BARBARIGO, Marco Antonio
Figlio di Agostino e di Chiara Barbarigo, nacque a Venezia il 6 marzo 1640. Avviato alla carriera ecclesiastica, fu ordinato sacerdote nella sua città natale nel 1671, e di qui passò a Padova: fu lo stesso s. Gregorio Barbarigo a volere accanto a sé il giovane parente, ne sorvegliò gli studi fino alla laurea in utroque iure e, nel 1676, dopo averlo iscritto fra i canonici della cattedrale della città, lo volle con sé, quale accompagnatore e confidente, nel suo viaggio a Roma per il conclave allora in corso.
Furono questi gli anni della più preziosa e profonda preparazione ed esperienza per il B., che vicino all'ihustre e veneratissimo vescovo di Padova ebbe agio di coglierne gli insegnamenti religiosi più intimi, e il primo avvio alle difficoltà delle cariche più impegnative.
Da Padova, dov'era ritornato dopo la elezione di Innocenzo XI al pontificato, lo stesso papa lo chiamò nel 1678 per nominarlo arcivescovo di Corfù.
Per alcuni anni il B. vi condusse fruttuosamente, in condizioni peraltro tranquille, la sua missione religiosa; ma nel 1685 un incidente diplomatico mise repentinamente fine alla serena vita pastorale del Barbarigo.
Si trovava in quell'anno a Corfú l'ammiraglio della flotta veneziana, Barbone Morosini, che s'apprestava a salpare dal porto Rer aprir la campagna, ma desiderava prima intervenire, assieme agli altri capitani delle navi venete, ad una cerimonia pubblica di pre-. ghiera che si doveva tenere nel duomo della città. Fu nel preparare in chiesa il posto dove avrebbe dovuto sedersi e inginocchiarsi l'ammiraglio veneziano che i servi di questo occuparono inavvertìtamente un luogo che sovrastava a quello che avrebbe dovuto occupare l'arcivescovo. L'errore fu notato e corretto ma l'incidente scoppiò ugualmente per l'ostinato rifiuto del B. di dar luogo alla cerimonia, che venne così sospesa. Avrebbe potuto essere uno dei tanti episodi di una lotta che coinvolgeva interessi e principi ben più vasti e che si svolgeva con durezza anche maggiore a livelli più alti e in occasioni più decisive, ma la Repubblica di Venezia aveva una tradizione e ricordi che la rendevano particolarmente severa su quel terreno. La Serenissima chiese dunque spiegazione del suo comportamento al B., la cui situazione era aggravata dall'esser accaduto l'episodio in una località di confine, per così díre, e assai delicata per la strategia politica e militare della Repubblica, e per esser il prelato un patrizio veneziano.
Quando il B. giunse a Venezia per presentare le sue ragioni, si vide, nel giugno 1686, condannato severamente dall'autorità civile veneziana: la Repubblica ordinò il sequestro dei suoi beni e lo costrinse a rifugiarsi a Roma.
Proprio per gli interessi e per i principl che l'episodio sottintendeva, anche a Roma l'inalberamento orgoglioso del B. era apparso una brutta iniziativa: Innocenzo XI non era incline in quel momento ad una politica di quel tipo e, prevenuto sfavorevolmente nei suoi riguardi, ne accolse assai gelidamente le effusioni di fedeltà e le accorate spiegazioni. Ma, nei mesi seguenti, sia che le vere circostanze dell'incidente fossero venute pienamente alla luce, sia che il pontefice avesse superato un primo momento di diplomatica diffidenza, in quello stesso 1686, il 2 settembre, il B. si vide insignito della porpora cardinalizia, e nel 1687 fu eletto vescovo di Montefiascone e Cometo.
