BEMBO, Marco
Nacque da nobile famiglia veneta intorno al 1230. Gli esordi della sua carriera politica ci sono ignoti. Nel 1259, se è da identificare con lui il "Marcus Bembulus" di un documento, (Cod. diplom. Regni Croatiae..., V, p. 139), ricoprì una magistratura a Zara. Più tardi, dal 1264 circa fino al 1280, con brevi interruzioni, fece parte del Maggior Consiglio e, probabilmente, fu consigliere ducale.
La sua prima importante ambasceria della quale abbiamo notizia risale al 1267. In quest'anno il B., che ricopriva la carica di bailo a Negroponte come risulta da un elenco di baili di quest'isola redatto da K. Hopf, fu incaricato, insieme con Pietro Zeno, di trattare una tregua con Michele VIII Paleologo. Dal 1261 infatti, data del crollo dell'Impero latino, i rapporti tra Venezia e Costantinopoli erano rimasti turbati con grave pregiudizio del commercio veneto. L'accordo, che i due ambasciatori sottoscrissero il 4 apr. 1268 a Costantinopoli concludeva positivamente quasi tre anni di trattative e, per quanto non del tutto favorevole ai Veneziani, contribuiva ad avviare a normalità le relazioni tra i due stati.
Nel luglio dello stesso 1268, alla morte dei doge Rinieri Zenò, applicandosi per la prima volta una procedura destinata a durare nei secoli, si designarono quarantuno autorevoli cittadini che elessero il nuovo doge Lorenzo Tiepolo. Tra questi quarantuno, secondo Martino da Canale, ci sarebbe stato il B.; il Dandolo, invece, nella sua Cronaca, lo annovera tra coloro che nel 1275 elessero Iacopo Contarini. Subito dopo questa seconda elezione, fu inviato a Genova per ottenere la restituzione di una nave veneziana catturata dai Genovesi.
Quando si pose il problema di rinnovare la tregua del 1268 con l'Impero d'Oriente conclusa per soli cinque anni, l'incarico venne affidato di nuovo al B. (settembre 1276), cui fu affiancato Matteo Gradenigo. Quest'ultimo, però, giunto a Costantinopoli, venne a morte, e il B. continuò da solo le trattative che si conclusero il 19 marzo 1277 con un trattato più ampio del precedente che assicurava ai Veneziani migliori garanzie per i loro commerci.
Nel 1283 fu chiamato a dirimere una controversia tra Marino Morosini, infeudato della contea di Ossero nell'isola di Cherso, e i suoi sudditi; nel 1286 si recò a Genova, insieme con Nicolò Querini, con l'incarico di rinnovare la tregua con quella Repubblica. Tre anni più tardi, infine, gli fu affidata ancora una volta una missione tanto onorifica quanto delicata. Il 4 ag. 1289 il doge e i suoi consigli Maggiore e Minore in solenne adunanza diedero incarico al B. e a Nicolò Querini, ambasciatori presso la Curia papale, di presentare al pontefice due decisioni riguardanti l'Inquisizione sull'eresia in Venezia, che erano state prese in quella medesima riunione. Alcuni giorni più tardi il B. e il collega comunicarono a papa Niccolò IV quanto si era stabilito nell'adunanza, ossia che al. doge solo sarebbe spettato di dare aiuto agli inquisitori, e che il Comune di Venezia avrebbe provveduto alle loro spese incamerando, pero, tutti i proventi che si fossero tratti da tale ufficio. Il papa ascoltò, approvò ed esortò i Veneziani ad osservare sempre queste condizioni (28 ag. 1289). In questa stessa occasione i due ambasciatori, venuti a conoscenza della caduta di Tripoli, gli offrirono 20 galee per la sua riconquista, offerta accettata con entusiasmo.
Nel 1296, o qualche tempo prima, il B. fu nominato bailo, presso la corte imperiale a Costantinopoli, e insieme "rector" della comunità veneziana colà residente. L'incarico era in quel momento quanto mai difficile perché nel conflitto in corso tra Venezia e Genova l'imperatore Andronico II propendeva apertamente per quest'ultima. Nel luglio del 1296 la squadra veneziana di Ruggero Morosini assalì la colonia genovese di Pera presso Costantinopoli. Per ritorsione, i notabili veneziani e il bailo furono incarcerati. Alla fine di dicembre la colpevole acquiescienza di Andronico permise ai Genovesi di far strage della colonia. veneziana. Tra i primi fu trucidato il B. che, strappato dalla prigione in cui era recluso, fu selvaggiamente massacrato.
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