Vedi MARCO AURELIO dell'anno: 1961 - 1995
MARCO AURELIO (v. vol. IV, p. 825)
Fra le iconografìe degli imperatori romani, quella di M. A. è la più semplice e chiara. Vi sono quattro tipi ritrattistici distribuiti lungo l'arco di quarant'anni, ossia dall'adozione del quasi diciasettenne M. A. (nato il 26 aprile 121 d.C.) da parte di Antonino Pio (25 febbraio 138 d.C.), fino alla sua morte. La classificazione dei quattro tipi di ritratti, operata per la prima volta da M. Wegner, si è finora dimostrata valida. Essi raffigurano il principe e l'imperatore in quattro tappe decisive della sua vita. Per quanto concerne l'antichità, è questo l'unico caso in cui ci è dato di seguire la maturazione e l'invecchiamento di una fisionomia umana attraverso un arco di tempo così lungo. Tuttavia, una tale documentazione biografica non era certo il reale scopo degli scultori e dei loro committenti, bensì la naturale conseguenza del fatto che M. A. venne a trovarsi al centro del potere già in età molto giovane. La codificazione della fisionomia dell'imperatore in determinate tipologie artistiche ufficiali significava, in linea di principio, che i cambiamenti - in conseguenza dell'età - dei suoi tratti fisiognomici potevano essere introdotti soltanto a determinati intervalli. In ogni modo, proprio l'iconografia ritrattistica di M. A. rivela interessanti tentativi di allontanamento dalle tipologie prestabilite.
Il primo tipo ritrattistico, che trova la sua migliore esemplificazione in un busto dei Musei Capitolini e finora noto in quasi trenta copie, raffigura il principe come un giovane senza barba e con i capelli ricci. Le sopracciglia dall'arco accentuato e i globi oculari leggermente sporgenti (evidentemente ereditati da altri membri della sua famiglia, a giudicare p.es. dalle testimonianze iconografiche della zia Faustina Maggiore), che si incontrano anche in altri tipi ritrattistici, sono già chiaramente definiti e distinguono nettamente la sua fisionomia da quella del fratello minore adottivo Lucio Vero.
La nascita di questo tipo viene quasi unanimemente datata all'anno 139, quando il principe diciannovenne riceve il titolo di Cesare e viene designato console per l'anno 140, e quando compare per la prima volta il suo ritratto sulle monete. Tuttavia, poiché questo rivela tratti giovanili, è possibile che risalga a qualche anno prima, più probabilmente all'epoca dell'adozione. Un ritratto del Vaticano è molto simile per quanto riguarda l'acconciatura, ma presenta un viso più allungato: evidentemente testimonia il tentativo di rappresentare il principe in età più avanzata, senza varcare i limiti della tipologia prestabilita. Non è ancora chiaro se queste modifiche siano da imputare all'arbitrarietà del copista o se venissero creati modelli ritrattistici sempre nuovi e attuali rispetto all'età dell'imperatore durante il suo governo. Tuttavia, molte indicazioni fanno propendere per quest'ultima possibilità.
Considerata la scarsa importanza politica del principe, non stupisce il fatto che la diffusione delle copie del primo tipo ritrattistico sia limitata a Roma e alle sue immediate vicinanze. Al di fuori dell'Italia è nota finora soltanto una replica (Rodez, Francia).
Il secondo tipo mostra una diversa pettinatura (le ciocche sono più arricciate) e una fisionomia più matura, caratterizzata da un mento più appuntito e, soprattutto, dalla comparsa della barba. L'esemplare più rappresentativo della serie è stato individuato da Wegner in una testa dell'Antiquarium del Foro di Roma, divenuta da allora costante punto di riferimento.
Si tratta, in realtà, di un prodotto di modesto artigianato, che non corrisponde affatto allo stile «aulico» dell'epoca di Antonino Pio. Il tipo è meglio esemplificato dai busti conservati agli Uffizi e a Palazzo Pitti a Firenze, come pure a Tolosa, che rivelano nella lavorazione della capigliatura la maestria dello scultore nell'uso del trapano.
In base al volume della barba, le quaranta copie finora individuate possono essere divise in gruppi che si susseguono cronologicamente e che rispecchiano il tentativo di fissare di volta in volta le caratteristiche temporanee della fisionomia imperiale.
Tuttavia, gli adattamenti all'età interessano ora soltanto la barba, mentre la pettinatura e i lineamenti restano fedeli al tipo stabilito.
Le prime copie sono ancora completamente prive di barba (Parigi, MA 1156; Samo); segue una varîante con barba incisa sulle guance e sul labbro superiore (Civitavecchia); un gruppo più cospicuo presenta la barba sulla punta del mento (Firenze e Tolosa); nelle repliche del gruppo successivo, di entità numerica simile al precedente, la barba copre le guance e il mento (Copenaghen, NCG 699; Napoli 6090-6091, 6093-6094). Del quinto gruppo è peculiare una folta barba, di lunghezza variabile (Tarragona, Alessandria). Con l'aiuto delle monete è possibile in parte stabilire una cronologia dei singoli ritratti. Il tipo-base potrebbe essere stato creato nell'anno 139 (conferimento del titolo di Cesare) o 140 (primo consolato). La terza versione si può forse porre in relazione con il matrimonio del principe ereditario nell'anno 145 e con il secondo consolato, la quarta con la nascita della prima figlia e con il conseguente conferimento della tribunicia potestas nell'anno 147, e l'ultima versione con la nascita di un altro erede maschio nel 152. Un ritratto di Venezia mostra sul lato anteriore tutte le caratteristiche del secondo tipo, mentre il lato posteriore corrisponde al primo. Si tratta dell'unico caso in cui un ritratto imperiale viene trasformato da un tipo preesistente in uno successivo, per una palese esigenza di aggiornamento.
