyen-Âge..., III, Paris 1882, p. 269; I Libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, III, Venezia 1883, p. 350; Monumenta spectantia historiam Slavorum meridionalium, Zagrabiae 1886-90, XVII, pp. 127, 141; XXI, pp. 35, 37, 43, 75, 79, 132, 142; Acta Albaniae Veneta saeculorum XIV et XV, J. Valentini... transcripta…, Monaci in Bavaria 1972-75, II, tt. XV-XVI; III, tt. XIX, XXI, ad Indices; Relazioni dei rettori veneti nel Dogado. Podestaria Chioggia, a cura dell'Istituto di storia, Univ. Udine, Milano 1982, p. XLVII; E. A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, III, Venezia 1830, p. 359; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Erizzo, tavv. I-II.