SCAURO, Marco Emilio (M. Aemilius M. f. Scaurus)
Console nel 115 a. C., nato circa il 163-162 a. C. da famiglia patrizia e già illustre, ma poi decaduta e solo con lui ritornata ai maggiori fastigi. Fu pretore nel 120 dopo aver militato con onore in Spagna sotto il console L. Aurelio Oreste (cons. 128 a. C.) e in Sardegna, ed essere stato edile. Soccombente nelle elezioni consolari del 117, riuscì poi nel 115, e trionfò dei Liguri, dei Gantisci e dei Galli. Godeva del favore del Senato (di cui forse fu princeps fin da prima della sua censura) ed era marito di Cecilia Metella, figlia di Metello Dalmatico, poi moglie di Silla, e la principale sua iniziativa legislativa è la lex de libertinorum suffragiis che probabilmente limitava il voto dei liberti alle quattro tribù urbane, le più pericolose nelle votazioni, assicurando così l'inclusione in esse di un forte elemento che avrebbe potuto decidere del voto a favore dell'oligarchia. Come console fece anche approvare una rigorosa legge per limitare il lusso nei cibi e nel tenore di vita. Prese parte attiva ai lavori del senato nelle questioni sorte fra Giugurta e Aderbale e fu anche sospettato di corruzione: nel 116 sostenne Aderbale contro Giugurta, nella ripartizione dei territorî che diede origine alla guerra giugurtina; nel 111 fu legato del console Calpurnio Bestia nella spedizione che obbligò Giugurta a una pronta offerta di trattative che portò a un accordo, per il quale nuove accuse furono mosse, dagli elementi partigiani, a S. Nel 110 S. fece parte della commissione senatoriale per le indagini sugli accordi conclusi con Giugurta da Aulo Postumio Albino; nel 109 fu censore e costruì la grande via transappenninica Emilia (da Pisa a Dertona) e il ponte Milvio. Nel 104 sostituì, come curator annonae, L. Saturnino, quaestor ostiensis. Molto legato all'oligarchia senatoria, fu processato nel 104, ad opera degli oppositori, de maiestate, per la sua attività di augure, e fu assolto; e nuovamente, nel 91, fu trascinato in giudizio dal tribuno della plebe Q. Vario per l'accusa di tradimento e di intrighi con gl'Italici. Morì pochi anni dopo (tra il 90 e l'88 a. C.). Sembra non sostenibile l'ipotesi di un suo secondo consolato - quale suffectus - nel 107 a. C. Lasciò orazioni e libri de vita sua forse noti a Sallustio, certo a Cicerone.
Bibl.: Oltre alle opere generali di storia romana del periodo, cfr. particolarmente: Klebs, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., I, col. 584 segg.; W. Drumann e P. Groebe, Geschicte Roms in seine Übergang von der republ. zur. mon. Verfassung, I, Berlino 1899, p. 18; L. Bloch, M. Aemilius Scaurus, in Mélanges d'histoire ancienne, Parigi 1909, p. 1 segg.; P. Fraccaro, Scauriana, in Rend. dei Lincei, s. 5ª, XX (1911), p. 169 segg.; id., Studi sull'età dei Gracchi, in Studi storici per l'ant. class., n. s., I (1912), p. 51 segg.; E. Pais, Dalle guerre puniche a Cesare Augusto, I, Roma 1918, p. 91 segg.; H. Malcovati, Oratorum Romanorum fragmenta, II, Torino 1930, pp. 24 segg., 120 segg.