CASAGRANDE, Marco
Nacque a Campea di Miane (Treviso) il 18 sett. 1804 da Antonio e da Dominica Trevisol. Apprendista bottaio e pastore, fin da bambino mostrò spiccata attitudine al disegno, a scolpire la pietra tenera e a modellare l'argilla. Nel 1820 fu avviato all'Accademia di Belle Arti di Venezia da Bartolomeo Gera, suo primo mecenate. Allievo di Luigi Zandomeneghi, si affermò conquistando gli annuali premi accademici e, nel 1825, il primo premio dell'Accademia di Brera con l'opera Angelica e Medoro (Milano, Galleria d'arte moderna). Mentre era allievo dell'Accademia gli furono commissionati da Bartolomeo Gera un busto di Antonio Canova e dal maresciallo, di Francia Macdonald, duca di Taranto, una statua di Paolina Bonaparte (opere disperse).
Terminati con successo gli studi accademici, nel 1827 il C. scolpì il timpano della neopalladiana villa Gera di Conegliano (progetto di G. Jappelli): un importante gruppo scultoreo in altorilievo, L'Architettura accoglie le arti sorelle: Pittura, Scultura, Poesia, Musica. Lo stesso anno compose, in gesso, per una sala di palazzo Bortolan a Treviso (ora ospedale), tre bassorilievi rappresentanti Ettore e Andromaca, Paolo e Francesca e Olindo e Sofronia, opere esistenti e integre, testimonianza della maturità raggiunta dal ventitreenne scultore. A Padova, nel 1829, eseguì vari lavori andati dispersi (La Carità e un medaglione di Andrea Briosco, il Riccio). Sempre nel 1829 terminò una statuina di S. Giovanni Battista, commissionatagli dal patriarca di Venezia Giovanni Ladislao Pyrker, nominato da Francesco I arcivescovo di Eger in Ungheria (è conservata nel pal. arcivescovile di Eger). In quell'anno, con alacrità eccezionale, eseguì a Ferrara un altro imponente gruppo scultoreo per il palazzo Camerini (ora questura), La Fortuna propizia l'Idraulica e realizza l'Abbondanza, e modellò alcuni busti (del Conte Silvestro Camerini e di Ludovico Ariosto):tutte opere esistenti in Ferrara.
Nel 1830 l'Accademia di Belle Arti di Venezia lo nominò socio onorario. Il C. esegui opere varie, anche funerarie, ora disperse a Ferrara, Udine e Conegliano, e il busto di Papa Gregorio XVI, tuttora collocato nella sala d'onore della biblioteca del Seminario gregoriano di Belluno (G. Valentinelli. Per la solenne inaugurazione del busto..., Belluno 1835).
Nel 1833 il C. lasciò l'Italia per stabilirsi a Eger, chiamatovi dall'arcivescovo Pyrker, che lo incaricò di apprestare la decorazione scultorea della cattedrale, cominciata a costruire nell'anno 1831. Diede così vita a un laboratorio-scuola, ospitato nel Lyceum di Eger e frequentato da scalpellini ungheresi e trevigiani, che fu la prima scuola d'arte scultorea sorta in Ungheria.
Nel 1834-35 l'artista scolpì per l'attico della cattedrale le grandi statue della Fede, Speranza, Carità, nonché due Cherubini. Terminati i lavori dell'attico, scolpì una statua in calcare di S. Stefano, commissionatagli dal canonico Durcsák, collocata nel castello di Eger. Si recò poi (1835) nel Veneto per l'inaugurazione, a Belluno, del busto del Papa Gregorio XVI, con l'attestato di benemerenza del Pyrker che lo definiva uno "fra i più valenti scultori d'Europa" (Eger, Archivio arcivescovile). Rientrato a Eger nell'anno 1836, l'artista iniziò il grande ciclo di rilievi, completato nel 1837 per la consacrazione della cattedrale: Natività, Battesimo di Cristo, I quattro evangelisti, La consegna delle chiavi e, sulle due porte laterali, Aronne e Mosé. In quella città il C. compì molte altre commissioni.
Eseguì i busti dell'Arcivescovo Pyrker, del Prevosto Rutter, del Padre del gran prevosto Lévay, degli uditori della Sacra Rota Siskovics e Mednyánszky e del proprio padre (tutti nel Museo arcivescovile di Eger).
Dopo la consacrazione della cattedrale, nel 1837. il C. trasferì la bottega a Pest, dove lavorò per il ricco imprenditore Móric Ullmann e si inserì nella vita artistica del paese, partecipando a diverse mostre. Nel 1838, per il salone del palazzo Ullmann eseguì una serie di rilievi raffiguranti il Parnaso, Le tre Grazie, Le ore, La settimana, I mesi, L'Abbondanza, ecc., andati distrutti durante la seconda guerra mondiale. In quello stesso anno si recò in Italia per accordarsi con l'architetto Giuseppe Segusini sul monumento a Francesco I, mai eseguito (se ne conosce il disegno, nell'archivio privato Pierobon a Belluno).
