CAIMI (Caymo, Caimo), Marco Antonio
Nacque a Milano, probabilmente poco dopo il 1500, da Pier Paolo, gentiluomo milanese distintosi per virtù militari nelle corti dei Gonzaga e di Ludovico Sforza, e da Margherita Corvino, di famiglia originaria di Arezzo. Dopo una prima formazione particolarmente attenta alle "litterae humaniores" (la sua dottrina fu apprezzata anche da un erudito come Gaudenzio Merula), si recò a Padova per compiere gli studi giuridici. Ma prima di aver conseguito il dottorato si trasferì a Bourges, dove era attratto dalla fama umanistica dello Studio, e soprattutto dall'insegnamento dell'Alciato, verso il quale poté spingerlo anche un probabile incontro con Wigle van Aytta, professore a Padova di diritto civile dal 1531 al 1533, critico sensibile e acuto, nelle sue lettere, degli ambienti giuridici padovani e dei loro metodi scientifici.
Nell'ottobre del 1533 il C., già addottorato, sostituiva a Bourges l'Alciato sulla cattedra di diritto civile. Il 20 ottobre lo stesso Alciato ne dava notizia all'Amerbach da Milano, con una lettera in cui mostrava di averlo avuto in grande familiarità, spingendosi fino a dirlo suo "collega di sacerdozio". Nel 1534, alla morte del padre, il C. fece probabilmente ritorno a Milano, ma già nel 1538 ricopriva una cattedra di diritto civile nell'università di Ingolstadt, dove s'era immatricolato il 22 ottobre e dove da un anno lo aveva preceduto il Viglius.
Il C. succedeva nell'insegnamento a un certo Fabio Romano, che aveva lasciato l'università per l'inimicizia del Viglius, la cui influenza non dovette essere estranea alla chiamata dei Caimi. Li univa infatti la comune cultura e la discepolanza da Alciato. In una lettera del 24ott. 1538 il Viglius annunciava la recente assunzione del C. nello Studio, giudicandolo "vir bene eruditus". Più tardi, nell'autobiografia, lo avrebbe ricordato ancora come collega "excellentissimus", benché meno fortunato di lui presso gli scolari. Al contrario, in una lettera del dicembre 1539, il Viglius lasciava intravvedere come col tempo fossero nati fra loro dei dissapori, per divergenti valutazioni sugli uomini e sugli indirizzi da imprimere agli studi giuridici nell'università. Tuttavia, più avanti negli anni, il C. avrebbe potuto ancora rivolgersi a lui, ringraziandolo della sua calda amicizia.
Nel 1540 il C. lasciò Ingolstadt: "Athenaeo nostro relicto - registrano gli Annales accademici - Ticinum migravit". In realtà, a Pavia il C. giunse solo più tardi. Nel 1544, invece, si trovava sicuramente a Milano, poiché in quell'anno fu accolto nel Collegio dei giureconsulti della città. Nel 1548 ottenne una cattedra di iuscivile a Pavia. Qui ritrovava l'Alciato come collega nell'insegnamento, e così rinnovava l'antica familiarità, proseguendo a un tempo la sua consuetudine con alcuni dei maggiori giuristi culti. Nel gennaio del 1550 però l'Alciato moriva; pochi mesi dopo, concluso il corso, anche il C. abbandonava lo Studio. Da Pavia fece di nuovo ritorno a Milano, dedicandosi all'avvocatura e all'amministrazione di un patrimonio terriero, al cui centro era la tenuta detta "Cayma", fuori porta Ticinese. Il coronamento della sua attività forense giunse infine il 25 luglio 1553, con la nomina a senatore. Poco dopo egli ringraziava il Viglius per le felicitazioni inviate al "vecchio amico" non dimenticato, e riaffermava la sua ammirazione per lui, nel quale "Alciatus noster plurimi faciebat". Sedette nel Senato milanese fino alla morte, avvenuta negli ultimi giorni del 1562.
