DE MARCHI, Marco
Nacque a Milano il 5 dic. 1872 da Demetrio, discendente di una famiglia svizzera ticinese e proprietario di una fiorente industria chimica in Argentina, e da Giuditta Ricciardi. Dopo aver compiuto i primi studi a Milano si iscrisse, nel 1890, alla facoltà di scienze dell'università di Pisa. ma dovette interrompere gli studi per assumere la cura del patrimonio familiare dopo la morte del padre, avvenuta nel 1893. Fu perciò spesso in Argentina tra il 1890 e il 1893 e vi risiedette stabilmente dal 1894 al 1899. Continuò comunque privatamente la propria preparazione culturale e, tornato in Italia, si iscrisse all'università di Pavia, dove seguì in particolare gli insegnamenti di P. Pavesi, che lo iniziò agli studi planctonici e ornitologici. Si laureò con pieni voti nel 1901 con la tesi I Trochilidi dell'Argentina (pubblicata in Atti del Congresso dei naturalisti italiani, Milano 1906, Milano 1907, pp. 632-729) per la quale aveva raccolto materiali negli anni di permanenza a Buenos Aires.
La monografia, che resta il contributo più significativo dato dal D. alle scienze naturali, aggiornava ed ampliava la classificazione e il numero delle specie di colibrì allora noti e conteneva, oltre alla descrizione fisica delle singole specie, un'ampia trattazione relativa al volo, al corteggiamento, alla nutrizione, al canto e alla vita in cattività, mentre nell'introduzione accennava al ruolo del colibrì nella cultura e nel folcIore delle popolazioni azteche.
Sullo stesso argomento aveva pubblicato l'anno prima una breve nota (Su i Trochilidi dell'Argentina, in Monitore zool. italiano, XVI [1905], pp. 229-233). Negli anni successivi si dedicò principalmente a studi planctonici e di fauna lacustre. Attrezzò un laboratorio limnologico nella sua villa di Pallanza sul lago Maggiore e progettò una monografia sulla fauna del lago Maggiore, ma riuscì a portare a termine solo una piccola parte delle indagini necessarie, riassunte in due succinte ma originali pubblicazioni (Introduzione allo studio biologico del Verbano, in Rend. del R. Ist. lomb. di scienze e lett., XLIII [1910], pp.698-719 e Appunti limnologici sul Verbano, ibid., XLV[1912], pp. 162-170). Si occupò anche della fauna dei laghi alpini, accertando la.presenza, in alcuni di essi, di specie fino ad allora non segnalate (Strebocerus serricaudatus nel Trentino, in Atti d. Soc. ital. di sc. nat. e del Museo civico di st. nat. di Milano, LI [1913], pp. 207-216; Notizia sulla presenza di Moina rectirostris nel Trentino, in Rend. del R. Ist. lomb. di scienze e lett., XLVI [1913], pp. 811-821).
La direzione dell'azienda, le numerose iniziative filantropiche ed alcuni incarichi governativi (soprattutto in commissioni relative alla pesca e all'agricoltura) lo distolsero poi dall'attività scientifica militante. Rimase però sempre legato a varie istituzioni e iniziative scientifiche, alle quali contribuì con interventi economici sempre più generosi. In particolare favorì lo sviluppo della Società italiana di scienze naturali, della quale fu prima (1910-11) vicepresidente e poi, fino al 1936, presidente. Fondò nel 1909 e sostenne economicamente la rivista Natura, che donò alla Società italiana di scienze naturali e della quale fu direttore fino alla morte. Nello stesso tempo consentì. la regolare pubblicazione degli Atti della stessa Società con sostanziali apporti finanziari. Arricchì le collezioni del Museo civico di scienze naturali di Milano con numerose donazioni e impedendo che preziose raccolte bibliografiche, come quella ornitologica dei conti Turati, fossero acquistate da musei stranieri. Finanziò inoltre direttamente varie spedizioni scientifiche e la pubblicazione di opere che comportavano alti costi di stampa come la monumentale Iconogra fia micologica di G. Bresadola (Milano 1917-1946).
Sistemò anche a proprie spese, nel 1918, il giardino alpino creato dall'abate P. Chanoux al Piccolo San Bernardo, dotandolo anche di un laboratorio botanico. Creò a Varenna l'incubatorio di Fiumelatte, tuttora esistente, che fu donato alla sua morte. all'Istituto di idrobiologia dell'università di Milano. Fondò a Milano nel 1912 l'ospedale scuola "Principessa Iolanda" per infermiere professioniste.
Dispose per testamento che alla sua morte la villa di Pallanza con il suo laboratorio fossero donati allo Stato italiano. Nacque così nel 1938 (cfr. l'opuscolo anonimo L'Istituto italiano di idrobiologia Dottor Marco De Marchi, Milano 1940) l'Istituto italiano di idrobiologia che fu prima ente morale, poi (dal 1954) ente di diritto pubblico posto sotto il controllo del ministero della Pubblica Istruzione, per essere incorporato infine, nel 1977, con lo stesso nome, nel Consiglio nazionale delle ricerche. Dispose anche che la villa Monastero di Varenna divenisse sede di seminari e congressi scientifici (oggi è sede della fondazione "Villa Monastero"). Donò anche lo storico palazzo in via Borgonuovo, sua residenza milanese, al Museo del Risorgimento, che ancora oggi lo occupa insieme con la fondazione benefica "Marco e Rosa de Marchi" voluta dalla moglie Rosa Curioni, sposata nel 1913 e dalla quale non ebbe figli.
Morì a Varenna (Como) il 15 luglio del 1936.
Bibl.: Necrol. in Atti d. Soc. ital. di scienze naturali e del Museo civico di Milano. LXXIV-V (1935-36), pp. 397-405;in Rendic. d. R. Ist. lomb. di scienze e lettere, LXIX (1936), pp. 949-955;in Natura. Rivista di scienze naturali, XXVIII (1936), pp. 79 s.; L. Vaccari, Inmemoria di M. D., Milano 1946 (opuscolo di 41 pagine edito dalla fondazione "Marco e Rosa de Marchi" in occasione del decimo anniversario della morte e contenente la bibliografia del De Marchi).