GRECCHI, Marco Antonio (Marcantonio)
Non si hanno notizie sulla famiglia d'origine né sulla formazione artistica di questo pittore nato intorno al 1573 (Petrini) in territorio senese.
La vicenda critica del G. ha il suo punto iniziale nella breve biografia scritta da Romagnoli (ante 1835) che lo dice allievo di F. Vanni e di P. Sorri e ne loda l'originalità. Tale versione contrasta con quanto aveva scritto Lanzi (1809), il quale lo considerava "più simile al Tiarini di Bologna che a verun maestro di Siena".
Gli inizi, illustrati da incisioni datate allo scadere del XVI secolo, parlano di riprese letterali da A. Casolani.
Del 1595 è la prima opera nota, un'incisione firmata e datata raffigurante il Compianto, seguita, l'anno successivo, da altre quattro incisioni autografe con il Beato Giovanni Colombini, S. Ansano che battezza i Senesi in due formati (con riferimenti a Francesco Vanni), Salomè con la testa del Battista. Al 1597 risale un altro rame con la Madonna e il Bambino, s. Giovannino e s. Caterina da Siena (tutte queste incisioni sono conservate a Siena, Biblioteca comunale degli Intronati, Stampe, F 1.1.4, F 2.1.3).
Collegamenti aggiuntivi si possono istituire con altri autori senesi di primo piano come V. Salimbeni e C. Roncalli, attivi tra Perugia, Foligno, Assisi e la Valnerina, con i quali il G. potrebbe aver intrattenuto rapporti di collaborazione, probabilmente determinanti per il suo trasferimento in Umbria, dove è documentato a partire dal 1600 (se non altrimenti specificato per le indicazioni documentarie si fa riferimento a Pittura… Ricerche in Umbria2 e a Petrini).
Quell'anno, infatti, il G. sottoscriveva una tela (perduta) con S. Caterina, s. Francesco d'Assisi e s. Francesco di Paola per la chiesa di S. Maria di Vallegloria a Spello. Sempre a Spello nel 1601 i canonici di S. Maria Maggiore gli concedettero di erigere una cappella nella chiesa e di collocarvi un quadro con S. Cecilia e s. Francesco di Paola. La firma del pittore e la data 1603 si leggono su una paletta d'altare con la Madonna, il Bambino e i ss. Maria Maddalena, Francesco, Girolamo e Raimondo, destinata alla stessa chiesa (Fratini, 1979), in cui cromie chiare e vivaci, schemi compositivi elementari e personaggi ricordano i tipi di Sebastiano Folli e soprattutto di Casolani.
Nel 1604 e nel 1606 il G. risulta essere in trattative con il capitolo dei canonici di S. Maria Maggiore per l'acquisto di una casa. Nel 1606 il G. dipinse alcuni santi e dorò la cappella del palazzo dei Priori di Foligno. Nel 1609 donò ai consiglieri comunali di Foligno un quadretto "ubi est impressa imago divi Feliciani" (Metelli, 1981), opere di cui non resta traccia.
Tra primo e secondo decennio il G. lavorò a due tavolette applicate all'altare del Sacramento in S. Lorenzo a Spello (Fratini, 1995) e dipinse: il S. Antonio Abate della Pinacoteca comunale di Spello, datato 1604, in cui si avverte l'acuta capacità ritrattistica di A. Spacca; la Madonna col Bambino, s. Felice e il b. Andrea Caccioli che reggono il plastico di Spello (Fratini, 1985); la Gloria di Cristo in abiti pontificali nella Pinacoteca comunale di Spello; la Madonna col Bambino e quattro santi nella parrocchiale di Acqua Santo Stefano presso Foligno; e il complesso e artificioso Martirio di s. Stefano (1611) in S. Niccolò a Foligno, dove è evidente un suo aggiornamento in senso riformato.
Nel 1613 il G. abitava a Foligno forse già da alcuni anni e apparteneva alla Confraternita di S. Girolamo. Nello stesso anno, in un atto di acquisto di alcuni immobili a Spello, viene menzionata per la prima volta la moglie del G., Cecilia Fabbri di Città di Castello di sei anni più anziana, vedova di Gaspare Cambi, parente di don Giustiniano Cambi canonico di S. Maria Maggiore a Spello.
Il 17 maggio il G. stipulò un contratto, per un dipinto murale "ad olio lavorato", raffigurante l'Ultima Cena, per il refettorio minore di S. Maria degli Angeli, lavoro che doveva essere avviato entro il 17 agosto successivo, e il 22 apr. 1614 ne rilasciava quietanza per il compenso di 130 scudi (Metelli, 2000). L'opera, tuttora in loco, è difficile da giudicare per via delle pesanti ridipinture.
