MARCO da Montefalco
Originario, stando al toponimo, di Montefalco, in Umbria, nacque intorno agli anni Quaranta del XIV secolo.
Di questa figura poco nota del francescanesimo di tardo Trecento si possiede una scarsa documentazione che copre in modo lacunoso gli ultimi quindici anni della sua vita; per quanto concerne la sua famiglia, si sa solamente dell'esistenza di un fratello, Fortuna da Montefalco, nella fonte che lo riguarda (cfr. Laurent, p. 452) chiamato magister, suo procuratore alla corte pontificia d'obbedienza romana nel 1399 o nel 1400. Parimenti si ignora quando e dove entrò in religione, così come sono oscuri le tappe e i luoghi della sua formazione e del suo addottoramento in teologia. La prima, tarda notizia che lo riguarda è datata 1385-86 e concerne la sua carriera ecclesiastica. Lo troviamo infatti per quegli anni vescovo di Sarsina, diocesi dell'Appennino romagnolo suffraganea della provincia ecclesiastica di Ravenna, per l'ammontare di 50 fiorini. M. succedette al deceduto giurista e canonico forlivese "Joannes de Nomayo", pastore di quella Chiesa dal 1361 al 1385, ma si ha il forte sospetto che la successione di M. non fosse legittima, dato che nei repertori egli viene qualificato come "intrusus" (cfr. Hierarchia catholica, p. 437); per Ughelli, infatti, fu eletto dal papa scismatico Clemente VII. Comunque sia, una volta consacrato mantenne quel vescovado qualche mese, al più tardi fino all'agosto dell'anno successivo: per autorità del pontefice romano Urbano VI fu presto sostituito da Benedetto di Matteuccio Accorselli. Rimosso dunque dalla sede sarsinate, M. fu trasferito a Firenze e impiegato nell'insegnamento, forse per il triennio 1386-89, sicuramente per l'anno 1388-89.
Il suo nome compare nella copia settecentesca (Università di Firenze, Biblioteca della facoltà di giurisprudenza, Fondo avvocati e procuratori, D.I.9, n. 20123: cfr. Abbondanza) di un registro andato perduto che conteneva gli atti rogati dal notaio dell'Università, Lorenzo di Francesco d'Andrea da Empoli, datati tra il 1° maggio e il 26 sett. 1388. Nella Tabula della c. 1r è stilato un elenco di 27 nomine a incarichi didattici, dove come seconda si trova: "Electio magistri Marci episcopi". La qualifica di magister lascia presumere che M. avesse al suo attivo almeno sei anni di insegnamento nei conventi dell'Ordine come lettore sentenziario e baccelliere biblico. Il documento che lo riguarda occupa le cc. 7v-8r della copia del registro. Vi si legge che il 4 maggio 1388, nella chiesa di S. Piero Scheraggio, i quattro ufficiali e riformatori dello Studio fiorentino affidarono a M. "cathedram et lecturam Biblie et Sacre Pagine". L'incarico, di durata annuale a partire dal 18 ottobre, sarebbe stato remunerato con un compenso di 100 fiorini d'oro, corrisposto dal camerario dell'Università e proveniente dal fondo che il Comune aveva destinato allo Studium.
Non si hanno altre notizie sul periodo fiorentino d'insegnamento di M. che si concluse nel febbraio 1390. La sede episcopale di Spoleto era allora vacante per il passaggio del vescovo Gailhard de Paleyrac all'obbedienza avignonese e sulla cattedra romana sedeva un nuovo papa, Bonifacio IX. Come attesta una lettera di raccomandazione destinata a quest'ultimo, stilata dalla Signoria di Firenze e datata 9 febbraio (edita in Gherardi), M. chiese licenza per recarsi presso la Curia pontificia romana, confidando di essere nominato vescovo di Spoleto.
La lettera assume un significato particolare poiché la Signoria, nel tessere le lodi di M. e nel candidarlo alla sede spoletina, ne ripercorre gli antecedenti. Si viene così a conoscere qualche elemento in più sull'estromissione dalla diocesi di Sarsina: "frater Marcus de Montefalco […], olim episcopus Saxenatensis, ob familiaritatem olim gloriose memorie regis Karoli, a dicta ecclesia, nullis omnino precedentibus suis demeritis, depositus et exclusus". M. dunque sarebbe stato "vittima", secondo Pratesi (p. 206), delle controversie originate dal grande scisma d'Occidente. Senza demeriti propri, l'amicizia con Carlo III d'Angiò Durazzo, re di Napoli, passato all'antipapa Clemente VII, sembrerebbe aver pregiudicato la sua carriera nei ranghi della Chiesa. Di altro avviso Laurent che, basandosi sullo stesso documento, ha sostenuto la tesi dell'adesione di M. al Papato d'Avignone. La lettera prosegue tratteggiando il periodo fiorentino durato "iam per plures annos" nel corso del quale M. aveva catturato gli animi di tutti con la profondità della dottrina e la virtuosità della sua condotta e, in chiusura, auspica per lui un avanzamento di status, come guida della diocesi di Spoleto o di un'altra diocesi di maggior prestigio.