Durante i lavori al palazzo Ullmann aveva ricevuto da Imre Mocsáry, viceprefetto della provincia di Heves, l'incarico di ornare la facciata della sua residenza di campagna di Andomaktállya: nel 1838 modellò tre rilievi allegorici, l'Ospitalità, la Pace e l'Amicizia, tuttora ben conservati. Nello stesso anno ritornò a Eger dove, su commissione del Pyrker, eseguì, ai due lati della scala grande conducente alla cattedrale, nel 1839 le statue di S. Paolo e S. Pietro e nel 1840quelle di S. Stefano e S. Ladislao.
Nel 1841 Giuseppe Kopácsy, arcivescovo primate, gli affidò l'incarico di eseguire la decorazione scultorea esterna della basilica primaziale di Esztergom. E infatti, secondo i dati dell'Archivio arcivescovile, dal 1841 il C. iniziò la sua attività a Esztergom (lavorando anche a Eger e Pest), dove rimase sino all'estate dell'anno 1848.
Tra il 1843 e il 1844 scolpì per Esztergoni in calcare le statue di S. Paolo e di S. Pietro e poi, secondo i rendiconti, quelle di S. Stefano, S. Ladislao e della Religione (rovinate dalle intemperie, se ne conservano solo frammenti nel museo della basilica). Sulla facciata occidentale scolpì due grandi rilievi raffiguranti S. Stefano che offre la corona a s. Maria e S. Ladislao nominato comandante della crociata.
Appena terminati i rilievi, nell'estate del 1844 stipulò con il Kopácsy un contratto per le statue dei Quattro evangelisti. L'artista disegnò anche alcuni progetti per un Monumento a Mattia Corvino (pubblicati, ma mai eseguiti: Ajánlat a Magyarországon Hunyadi Mátyás emlékének fel állit ás át célzó egyesülethez [Proposte per l'innalzamento di un monumento ... ], Eger 1844).
Nel 1845 sposò Maria Kovács, figlia del sarto della Curia arcivescovile di Eger.
In questi anni egli decorò il castello del conte Stefano Fáy nella località di Fáy, nella provincia di Borsod. I rilievi Pan con le ninfe, l'Aurora, Lucrezia, all'interno, sono ben conservati; all'esterno, lo stemma sorretto da angeli.
Nella primavera del 1846, a Esztergom, il C. cominciò a scolpire, in base al contratto del 1844, le statue dei Quattro evangelisti, terminate nel 1847 (mentre i relativi disegni sono conservati nel Museo cristiano di Esztergom, delle statue, corrose dagli agenti atmosferici, restano solo frammenti conservati nelle torri della basilica). Nel 1847 partecipò al concorso per il monumento dell'Arciduca Giuseppe, e nel 1848 fece il progetto di una Colonna della libertà, che doveva celebrare la rivoluzione ungherese: nessuno di questi due progetti venne realizzato, ma il secondo fu pubblicato nel Kassai Képes Ujsdog (1848).
Nel 1848 la precarietà della situazione ungherese e la morte dei suoi mecenati ecclesiastici, oltre alla speranza di veder realizzata con l'unificazione italiana una ripresa artistica, lo indussero a tornare in patria. Ma anche qui, morto a Venezia il 17 luglio 1848 B. Gera, il primo mecenate, la guerra e la sconfitta avevano fermato ogni attività. In attesa di tempi migliori, e sempre sperando di essere richiamato in Ungheria per completarvi una sua opera incompiuta, il C. si adattò in un primo tempo a far lavori di scarsa importanza, stabilendosi a Valmareno e poi a Cison di Valmarino (paese di sua madre).
Per la chiesa di Cison eseguì una serie di statue decorative (Fede, Speranza, Carità, Le quattro virtù cardinali, S. Giovanni Battista);per il duomo di Conegliano, l'altare con la statua di S. Leonardo e tre rilievi con scene della Vita del santo;per il palazzo Berton di Feltre, quattro statue rappresentanti Architettura, Pittura, Agricoltura e Commercio; per la chiesa arcidiaconale di Agordo, le statue Fede, Speranza e Carità, Mosè e David; per il duomo di Serravalle, due Angeli adoranti; i busti dell'Abate Fullina, del Canonico Janna, del Conte Brandolini, due Angeli adoranti per la chiesa di Lutrano: opere tutte esistenti e in buono stato, meno quelle di Agordo e di Feltre, corrose dal teinpo. Un ciclo di quattro rilievi con scene della Vita di s. Leonardo per la chiesa di Moriago è andato perduto con la distruzione della chiesa nella prima guerra mondiale. Sono lavori "paesani", nei quali il C. dovette adattarsi a seguire le indicazioni dei committenti.
Nel 1854, chiarita con le autorità primaziali d'Ungheria la sua effettiva posizione nei moti del '48, ritornò a Esztergom nel 1856 solo per assistere alla solenne cerimonia con cui venne inaugurata la basilica (ma in questa occasione nessuno fece cenno all'opera da lui compiuta). Si recò poi ad Eger, dove gli furono ordinati due Angeli adoranti e due Cherubini da eseguire in Italia. Sfumata la speranza di una ripresa di attività in Ungheria, tomò nel Veneto. Si dedicò a nuovi lavori e a quelli non ancora terminati, ma senza entusiasmo. Riapparve il male che sin da giovane lo tormentava, da quando aveva avuto il torace schiacciato dal blocco di una statua.
