MARCO da Montegallo (Marco del Monte Santa Maria)
Nacque nel 1425 a Fonditore di Montegallo, località dell'Ascolano nota anche come Santa Maria di Montegallo, da Claro di Rainaldo "de Marchio", ricordato con la qualifica di "capitaneus" (Mariotti, p. 39).
Non sono note prove documentarie sui suoi studi di medicina, compiuti, secondo una fonte agiografica, prima a Perugia e in seguito a Bologna intorno agli anni 1444-45 (Hymnus rhythmicus); con certezza, comunque, si addottorò in medicina e fu annoverato come medico nella "Tabula patriciorum" della città di Ascoli per l'anno 1448. Un atto rogato nel 1449 lo ricorda, in occasione della cessione dei suoi beni in favore del fratello Cecco, come "nobilis doctor dominus Marcutius de Marchio" (in Mariotti, p. 39).
Nel 1451 M., sposato con Chiara Tebaldeschi, vestì l'abito francescano entrando nel convento di S. Maria di Valsasso di Fabriano; il legame coniugale fu sciolto con il contemporaneo ingresso di Chiara nel convento delle clarisse di Ascoli. A riceverlo nell'Ordine fu Giacomo della Marca, vicario provinciale dell'Osservanza marchigiana di cui, stando all'Hymnus, M. fu "individuus comes". Al seguito di Giacomo, M. è attestato nel 1454 in Ascoli, dove Giacomo intervenne per pacificare le fazioni cittadine. Non è escluso che M. abbia condiviso con Giacomo, in quella prima fase di apprendistato religioso, l'esperienza di inquisitore contro le residue presenze dei fraticelli "de opinione". Guardiano del convento di San Severino nel 1457, nel 1458 M. fu a Camerino, dove predicò in occasione di un'epidemia di peste, coinvolgendo la popolazione in intense pratiche devozionali e penitenziali. Sempre nel 1458 fu di nuovo ad Ascoli in occasione della quaresima.
Per quell'anno è ricordata la fondazione ad Ascoli di un Mons mutuationis, un istituto di credito gratuito, di cui non si hanno notizie certe riguardo il suo effettivo funzionamento. Alcuni studiosi hanno voluto ravvisare in questo ente il primo Monte di pietà e hanno attribuito proprio a M. un fattivo ruolo nella sua creazione. Non entrando nel merito del dibattito circa la priorità del Mons mutuationis ascolano rispetto al Mons pietatis fondato nel 1462 a Perugia, è probabile comunque che M. fosse informato di questa istituzione cittadina e che, già in questa prima fase della sua attività, si delineassero in pieno le linee della sua azione legata in primo luogo alla diffusione dei Monti di pietà "sine merito", nonché alla pacificazione delle fazioni, dato quest'ultimo costante nell'impegno religioso e spirituale degli esponenti dell'Osservanza.
Per gli anni successivi le fonti tacciono su M.: forse nel 1464 era a Sansepolcro dove sostenne, secondo una notizia settecentesca, la fondazione di un Monte di pegni gratuito, destinato a essere istituito solo due anni più tardi in seguito all'iniziativa di Fortunato Coppoli, altro importante esponente dell'Osservanza, particolarmente attivo nella fondazione di Monti di pietà "cum merito" esemplati sul modello di quello perugino. La letteratura erudita ritiene che, nel 1467, M. sia stato di nuovo a Camerino, dove lo ascoltò Camilla di Giulio Cesare da Varano, la giovanissima figlia del signore di Camerino destinata a un peculiare percorso spirituale: alcuni studiosi hanno ritenuto che proprio M. sia stato il "reverendo patre mio dilectissimo" (in Tosti, 1915) cui Camilla si rivolse molti anni più tardi, ripercorrendo le tappe della propria esperienza mistica, ma questa ipotesi non è più accolta dalla recente storiografia (cfr. Mercatili Indelicato, 1998). L'anno successivo M. era forse a Cingoli, dove la normativa a carattere suntuario recepita nella coeva legislazione statutaria è stata attribuita alla sua predicazione (cfr. Cartechini).