Papa Bonifacio IX però non raccolse la candidatura di M. e gli preferì il vescovo di Gubbio Lorenzo Corvini, che fu quindi trasferito di sede. A questo punto le fonti tacciono per nove anni, durante i quali probabilmente M. riprese a insegnare in qualche convento dell'Ordine. Un gruppo di documenti conservato presso l'Archivio segreto Vaticano ed edito da Laurent getta luce sugli ultimi mesi di vita. In quel periodo M. risulta insignito della dignità di vescovo della piccola diocesi di Marsico Nuovo, in Basilicata, suffraganea della Chiesa di Salerno, per 100 fiorini. Non è pervenuto il breve con cui il papa romano Bonifacio IX lo nominò, Ughelli fissa l'elezione al 28 luglio 1399, ma non v'è riscontro nelle fonti.
Il primo dei documenti editi da Laurent ci informa che il 6 ott. 1399 "Marcus, episcopus Marsicanus per magistrum Fortunam de Montefalcone, procuratorem et germanum suum, promisit Camere et Collegio pro suo communi servitio centum flor. auri de Camera et quinque servitia consueta" (p. 452). M. dunque, che evidentemente si era allontanato da Roma, in qualità di neoeletto vescovo si impegnava tramite il fratello a saldare metà della quota prevista il 25 dicembre di quello stesso anno e la metà rimanente il 29 sett. 1400.
In analogia con l'esperienza sarsinate, si registrò però una rapida rimozione operata dal papa che lo aveva promosso. In questa seconda circostanza tuttavia è certo che egli non fosse esente da colpe. È nota infatti la copia della lettera con cui il pontefice di obbedienza romana nominò alla sede di Marsico Nuovo, divenuta vacante, Pietro, già vescovo eletto di Cassano allo Ionio, in sostituzione di Marco. In relazione a M. vi si legge: "Postmodum vero ecclesia Marsicensi ex eo vacante quod nos hodie Marchum, episcopum olim Marsicensem, suis culpis et demeritis exigentibus, omni regimine et administratione ipsius ecclesie cui tunc preerat […] privavimus et amovimus realiter ab eisdem" (Laurent, p. 454).
Ughelli, sulla scorta del documento ora citato, credette di poter ravvisarvi l'adesione alla causa del papa avignonese da parte di M. (cfr. Italia sacra, VII, col. 517), più cauto Laurent, in ragione del tono non troppo acceso, ipotizzò il coinvolgimento di M. in qualche non meglio precisato affare non gradito o di imbarazzo alla Curia romana.
Non è noto quando sia avvenuta la destituzione, poiché il copista omise la datazione dell'atto, prima comunque del 31 maggio 1400, perché per quella data il successore di M. promise personalmente il pagamento della cifra dovuta alla Camera apostolica e al Collegio cardinalizio per la dignità ricevuta. Un ultimo (p. 454) documento d'archivio edito da Laurent potrebbe confermare come termine ante quem della rimozione quel 25 dic. 1399 fissato per il pagamento della prima metà dei servitia communia et minuta. Il 13 nov. 1400, infatti, Leonardo di Gaeta, dell'Ordine dei minori, successore di Pietro alla sede di Marsico Nuovo, si impegnò tramite il suo procuratore a pagare anche le corresponsioni dovute dai predecessori Pietro e M., che evidentemente non erano state ancora saldate. Questa è anche l'ultima attestazione riguardante M., attestazione che, a dar credito a Ughelli, sarebbe postuma, avendo egli fissato la morte alla fine del 1399.
Fonti e Bibl.: F. Ughelli - N. Coleti, Italia sacra, II, Venetiis 1717, col. 670; VII, ibid. 1721, col. 517; A. Gherardi, Statuti dell'Università e Studio fiorentino dell'anno 1387, Firenze 1881, p. 355; R. Abbondanza, Gli atti degli ufficiali dello Studio fiorentino dal maggio al settembre 1388, in Arch. stor. italiano, CXVII (1959), pp. 85, 91; R. Pratesi, M. da M., O.F.M., maestro in teologia e vescovo di Sarsina e di Marsico Nuovo, in Archivum Franciscanum historicum, LIII (1960), pp. 205 s.; M.-H. Laurent, Fr. M. de M. et les évêques de Marsico Nuovo à l'époque du schisme d'Occident, ibid., pp. 449-457; Hierarchia catholica, I, pp. 328, 437.