ANTONIO, Marco (M. Antonius M. f.), soprannominato il Cretese (Creticus)
Pretore romano, che combatté contro i pirati e i Cretesi. Era figlio del grande oratore dello stesso nome: sposò in seconde nozze Giulia, sorella di Cesare e n'ebbe tre figli: Marco (il triumviro), Gaio e Lucio.
Venne eletto pretore nel 74 a. C., l'anno in cui Roma si trovò sulle braccia anche la guerra contro Mitridate, che s'era alleato con Sertorio da una parte, e con i Cretesi e i pirati dall'altra. Antonio riuscì ad avere un comando straordinario nel Mediterraneo contro questi ultimi, grazie al patrocinio del console Cotta, e d'un mestatore tanto spregevole quanto potente, Cornelio Cetego. Questo comando gli fu affidato per via di una semplice deliberazione del senato, né si vede bene sotto quale forma; secondo un antico, essa conferiva ad Antonio i poteri che sette annì dopo ebbe Pompeo in virtù della legge Gabinia. Comunque, la deliberazione del senato non suscitò opposizioni. Marc'Antonio incrociò nel Mediterraneo: lo troviamo sulle coste della Gallia e in Sicilia: probabilmente appartiene a questo periodo il caso della nave che trasportava un'intera coorte, e, perduta la rotta, si trovò alle prese con due feluche corsare. Il punto di appoggio e di rifornimento della pirateria era Creta, e Antonio rivolse i suoi sforzi contro quest'isola ma senza molto successo. A quanto si può intravedere, egli era accusato di non aver abbastanza misurata la difficoltà della impresa, e di non essersi sufficientemente provvisto di armi e munizioni. Certo i Cretesi, comandati da Lastene (e Panares) catturarono in abbondanza navi romane e uomini, che, tornando ai loro porti, tenevano attaccati trionfalmente alle gomene delle vele. La guerra durava press'a poco da un paio d'anni allorché Marc'Antonio morì, in Creta. Egli avrebbe già concluso coi Cretesi un trattato di pace, ma tuttavia i prigionieri romani, e così presumibilmente le navi, rimasero in mano del nemico. Questo Marc'Antonio non ebbe né le qualità del padre né quelle dei figli: egli ci appare come assolutamente impari al compito che si era assunto, e gli antichi lo descrivono come uomo estremamente pigro e di scarsa capacità. I più benevoli ne lodano la prudenza e la generosità, che a giudizio di altri sarebbe dissipazione, ma devono ammettere, in ogni modo, che nella vita pubblica seppe fare assai poco. Rimase memoria degli abusi e delle violenze da lui commesse nelle provincie, e la legittimità della guerra contro i Cretesi apparve discutibile, sebbene forse a torto. In Sicilia Gaio Verre credette di trovare negli atti di Marc'Antonio i precedenti da far servire alla sua giustificazione.
Fonti: Cicerone, Verr., II e III e Sallustio, Hist., p. 133 Jord.; Livio, Per., 97; Plutarco, Ant.,1; Comp. Dem. et Ant.,1, ecc.
Bibl.: E. Klebs, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswissenschaft, I, col. 2594 seg.