Con piena certezza M. era a Fabriano nel 1470 dove, in aprile, fu istituito il Monte di pietà, approvato dal Consiglio generale cittadino, dal podestà e da "frate Marco dal Monte de Sancta Maria in Gallo […] in quello medesimo loco predicante" (Mercatili, 1979, p. 379).
Il Monte di pietà fabrianese, il primo la cui fondazione può essere attribuita con certezza a M., che collaborò fattivamente anche alla redazione del suo statuto, fu concepito, al pari dei successivi voluti da M., come un istituto di credito pignoratizio completamente gratuito, le cui spese di funzionamento dovevano essere sostenute da specifici introiti individuati dalle autorità locali.
L'anno successivo M. predicò nel corso della quaresima a Fano, dando impulso alla fondazione del Monte di pietà. Proprio l'intervento di M. modificò l'iniziale decisione del Consiglio cittadino, che aveva approvato l'iniziativa a condizione che non ci fosse nessun esborso dalle casse comunali; gli statuti del Monte redatti da M. e approvati dal governatore della città, Niccolò vescovo di Modrussia, stabilirono invece precise quote devolute dal Comune in favore di questo istituto di credito. Nel 1472 M. sostenne a Jesi la fondazione del locale Monte di pietà, la cui istituzione era già stata proposta due anni prima da Francesco da Urbino, un altro osservante marchigiano; anche in quell'occasione M. collaborò con le autorità cittadine per individuare i cespiti per finanziarne il funzionamento.
Nel 1478 fu la volta del Monte di pietà di Fermo, la cui istituzione era stata sostenuta nel 1469 dal predicatore Domenico da Leonessa. L'anno successivo M. predicò nel corso della quaresima a Ripatransone, nel contado ascolano, dove il Monte di pietà, fondato nel 1471, era in profonda crisi economica e operativa; anche in quell'occasione la sua presenza dette impulso a una nuova proposta statutaria per la riorganizzazione del Monte (cfr. statuti in Mercatili, 1979). Nominato nel 1480 collettore delle decime per la crociata contro i Turchi indetta da papa Sisto IV in seguito all'assedio e alla conquista di Otranto, in quell'anno è ricordato ad Ascoli, dove fu attivo probabilmente a tale scopo. Nel 1481, mentre si trovava a Mantova, fu invitato a predicare la quaresima nella città dell'Aquila, ma non è noto se egli si sia effettivamente recato in quella città.
Ancora nelle Marche M. intervenne, nel 1483, nella riforma statutaria del Monte di pietà di Roccacontrada (ora Arcevia), la cui istituzione era stata avanzata, probabilmente senza effettivo successo operativo, nel 1470.
Lomastro Tognato (pp. 71-74) ipotizza, con convincenti argomenti, un fattivo ruolo di M. nella fondazione del Monte di pietà di Ancona, i cui statuti, redatti dopo il 1493, prevedevano un minimo tasso d'interesse per sovvenzionarne il funzionamento e alludono a una precedente regolamentazione dove il prestito era concepito "sine merito" al pari di tutti gli altri Monti voluti da Marco. Con tutta probabilità la fondazione del Monte di Ancona avvenne in quel torno di anni.
L'ultimo dei Monti di pietà fondato da M. fu quello di Vicenza, i cui statuti furono approvati il 3 ag. 1486, in seguito all'intervento di "fra Marco della Marca d'Ancona gran predicatore", il quale "operò che fosse fatto il Monte della Pietà" (Cronica ad memoriam, p. 38).
La fondazione del Monte vicentino, il primo istituito nella regione veneta, fu strettamente connessa, più di quanto avvenuto in altre occasioni, con il diffondersi di un clima fortemente ostile nei confronti del prestito ebraico e della presenza ebraica in generale, tanto che le autorità cittadine si erano rivolte a Venezia per allontanare, come infatti avvenne il 12 giugno 1486, gli ebrei di Vicenza.