La data 1617 e il nome del G. compaiono nel S. Felice e due angeli destinato alla chiesa di S. Maria Maggiore, uno dei dipinti più significativi della produzione del G., nella Pinacoteca di Spello, dove si avvertono relazioni con una diversa componente baroccesca, di matrice umbro-marchigiana e una più pronunciata sensibilità cromatica.
Ancora a questa fase della produzione del G. appartengono il dipinto del 1619 con La Madonna, il Bambino e s. Simone Stock per il monastero di S. Lucia a Foligno, l'Immacolata Concezione tra s. Felice e s. Rocco del 1620 nella raccolta parrocchiale di S. Maria Maggiore (Fratini, 1990) e l'Immacolata con i ss. Bonaventura e Ludovico da Tolosa del 1622 conservata a Foligno nel monastero di S. Lucia.
Del 1621 è il primo testamento, nel quale viene menzionata la moglie e viene designato come erede universale l'Ordine dei gerolamini e in cui è manifesta l'intenzione dei due coniugi di dotare la cappella di S. Cecilia in S. Maria Maggiore a Spello.
Nel luglio del 1622 acquistava un terreno a Spello, che finiva di pagare il 15 ottobre dello stesso anno.
Del 1625 è la tela con la Madonna del Rosario per la parrocchiale di S. Giovanni Profiamma, in cui si nota una ripresa del linguaggio delle origini, a cui sono vicine le tele con S. Carlo Borromeo e con la Madonna che intercede per le anime purganti nella cappella del Sacramento di S. Maria Maggiore (Fratini, 1990). Altra opera firmata e datata è la Sacra Famiglia per la cappella di S. Anna in duomo, passata poi alla Madonna del Suffragio a Foligno, che risale al 1634 (Barroero).
Nel 1636, insieme con don Giustiniano Cambi, forniva al capitolo dei canonici il disegno per la scala del pulpito e dipingeva un braccio reggicroce per S. Maria Maggiore di Spello. Tre anni più avanti firmava e datava una pala nella cattedrale di Amelia raffigurante la Madonna col Bambino e i ss. Lorenzo, Rocco e Sebastiano.
Durante il terzo decennio del Seicento il G. realizzò dipinti meno luminosi e solari come l'affollato Paradiso della Pinacoteca di Spello, dove sono evidenti i debiti nei confronti del fiammingo Francesco da Castello, le tre tele in S. Maria Maddalena a Spello con storie della santa titolare, la Madonna di Costantinopoli e i ss. Michele Arcangelo e Francesco d'Assisi nella Pinacoteca comunale di Spello e la Madonna della Cintola in S. Agostino a Bevagna.
Al 1630, stando alla data riportata da Urbini, dovrebbero risalire i due dipinti murali sulla parete di fondo dell'oratorio di S. Bernardino a Spello, uno raffigurante la Circoncisione, l'altro con S. Anna, s. Francesco e s. Carlo Borromeo, inseriti in un imponente e inedito, per il G., inquadramento architettonico di sapore romano (Fratini, 1985).
Successiva dovrebbe essere l'impresa più impegnativa realizzata dal G. nella sua lunga carriera: la decorazione della chiesa di S. Maria di Vallegloria a Spello. All'interno dell'edificio, lungo le pareti laterali e sul muro di fondo, l'artista realizzò diciotto riquadri a olio (quattordici sono sopravvissuti) con cornici in stucco (forse disegnate da lui stesso) raffiguranti episodi della vita di Cristo, di s. Francesco, di s. Chiara e di s. Carlo Borromeo; sulla controfacciata, le immagini di David e S. Cecilia, più luminose e rilassate; e su un altare della parete sinistra una tela a olio con S. Carlo Borromeo (Fratini, 1985).
In queste opere il G. mette decisamente da parte il lessico baroccesco della prima fase per esprimersi su cadenze più austere e rigorose, tipiche del linguaggio controriformato, con riferimenti diretti all'arte di G. Reni che vengono ribaditi in uno dei due dipinti realizzati per la Comunità di Cannara: la Flagellazione di Cristo tra s. Francesco d'Assisi e s. Francesco di Paola (Cannara, Pinacoteca comunale).
