BARBARO, Marco
Nato a Venezia il 15 giugno 1754, patrizio di modeste fortune, ma di vivo ingegno e di temperamento libero e audace, intraprese la carriera giudiziaria e avvocatesca, percorrendone pressoché tutti i gradi.
Avvocato ai Consigli nel 1775-76, castellano di Chioggia nel 1776-77, avvocato alle Corti dal 1778 al 1781, divenne poi, con l'accrescersi della sua fama e dell'autorità, avvocato ai Prigioni dal 1781 al 1783, nel 1786-87 del Collegio dei XV, fece parte nel 1787-88 della Quarantia civil vecchia (carica ch'egli ebbe ancora nel 1791 e 1796), nei due anni seguenti della Quarantia crin-iinale (ricoprendola ancora nel 1794 e nel 1796-97), nel 1790 e nel 1793 della Quarantia civil nuova; nel 1791, 1792 e 1795, fece parte del Collegio dei XXV. Le cariche attraverso le quali il B. passò compongono la perfetta carriera dei patrizi veneziani del secondo ordine, detto anche dei Quaranta: e della nobiltà giudiziaria veneziana del '700 egli può dirsi un compiuto rappresentante, di essa possedendo il forte attaccamento alla retta amministrazione della giustizia, le maniere meno fini di quelle dell'ordine senatorio ma più vivaci e umanamente più aperte e libere, l'ingegno e l'animo più inquieti e duttili perché ancora stimolati dall'ambizione e dalla dignità personali (cfr. la testimonianza di A. Lamberti, Ceti e classi nel '700 a Venezia,a cura di M. Dazzi, Bologna 1959, pp. 12-15).
Nella vita come nei pubblici uffici caratteristiche del B. furono la spregiudicata libertà di sentire e di esprimersi e un'eloquenza calda e facile, una spontanea felicità d'espressione. Dell'irrequietezza dei suoi sentimenti è prova l'amicizia profonda per Angelo Querini, che sempre lo sostenne politicamente ottenendogli lo avanzamento alle più alte cariche; e del suo libero sentire come della sua ricca eloquenza nella parlata natìa sono testimonianza le Tre azioni criminali a difesa (Venezia 1786), esempio assai importante anche linguisticamente dell'oratoria settecentesca in uso nel foro veneto. Povera cosa invece è L'origine di Venezia (Venezia s. d.), un poemetto in due canti dedicato a Francesco Gritti, mentre non senza significativi sottintesi politici si legge di lui l'Elogio di Angelo Emo (Venezia 1792).
Con quale turbata partecipazione il B. avesse seguito e agito nelle vicende politiche della declinante Repubblica di S. Marco si può vedere soprattutto dalla sua Istoria delle questioni promosse da un eccitamento del N. H. Carlo Contarini, racconto drammatico e spregiudicato delle vicende della riforma che il Contarini e il Pisani avevano cercato di condurre a termine nel 1780 in seno alla costituzione veneziana.
L'Istoria del B. circolò per lunghi anni manoscritta (un esemplare è nella Biblioteca del Museo civico Correr di Venezia, cod. Cicogna 2265), e solo dopo la caduta della Repubblica se ne stampò un'edizione fattasi subito assai rara (Venezia 1797, 3 voll.).
Nelle vicende che portarono all'ingloriosa fine della Serenissima il B. fu dalla parte di quei pochi che cercarono di vedere a fondo nella realtà e d'imporre in Maggior Consiglio una difesa dura ed energica della dignità veneziana: accusò pubblicamente, tra il 1796 e il 1797, rappresentanti veneti codardi o troppo corrivi alle richieste francesi, si prodigò per la difesa di Venezia, e stampò i suoi Tre cantici MDCCXCVII (Vicenza 1797), in cui, rivolgendosi al popolo, lo esortava a combattere contro la sopraffazione della antica libertà veneta.
Morì nel 1798, sopravvivendo pochi mesi al crollo della Repubblica.
Fonti e Bibl.: L. A. Balbi, Arringo per la signora N. N. in causa di deflorazione, s. 1. 1795, p. s; Arch. di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato, busta 632 (Riferte), riferta 20 apr. 1797; Memoria che può servire alla storia Politica degli ultimi otto anni della Repubblica di Venezia, London [ma Venezia] 1798, pp. 130, 149, 162, 173 s., 194; G. Moschini, Della letteratura veneziana del sec. XVIII, III, Venezia 1806, pp. 29 S.; E. A. Cicogna, Saggio di bibliogr. veneziana, Venezia 1847, pp. 191, 416; G. Melzi, Diz. di opere anonime e Pseudonime,Milano 1848, 1, p. 351; III, p. 168; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, VI, Venezia 1853, pp. 26-29; G. Soranzo, Bibliogr. veneziana,Venezia 1885, p. 214;A. Medin, La storia della Repubblica di Venezia nella poesia,Milano 1904, p. 563; P.Molmenti, La storia di Venezia nella vita privata,Bergamo 1926, III, pp. 84, 412 n.; N. Vianello, Il veneziano lingua del foro veneto nella seconda metà del sec. XVIII,in Lingua Nostra, XVII (1957), pp. 70-72; B. Gamba, Serie degli scritti impressi in dialetto veneziano,a cura di N. Vianello, Venezia-Roma 1959, pp. 171 s., 182.