In quel momento il vicario del vescovo di Vicenza, Pietro Bruto, era direttamente coinvolto nella diffusione del culto di Simone da Trento, presunta vittima, nel 1475, di un omicidio rituale di cui furono incolpati i membri della locale comunità ebraica; un anno prima si era diffusa un'identica accusa nel piccolo centro di Marostica, nella diocesi vicentina.
Come tutti i monti istituiti da M., anche quello di Vicenza fu concepito come assolutamente gratuito e destinato a sovvenzionare, con prestiti pignoratizi della durata di sei mesi per un massimo di 3 denari, le famiglie bisognose.
In quell'anno M. dovette recarsi a Venezia, dove furono stampate presso Niccolò Balaguer due operette a carattere devozionale: Libro delli comandamenti di Dio del Testamento Vecchio (cfr. Indice generale degli incunaboli [= IGI], n. 6162) e la Tabula della salute (IGI, 6166).
Il primo dei due trattatelli, specificatamente concepito per "leggersi per le scuole, botteghe e parochie" (c. 16v), rientra a pieno titolo nella diffusa produzione di testi in lingua volgare volti a indicare a un pubblico laico e con rudimenti elementari regole e comportamenti necessari al raggiungimento della salvezza individuale. Il proemio ricorda altresì come occasione di quest'opera sia stato il ciclo di prediche tenuto da M. "nel MCCCCLXXXVI del mese di dicembre, nella inclitissima […] città di Vinegia" (ibid.). L'opera è divisa in sette capitoli, dedicati ai dieci comandamenti, al loro ordine, alla loro dimostrazione, al loro significato morale, alla ricompensa per il loro rispetto, al castigo in caso di trasgressione, ai diversi modi in cui tale trasgressione si manifesta. Nella disamina dei dieci comandamenti, l'opera elenca le regole spirituali e morali del buon cristiano e presenta, e converso, una ricca casistica delle quotidiane trasgressioni a queste ultime, fornendo un vivace quadro della società, in particolare urbana, nella quale M. agì nel corso della sua vita, nonché una puntuale rappresentazione della concezione del peccato e della sua percezione.
Anche l'altro lavoro di M., la Tabula della salute, rivolto allo stesso pubblico destinatario del Libro delli comandamenti, rientra nella categoria dei manuali devozionali e catechetici destinati a fornire precise regole di condotta morale. Preceduto da un elenco delle opere e dei testi necessari per la salvezza fisica e spirituale di ogni devoto, la Tabula è divisa, come annunciato in un ricco e articolato proemio, in quindici capitoli, di cui i primi nove sono a carattere catechetico, i successivi quattro sono dedicati alle opere di carità e specificatamente ai Monti di pietà, mentre gli ultimi due sono a carattere medico. La sezione dedicata ai Monti di pietà, nonostante quanto annunciato nel proemio ("el decimo, undecimo, duodecimo et tertiodecimo capituli appartenenti al monte di pietà se poneranno in fine", c. 8v), non è però presente: a parere di Ghinato (ma la tesi è ricordata anche in opere più recenti, cfr. Mercatili, 1999) ciò fu dovuto alla cautela dell'editore che non voleva scontrarsi con la prudente politica della Serenissima, avversa alla fondazione di tale istituzione a Venezia e desiderosa di mantenere buoni rapporti con la locale comunità ebraica.
Probabilmente ancora nel 1486, presso lo stampatore Bernardino Benali, fu edito un altro componimento di M., la Corona de la gloriosa Vergene Madre Maria (IGI, Suppl., VI, 6161 A), un volumetto a carattere devozionale che raccoglie preghiere in onore della Vergine; l'operetta, "predicata" da M. stando all'incipit "in Venetia in sul campo di santo Paulo" (c. 1v), è ornata da numerose xilografie (Lomastro Tognato, pp. 153-160, la riproduzione alle pp. 177-240).