Il B., nel ritrovato favore della curia ro mana e del pontefice, trovò nuove energie. Le sue doti di governo gli meritarono la fama di un altro Carlo Borromeo, e il suo nome è ancor oggi affidato a due grandi realizzazioni religiose: la prima è il celebre seminario, intitolato al suo nome, nel quale promosse i buoni studi del clero, seguendone con particolare attenzione la disciplina e gli indirizzi, donando con munificenza del suo per ampliame i mezzi e le possibilità e dotandolo di una ricca biblioteca; la seconda, la creazione dell'Istituto delle Scuole e Maestre Pie, fu da lui concepita in funzione di organico aiuto e di efficace assistenza alle fanciulle del popolo, nel quale piano egli riuscì magnìficamente, servendosi tra l'altro della collaborazione della ven. Rosa Venerini e arrivando ad aprire più di dieci scuole nei principali, centri della sua diocesi. Grande spettacolo di abnegazione diede il B., nel 1695, in occasione d'un grave terremoto che devastò larghe zone della regione a lui affidata.
Partecipò al conclave del 1689 in cui risultò eletto Alessandro VIII, e fu in quell'occasione compreso nel partito "zelante", formato da coloro cioè che, secondo lo spirito del defunto Innocenzo XI, cui prima e dopo la sua riabilitazione il B. fu assai legato, dichiaravano di voler scegliere l'uomo più degno senza preclusioni politiche di sorta; e fu ancora presente al conclave del 1691, finito con l'elezione di Innocenzo XII, nel quale fu fatto da alcuni il suo nome fra i papabili, e a quello del 1700, conclusosi con l'elezione di Clemente XI, nel quale fu proposto come uno fra i sei candidati del potente cardinale Albani.
Morì il 26 maggio 1706 nella sua sede pastorale, Montefiascone, e fu sepolto nella cattedrale. È in corso oggi la causa di beatificazione e canonizzazione.
Fonti e Bibl.: Venezia, Civico Museo Correr, cod. Cicogna: 1540/VI (contiene una lettera al Senato), 2028/X-XIII-XIV-XV (comprendono alcuni documenti assai interessanti sull'episodio avvenuto a Corfù in conflitto col Morosini, tra cui un memoriale di difesa del B. alla Repubblica e la lettera del Senato in risiposta, e l'esposizione dei fatti fornita al Senato dal Morosini), 3245/11 (riproduce una lettera al clero e al popolo di Corfù nel passaggio da quella sede alla nuova diocesi di Montefiascone); per l'iconografia consultare il ricco Catalogo Stampe della medesima biblioteca. G. M. Crescimbeni, Canzone Per l'Eminent. e Reverendiss. Principe M. Card. B., Roma 1687; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, Col. 990; Numismata virorum illustrium ex Barbadica gente, Patavii 1732, pp. 145 s., 149 s., 155 s.; L. Cardella, Mem. stor. de' cardinali, VII, Roma 1793, pp. 275-277; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, I, Venezia 1824, p. 167; III, ibid. 1830, p. 104; V, ibid. 1842, p. 659; [B. Valmarana-E. A. Cicogna], Serie cronologica dei Cardinali veneziani tratta dalle memorie inedite di Alessandro Orsoni, Venezia 1833, p. 29; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, V, Venezia 1846, pp. 669-672; A. Volpini, De vita et moribus M. A. B. Card. Pontificis Faliscodunensium et Cornetanorum commentarius, Faenza 1877; G. Soranzo, Bibliografia veneziana,Venezia 1885, p. 316; P. Bergamaschi, Vita del cardinale M. B.,Roma 1919, 2 voll.; G. Marangoni, Vita del cardinale M. A. B. vescovo di Montefiascone e Corneto,a cura di E. Chierichetti, Montefiascone 1930; L. v. Pastor, Storia dei Papi, XIV,2, Roma 1932, pp. 307, 387, 388; XV, ibid. 1933, pp. 416, 420, 488, 489, 492; C. Eubel, Hierarchia catholica..., V, Patavii 1952, pp. 172, 274; Encicl. Ital., VI, pp.130 s.; Dictionnaire d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, col. 582; Encicl. Cattolica, II, coll., 819 s.