La nuova posizione politica del principe ebbe come esito la diffusione del secondo tipo ritrattistico in tutto l'impero.
Il terzo tipo ritrattistico, noto finora in quasi sessanta repliche, è da considerarsi quello del periodo di governo in associazione con Lucio Vero (161-169). Tuttavia, esso fu evidentemente elaborato ancor prima della morte di Antonino Pio, vale a dire nell'anno 160, quando M. A. e il fratello adottivo Lucio Vero furono designati consoli per l'anno successivo. La capigliatura è nuovamente mutata e la barba è più lunga. La fisionomia denota l'età più avanzata, con rughe chiaramente visibili sotto gli occhi e sopra i baffi. Al terzo tipo, che in parte comprende copie di elevata qualità (Vaticano, Museo delle Terme, Louvre), appartiene anche la testa della famosa statua equestre sul Campidoglio. Le proporzioni della testa sono diverse dalle altre repliche e corrispondono a quelle dei ritratti di Commodo; è evidente, dunque, che il tipo di ritratto, come l'intera statua, è postumo, realizzato solo dopo l'anno 180 d.C.
Il quarto tipo ritrattistico è testimoniato da un numero di repliche quasi uguale a quelle del terzo e con analoga diffusione; ne differisce leggermente per la marcata stilizzazione dei capelli in ciocche fiammeggianti sulla fronte. Mentre la capigliatura dei ritratti precedenti si adegua di volta in volta alla moda, il quarto tipo rivela la particolarità dei capelli acconciati nel modo suddetto che sono caratteristici delle teste di dèi e semidei. Resta ancora da chiarire se con ciò si volesse veramente assimilare la figura del sovrano a quelle delle divinità (nel caso di un imperatore come M. A. ciò desterebbe stupore) o se si intendesse elevare i suoi ritratti al di sopra della produzione di massa di epoca tardo-antonina. Al contrario, la lunga barba è elemento indubbiamente riconducibile alla moda del tempo; in ogni caso non è possibile pensare che si volesse imitare l'usanza dei filosofi greci, poiché questo richiamo non sarebbe stato comprensibile in questo contesto storico.
Quale esemplare rappresentativo di questa tipologia il Wegner scelse un busto del Campidoglio di grande pregio, che tuttavia si allontana dal modello principale; altre repliche (p.es. Palazzo Braschi) riproducono il modello con maggiore precisione. Non è ancora chiaro se l'incarnato di questo tipo ritrattistico fosse liscio, quindi privo di riferimenti all'età, oppure caratterizzato da rughe, come mostrano diverse repliche (p.es. Napoli).
Anche la data della creazione di questo tipo di ritratto non è stata definitivamente accertata. È molto probabile che essa si debba far risalire all'epoca in cui, successivamente alla morte di Lucio Vero, avvenuta nel 169, cominciò a governare da solo. A sostegno di questa ipotesi è la constatazione che i monumenti che lo celebrano come vincitore dei Germani (rilievi trionfali e colonna a Roma) adottarono escluŚivamente il quarto tipo ritrattistico.
I ritratti postumi, che sicuramente furono prodotti probabilmente fino all'epoca di Settimio Severo, possono essere individuati soltanto in base allo stile. Attualmente, oltre alla statua equestre già menzionata, si possono considerare postume soltanto le teste della Colonna Antonina a Roma.
Poiché della maggioranza delle rappresentazioni del sovrano rimangono soltanto le teste, non si può pervenire a conclusioni impegnative riguardanti le immagini statuarie. Fra i busti e le poche statue che si sono conservati prevalgono, come nel caso di Antonino Pio, quelli in costume militare. Raffigurazioni dell'imperatore in abbigliamento civile sono tanto rare (statua togata del Cairo) quanto quelle in vesti divine (statua di M. A. come Giove rinvenuta a Bulla Regia), mentre mancano del tutto rappresentazioni in abbigliamento greco.
Bibl.: Per una più recente lista dei ritratti pervenutici: M. Wegner, Verzeichnis der Kaiserbildnisse von Antoninus Pius bis Commodus, in Boreas, II, 1979, p. 53 ss. - Vedi inoltre: M. Bergmann, Marc Aurel (Liebieghaus Monographie, 2), Francoforte 1978; H. Jucker, Marc Aurel bleibt Marc Aurel, in Bulletin de l'Association Pro Aventico, XXVI, 1981, pp. 5-17; V. Kovâcs, Marc Aurel Porträt aus Lugio, in Bromes romains figurés et appliqués et leur problèmes techniques. Actes du Vile colloque International sur les bronzes antiques, Székesfehérvàr 1982, Székesfehérvàr 1984, p. 89 ss.; K. Fittschen, P. Zanker, Katalog der römischen Porträts in den Capitolinischen Museen, I, Magonza 1985, p. 67 ss., nn. 61-71, tavv. LXIX-LXXVII; F. C. Albertson, A Portrait of Marcus Aurelius from Syro-Palestine, in DaM, III, 1988, pp. 1-9; Κ. Fittschen, Prinzenbildnisse antoninischer Zeit (in preparazione), tipo Α-B.
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