Secondo Mercatili (1999) M. soggiornò a lungo a Venezia, almeno fino al mese di febbraio del 1492, e in quell'anno si recò di nuovo nelle Marche, dove a Macerata sostenne la fondazione di un Monte frumentario, altra istituzione a carattere assistenziale e creditizio propagandata sempre da esponenti del movimento osservante, che non vide però la luce.
Nel marzo del 1494 M. era a Siena, dove fu nuovamente edito il Libro delli comandamenti di Dio (IGI, 6163: "impresso in Siena per Rigo de Haerlem nel MCCCCLXXXXIIII, a dì XXIIII de marcio. Et per el predicto frate Marco in essa città de Sena nuovamente predicante"; cfr. D. Reichling, Appendices ad L. Haini repertorium…, n. 1001). Sempre in quell'anno furono riediti a Firenze, dal tipografo Antonio Miscomini, con importanti e significative integrazioni il Libro delli comandamenti e la Tabula della salute.
La prima delle due opere fu infatti presentata, con un corposo ampliamento, con il titolo Libro delli comandamenti di Dio del Testamento Vecchio et Nuovo et sacri canoni (IGI, 6164, 6165), dove l'intento di illustrare e di rispondere alle istanze spirituali di un vasto pubblico si arricchisce con la presentazione degli insegnamenti morali desunti dal Vangelo e con le regole normative espresse nel corso dei secoli dai Padri della Chiesa e dalle norme conciliari. L'edizione fiorentina della Tabula (IGI, 6167) contiene in forma distesa, dal decimo al tredicesimo capitolo, una lunga digressione sui danni dell'usura (cap. X), sui benefici spirituali e materiali recati dai Monti di pietà (cap. XI), sulla sua concreta operatività attraverso uno statuto "tipo", parzialmente ispirato a quello di Fabriano (cap. XII), sulla documentazione giuridico-amministrativa relativa all'istituto (cap. XIII).
Sia il Libro delli comandamenti di Dio sia la Tabula della salute editi a Firenze sono preceduti da una preziosa xilografia raffigurante al centro dell'immagine un monte, denominato "Mons pietatis", tramite ideale fra la corte celeste del superiore empireo e il devoto pubblico di fedeli, colto in attento ascolto durante la predicazione di un frate. In questa sezione della Tabula, ma anche in altri passi del Libro, si ritrovano così, fra loro reciprocamente connesse, predicazione itinerante e letteratura didattico-spirituale, fondazione dei Monti e riflessione dottrinaria, soddisfacendo in tal modo quelle "istanze didattiche della cultura francescana" (Rusconi, 1984, p. 273), all'interno delle quali il Monte diventa un'istituzione fondante per il rinnovamento di una società.
M. era di nuovo a Vicenza nel 1496, dove morì il 19 marzo e fu sepolto nella chiesa di S. Biagio; le sue spoglie furono traslate nel XIX secolo in S. Giuliano. Il suo culto ab immemorabili fu approvato nel 1839 da papa Gregorio XVI.