La linea austera e disadorna si attenua allo scadere degli anni Trenta con i dipinti delle chiese di Amelia e dintorni: Trinità in S. Magno, pala raffigurante la Madonna col Bambino e i ss. Lorenzo, Rocco e Sebastiano destinata alla cattedrale e segnalata con dati inesatti da Guardabassi (1872) e la Sacra Famiglia e i ss. Matteo, Crispolto e Rocco in S. Matteo a Sambucetole (Metelli).
Fra i lavori conclusivi del pittore si può annoverare il dipinto murale con S. Francesco e due angeli visibile in S. Lorenzo a Spello, datato 1648 e caratterizzato dal ritorno alla vivace cromia e alla luminosità dei lavori iniziali.
Difficili da collocare all'interno del percorso del G. sono invece opere di autografia quasi certa come la Madonna del Latte con s. Francesco, s. Chiara e committente nella Pinacoteca di Cannara e la teletta con la Madonna e il Bambino nella sacrestia della parrocchiale di Fiamenga (Fratini, 1995).
Nel 1646, il G. e la moglie ottennero di fondare un canonicato in S. Maria Maggiore a Spello e contemporaneamente dettarono un secondo testamento nominando come erede la collegiata di S. Maria Maggiore e lasciando 5 scudi alla chiesa spellana di S. Claudio. Non avendo avuto figli il G. e la moglie adottarono Ferdinando Vitali da Esanatoglia, prete e titolare della cappellania da loro istituita presso l'altare della Trinità in S. Maria Maggiore.
Il 17 luglio 1648, il G. fu nominato erede universale dalla moglie, che morì il 14 luglio 1650. Pochi mesi dopo, il 25 febbr. 1651, il G. morì a Spello all'età di "anni 78 in circa" (Casagrande).
Fonti e Bibl.: G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degl'intagliatori, II, Siena 1771, p. 104; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia… (1809), I, a cura di M. Capucci, Firenze 1968, p. 254; E. Romagnoli, Biografia cronologica de' bellartisti senesi, 1200-1800 (sec. XIX), IX, Firenze 1976, pp. 605-610; A. Presenzini, Vita ed opere del pittore A. Camassei, Assisi 1880, pp. 184 s.; M. Faloci Pulignani, La Madonna di S. Anna, in Gazzetta di Foligno, 15 apr. 1891; G. Urbini, Le opere d'arte di Spello, in Arch. stor. dell'arte, s. 2, III (1897), pp. 374 s.; M. Faloci Pulignani, S. Feliciano e il pallio arcivescovile, Foligno 1911, p. 60; U. Gnoli, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, Leipzig 1921, p. 562; C. Fratini, Spello. S. Maria Maggiore. Ipotesi per un Museo pinacoteca, Foligno 1979; L. Barroero, in Pittura del '600 e '700. Ricerche in Umbria 2, Treviso 1980, ad ind.; G. Metelli, Spigolature d'archivio: la quadreria Roscioli…, in Boll. stor. della città di Foligno, V (1981), pp. 167 s.; Id., La chiesa di S. Giovanni decollato detta della Misericordia di Foligno, ibid., VI (1982), pp. 129-156; F. Gentile Donnola, in L. Sensi - M. Sensi, Fragmenta Hispellatis historiae, ibid., VIII (1984), pp. 13-136; G. Metelli, La chiesa e la Confraternita del Gonfalone di Foligno, ibid., IX (1985), pp. 171-208; C. Fratini, Marc'Antonio G.: un pittore da non dimenticare, in La Squilla, XII (1985), p. 2; G. Casagrande, Inventario-regesto delle pergamene… di S. Maria Maggiore a Spello…, in Boll. per la Deputazione di storia patria per l'Umbria, LXXXVIII (1985), pp. 6-66; S. Petrini, M. G.: contributo per la storia del manierismo in Umbria, tesi di laurea, Università degli studi di Perugia, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1986-87; C. Fratini, in Spello città d'arte. Guida storico-artistica, Monza 1990, pp. 31, 35 s., 38, 40 s., 49, 52, 54 s., 57, 60 s.; G. Benazzi, in Pittura del Seicento. Ricerche in Umbria, Perugia 1989, pp. 185-187; C. Fratini, Introduz., in Pinacoteca comunale di Spello (catal.), a cura di A. Marabottini, Perugia 1995, pp. 31 s.; C. Galassi, ibid., pp. 66-71; C. Fratini, in Ricerche in Umbria 3, Treviso 2000, pp. 12 s.; G. Metelli, ibid., pp. 44, 46, 78 s., 92, 123, 154, 159, 164.