Nel 1862 intraprese la costruzione di un modesto, ma elegante tempio votivo a Cison, realizzato con l'aiuto della cittadinanza, come aveva fatto il Canova a Possagno. Nel 1863 egli spedì ad Eger i due Angeli adoranti, e nel 1869 esegui alcuni busti e medaglioni del vescovo Manfredo Bellati, morto in quell'anno. Nel 1871 si ammalò gravemente; morì a Cison il 5 febbr. 1880 e fu sepolto sotto una stele per la quale aveva scolpito un medaglione col suo Autoritratto.
Il tempio votivo di Cison, rimasto incompiuto, fu completato dopo la prima guerra mondiale quale sacrario dei caduti; i due Cherubini in marmo, per la cattedrale di Eger, quasi portati a termine, furono spediti in Ungheria, dove furono completati da A. Huszár e collocati nella cattedrale, mentre nella chiesa di Cison di Valmarino se ne trovano le prove in gesso.
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in L. Pusztai, M. C., Dati per la storia della scultura classicista ungherese, in Acta Historiae Artium, XIX (1973), pp. 91-124, che comprende anche le indicazioni archiv. per l'attività in Ungheria, si veda: Miane, Arch. parrocch., Battezzati, 1741-1783, 1784-1821; Matrimoni, 1756-1821; Cison di Valmarino, Arch. della chiesa arcipretale, Reg. dei matrimoni, teca 3, 1767-1885; Conegliano, Arch. della chiesa arcipretale, periodo terzo, Fabbriceria, Inventari, teca 72-79, 1850; Ibid., Arch. del municipio, Doc. 37, 27 apr. 1850; Podestà, 10 maggio 1850, 24 ag. 1850: Doc. 1125. I: Processo verbale della straordinaria seduta conciliare, 15 giugno 1850; Congregazione municipale, doc. 66, 12 luglio 1850; Milano, Accad. di Belle Arti, Atti, 27 luglio 1825; Venezia, Accad. di Belle Arti, Archivio, Atti d'ufficio, Carte Diedo, Matricola degli alunni iscritti (1807-1823); Repertorio degli alunni dal 1817-18 al 1852-53; Ruolo degli studenti; Ruolo degli alunni iscritti; Anno scolastico 1821-22; Matricola generale degli alunni dal 1817-18 al 1852-53;F. Del Fabbro, Piccola strenna a' suoi amici pel 1838. Reminiscenze delle tre arti belle concorse a formare l'elegante abitaz. del nobile comm. B. Gera..., Padova 1837; G. Müller, Ein neuer Tempel, in Pesther Tageblatt, 1840, p. 566; I. Fáy, Mátyás király emlékét nem lehet abbahagyni (Non è possibile lasciar perdere il monum. a Mattia), in Századunk, 1842, n. 42; I. Mayer, C. M. és Herbinger Ferenc esztergomi müködése (L'attività di M. C. e F. Herlinger a Esztergom), ibid., n. 54; M. Casagrande, Nyilt levél Ferenczy Istvánhoz (Lettera aperta a Stefano Ferenczy), ibid.; I. Májer (Mayer), M. C., in Hønderü, 1847, n. 11, pp. 113-115; Memoriae Basilicae Strigoniensis, Pestini 1856, p. 21; J. M., Fáy István kastélya Fájon (Il castello di Stefano Fáy a Fáj), in Magyar Néplap, II (1857), p. 775; F. Cesca, Elogio funebre in lode dell'insigne scultore M. C., Conegliano 1880; M. C., in Müvészet, 1909, p. 137; M. Szmrecsányi, Pyrker két Keresztelö Szent Jánosa (I due S. Giovanni Battista del Pyrker), in Magyar Müvészet, 1927, p. 560; P. Voit, Az egri föszékesegyház (La cattedrale di Eger), Eger 1834, passim;G. Edvi Illés, Az esztergomi föszékesegyház (La basilica di Esztergom), Budapest 1932, passim;L. Pálinkás, M. C., Adatok a XIX. századi magyar-olasz müvészeti kapcsolatok történetéhez (M. C., Dati sulla storia dei rapporti artistici italo-ungheresi del XIX sec.), Olasz Szemle 1942; G. Biasuz, Busti e medaglioni in gesso del vescovo M. Bellati eseguiti dal C., in Arch. storico di Belluno, Feltre e Cadore, XLII (1971), pp. 1-6; F. Mazzariol, Lo scultore veneto M. C., in L'Osservatore romano, 20 dic. 1976; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 99 s. Nel dicembre 1975, per iniziativa dello "Studium Coneglianese", si è tenuta a Conegliano una mostra fotografica sul C.: T. Tombor, M. C. scultore trivigiano dell'800. Breve sintesi biografica, Conegliano 1975 (dello stesso autore è in corso di pubblicazione un'ampia e documentata monografia).