Fonti e Bibl.: Hymnus rhythmicus in eius laudem, in Acta sanctorum, Martii, III, Parisiis-Romae 1865, coll. 73 s.; La vita spirituale della b. Battista da Varano…, a cura di M. Santoni, Camerino 1880, p. 37; Cronica ad memoriam praeteriti temporis praesentis atque futuris, a cura di D. Bortolan, Vicenza 1884, pp. 37 s., 47; Cronica che comenza de l'anno 1400, a cura di D. Bortolan, Vicenza 1889, p. 10; S. Tosti, Descriptio codicum Franciscanorum Bibl. Riccardianae Florentinae, in Archivum Franciscanum historicum, VIII (1915), p. 265; P. Farulli, Annali e memorie di San Sepolcro, Foligno 1713, p. 38; G. Cantalamessa Carboni, Notizie storiche per servire alla biografia di frate Marco di Monte Gallo…, Ascoli Piceno 1843; C. Mariotti, Il beato Marco da Montegallo…, Firenze 1896; G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Scriptores trium Ordinum…, II, Romae 1921, pp. 209 s.; S. Tosti, Il beato M., fondatore del Monte di pietà di Fano, in Memorie francescane fanesi, Fano 1926, pp. 131-140; L. Wadding, Annales minorum, XIII, Quaracchi 1932, pp. 525 s.; XIV, ibid. 1933, pp. 281, 523 s.; XV, ibid. 1933, pp. 143 s., 379; XVI, ibid. 1933, p. 340; A. Talamonti, Cronistoria dei frati minori della provincia Lauretana…, II, Sassoferrato 1940, p. 138; III, ibid. 1941, pp. 19 s., 104, 212; G. Fabiani, Gli ebrei ed il Monte di pietà in Ascoli, Ascoli 1942, pp. 35 s.; Id., Azione politica e sociale dei religiosi in Ascoli…, in Studi francescani, XIX (1947), pp. 172 s.; Id., Predicatori ad Ascoli nel Cinquecento, in Studia Picena, XXIII (1955), pp. 149-155; A. Ghinato, A chi si deve attribuire la rivelazione profetica dei Monti di pietà, in Archivum Franciscanum historicum, L (1957), pp. 231-236; L.J. Rosenwald, The 19th book: Tesoro de poveri, Washington, DC, 1961; F. Lomastro Tognato, Legge di Dio e Monti di pietà. M. 1425-1496, Vicenza 1966; J. Moormann, A history of the Franciscan Order, Oxford 1968, pp. 523, 558 s.; R. Sassi, Il Monte di pietà di Fabriano. Nascita triplice, unica misera fine, in Atti e memorie della Deputazione di storia patria delle Marche, s. 8, VI (1968-70), pp. 109-117; G. Annibaldi, I banchi degli ebrei e il Monte di pietà di Jesi, in Picenum seraphicum, IX (1972), pp. 89-129; M. Sensi, Fra Andrea da Faenza istitutore dei Monti frumentari, ibid., p. 206; V. Meneghin, Bernardino da Feltre ed i Monti di pietà, Vicenza, 1974, pp. 175-181; U. Picciafuoco, S. Giacomo della Marca (1393-1476), Monteprandone 1976, pp. 153 s.; P. Rossi, La Tavola della salute del beato M. e cenni storici di Montegallo, Fermo 1976; E. Mercatili, L'attività sociale di M., in Picenum seraphicum, XIII (1979), pp. 353-414; R. Rusconi, Dal pulpito alla confessione. Modelli di comportamento religioso fra 1470 e 1520 circa, in Strutture ecclesiastiche in Italia e in Germania…, a cura di P. Prodi - P. Johanek, Bologna 1984, pp. 271-273; V. Meneghin, I Monti di pietà dal 1462 al 1562, Vicenza 1986, ad ind.; P. Cartechini, Aspetti della legislazione statutaria…, in Cingoli dalle origini al secolo XVI. Atti del XIX Convegno di studi maceratesi, Cingoli… 1983, Macerata 1986, pp. 372-374; R. Rusconi, Confessio generalis, opuscoli per la pratica penitenziale nei primi cinquanta anni dalla introduzione della stampa, in I frati minori fra '400 e '500. Atti del XII Convegno… 1984, Assisi 1986, pp. 188-227; F. Lomastro, Sul Monte di pietà di Vicenza dalla fondazione…, in Il Monte di pietà di Vicenza, 1486-1986, Vicenza 1986, pp. 23-67; E. Mercatili Indelicato, Marco da Montegallo. Aspetti e problemi della vita e delle opere, in M. (1425-1496). Il tempo, la vita, le opere. Atti del Convegno, Ascoli Piceno… 1996, Montegallo… 1997, a cura di S. Bracci, Padova 1998, pp. 71-229; M. Sensi, M., apostolo dei Monti di pietà, ibid., pp. 221-254; R. Scuro, La presenza ebraica a Vicenza e nel suo territorio nel Quattrocento, in Reti medievali, VI (2005), 1, p. 13 (htpp:// www.dssg.unifi.it/_RM/atti/ebrei/Scuro.htm); Repertorium fontium historiae Medii Aevi, VII, p. 452.