La carica di senatore fu certamente la più elevata che il C. raggiungesse nella sua attività di giurista e di magistrato. Il suo nome ricorre nei documenti della Visita compiuta a Milano nel 1560 fra quelli dei senatori i quali, benché "prudenti", apparivano troppo "longhi nel loro procedere et diffinir li negotii", troppo legati fra loro da una rete di parentele (per parte di moglie il C. era parente del senatore Marliano), "de donde viene que quien tiene por amigo uno destos senatores tiene en su favor todo el Senado, y sino a los menos el adversario teme con razon en su causa" (cfr. Chabod). Sicuramente infondata, invece, è la notizia riferita dall'Argelati, secondo cui il C. fu nominato reggente a Madrid nel Consiglio d'Italia, in un anno imprecisato. L'errore deriva dalla confusione con Girolamo Caimi forse parente del C., reggente dal 1606 e zio di un Ottone, a sua volta senatore e reggente.
Del C. apparvero a stampa alcune Summariae Adnotationes in aliquot Iustiniani Codicis titulos, Francofurti 1544, ripubblicate, pare, tre anni dopo a Lione. Ispirata alla lezione dell'Alciato nella stessa scelta del genere letterario, l'opera scomparve ben presto da una più larga circolazione (è oggi quasi introvabile: copia alla Bibl. naz. di Napoli, II.8.2).
Era tuttavia un'elegante raccolta di osservazioni sulla complessa materia della iurisdictio, non priva di originalità, in tema ad esempio di restitutio in integrum e di giudizi arbitrali, ricca di precisazioni erudite e di tentativi di ricostruire storicamente l'origine degli istituti, seguendo gli esempi umanistici, soprattutto alciatei, che il C. citava sovente con grande rispetto.
Fonti e Bibl.: Per il privilegio di nomina a senatore: Arch. di Stato di Milano, Cancell. dello Stato di Milano, Registri, s. V, reg. 26, f. 78.Notizie del testamento, da cuirisulta la data di morte, Ibid., Uff. giudiz., parte ant., cart. 18, fasc. Caimi:dichiaraz. del notaio G. B. Landriani del 5genn. 1563.Sulla tenuta "Cayma": Milano, Arch. stor. civico, Fondo Famiglie, cart. 315.Fra le testimonianze di contemporanei, da segnalare G. Merula, De antiquitate Gallorum Cisalpinorum libri tres, I, cap. V (in Italia illustrata, Francofurti 1600, col. 627).La lettera di Alciato del 1533è pubbl. in G. L. Barni, Le lettere di Andrea Alciato giureconsulto, Firenze 1953, p. 149, e in Die Amerbachkorrespondenz, a cura di A. Hartmann, IV, Basel 1953, p. 244; e a p. 250 la risposta di Amerbach, in cui si ripete il riferimento al Caimi. Gli accenni del Viglius sono in C. P. Hoynck van Papendrecht, Analecta Belgica, Hagae Comitum 1753, I, 1 (Vita Viglii ab ipso scripta sive dictata), pp.17 s., 131 (Notae del Hoynck); II, 1 (Viglii Epistolae selectae), p. 269. La lettera del C. al Viglius si conserva a Bruxelles, Bibliothèque royale, ms. 16101-04, ff. 152-153. Una breve biografia si legge in G. Ghilini Teatro d'huomini letterati, Venetia 1647, II, p. 191; e soprattutto in F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, Mediolani 1745, I, 2, coll. 260 s. Singole notizie si trovano in O. Landi, Senatus Mediolanensis, Mediolani 1637, p. 229; G. Sitoni, Theatrum equestris nobilitatis secundae Romae, Mediolani 1706, p. 113, art. 463; Annales Ingolstadiensis Academiae, a cura di V. Rotmar - I. Engerd - I. N. Mederer, Ingolstadii 1782, I, pp. 162 s., 173; Memorie e documenti per la storia dell'università di Pavia, Pavia 1878, I, p. 77; Die Matrikel der Ludwig Maximilians - Universität Ingolstadt - Landshut - München, a cura di G. F. von Pölnitz, I, München 1937, col. 549; F. Chabod, Usi e abusi nell'amministrazione dello Stato di Milano a mezzo il Cinquecento, in Studi storici in onore di G. Volpe, Firenze 1958, I, pp. 155 s.