CELIO RUFO, Marco (M. Caelius Rufus)
Oratore e uomo politico romano del sec. I a. C. Luogo e data di nascita ci sono ignoti. Discepolo di Cicerone, aveva subito da giovane il fascino di Catilina. Dopo un viaggio in Asia, iniziò nel 59 la sua carriera d'oratore e d'uomo politico, accusando Antonio. Amante di Clodia, quando egli ruppe la relazione questa lo fece accusare da L. Sempronio Atratino di brogli elettorali e d'altri reati, fra cui il tentativo di avvelenare lei stessa. C., difeso da Cicerone, fu assolto. Tribuno della plebe per il 52, sostenne coraggiosamente la causa di Milone. Cicerone, partendo per la Cilicia, lo scelse a suo infomatore politico, e C. scrisse appunto tra il 51 e il 50 un gruppo di lettere che costituiscono gran parte dei l. VIII della raccolta ciceroniana ad Familiares, e che ce lo rivelano osservatore acutissimo, ma scettico fino al cinismo, e scrittore di un'immediatezza, d'una vivacità e d'uno spirito non frequenti nella letteratura antica. Fu eletto edile curule per il 50; alle prime discussioni sulla scadenza del governo di Cesare, C. comprese subito che la controversia non avrebbe potuto risolversi pacificamente, e, dopo avere atteso gli avvenimenti per giudicare chi fosse il più forte, si gettò dalla parte di Cesare.
Eletto pretore per il 48, ma irritato che non gli fosse stata affidata la pretura urbana, si contrappose al più fortunato collega Trebonio: si venne a lotte sanguinose e a un contrasto violento con Trebonio e con il console P. Servilio Isaurico. Ma C. fu deposto dalla sua carica e Servilio ebbe contro di lui i pieni poteri. C. fuggì da Roma, e si unì in Campania con Milone, ritornato contro la volontà di Cesare dal suo esilio marsigliese: Milone perì davanti a Conza, e C. fu ucciso da cavalieri celti e spagnoli dell'esercito di Cesare, ch'egli tentava di trar dalla sua.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 1266 segg.; W. Drumann-P. Gröbe, Geschichte Roms, II, Lipsia 1902, p. 347 segg.; G. Boissier, Cicéron et ses amis, 19ª edizione, Parigi 1923, p. 167 seg.