SQUARCIALUPI, Marcello
– Nacque a Piombino nel 1538. Suo padre, Michelangelo, lavorava per l’amministrazione medicea. Non è noto il nome della madre.
Nonostante la famiglia fosse di modeste origini, poté laurearsi in medicina presso l’Università di Pisa nel 1562. Per un anno fu medico locale a Campiglia, poi si mosse tra Roma, l’Umbria e le Marche. A cavallo tra il 1564 e il 1565 si trasferì in Lombardia e a Milano diede alle stampe la sua prima opera, una Difesa contro la peste (1565) dedicata al condottiero Camillo Castiglione.
Non si conosce la genesi della sua conversione al protestantesimo, ma sappiamo che tra il 1565 e il 1566 emigrò religionis causa nei Grigioni. Nel 1567 era a Poschiavo, dove sposò la figlia del tintore napoletano e pastore riformato Armenio Gullotta. Dal matrimonio nacquero molti figli, due dei quali, dal 1587, studiarono a Zuoz in Engadina. Nei Grigioni si inserì nella rete del radicalismo religioso, entrando in contatto con Francesco Betti e Guarniero Castiglione. Tramite costoro, probabilmente incontrò per la prima volta anche Girolamo Turriani e Camillo Sozzini. Nello stesso periodo, Giovanni Battista Molinari di Vicosoprano lo presentò all’umanista e medico svizzero Theodor Zwinger, con cui iniziò a corrispondere, da Piuro, nell’ottobre del 1571. Zwinger sarebbe rimasto suo protettore e punto di riferimento culturale per il resto della vita.
Le sue amicizie gettavano su di lui sospetti di antitrinitarismo e, forse per evitare un’indagine per eresia, nel febbraio del 1572 accolse l’invito dello stampatore ed esule lucchese Pietro Perna e si trasferì a Basilea, dove si immatricolò all’Università. Per alcuni mesi, fu editore presso la stamperia di Perna (in seguito sottolineò che la sua mansione riguardava l’emendazione dei contenuti e non la correzione tipografica). Lavorò poi presso la tipografia di Nikolaus Bischoff e iniziò a curare, insieme a Basilio Zanchi e Celio Secondo Curione, un’edizione del Thesaurus ciceronianus di Mario Nizolio, filosofo nominalista. L’opera sarebbe stata pubblicata nel 1576. Nello stesso periodo, grazie alla mediazione di Molinari, i titoli dei suoi scritti furono inseriti (sotto l’errato nome di Camillo Squarcialupi) nella Bibliotheca di Josias Simmler. Il soggiorno a Basilea non gli procurò altre soddisfazioni in termini professionali o economici.
Si rivolse così a Zwinger da cui ottenne una raccomandazione presso il medico imperiale Johannes Crato von Krafftheim. Deciso a visitare il suo nuovo patrono, tra la fine del 1573 e l’inizio del 1574 si diresse verso Vienna solcando il Danubio. All’altezza di Ratisbona, tuttavia, l’imbarcazione si rovesciò e Marcello perse tutto ciò che possedeva, inclusi i suoi libri e i suoi scritti non ancora pubblicati. Impietosito, Crato lo ospitò con la sua famiglia e gli procurò un lavoro come medico presso la comunità dei Fratelli cechi di Třebíč, in Moravia.
Vi giunse la vigilia di Natale del 1574. Subito dopo, formulò la sua domanda di ammissione all’Unità e il 18 maggio sottopose la sua confessione di fede, ma solo in autunno fu ufficialmente accettato. I Fratelli, infatti, diffidavano di lui e della sincerità della sua fede, ritenendo che la confessione presentata da Squarcialupi, che pur riconosceva espressamente la trinità di Dio e la validità di battesimo e santa cena, fosse espressa in termini troppo generici. Inoltre, i Fratelli disprezzavano l’avidità di denaro di Marcello, un tratto distintivo della sua personalità su cui più fonti concordano. Anche l’esperienza in terra morava fu dunque deludente, e già nel 1577 Squarcialupi dovette rimandare la famiglia presso il suocero in Svizzera, non essendo in grado di provvedere ai suoi bisogni.
Nel frattempo, se non altro, allargò e consolidò la propria rete di relazioni intellettuali e professionali. In particolare, entrò in contatto con l’umanista italo-croato Andreas Dudith Sbardellati, che visitò nel febbraio del 1578 a Paskov. Qui si trattenne per tre mesi, durante i quali, accompagnato dall’amico, poté recarsi a Cracovia ed essere introdotto negli ambienti culturali della città. Tornò a Třebíč soltanto per accomiatarsi definitivamente dai Fratelli. Si recò quindi nei Grigioni, dove recuperò la famiglia, e nel settembre del 1578 si stabilì a Cracovia.
Le notizie sul suo soggiorno polacco sono scarse. Sappiamo che strinse amicizia con lo storico Michele Bruto e con il medico Niccolò Buccella, a loro volta esuli religionis causa, e che terminò un’edizione di Plinio il Giovane che inviò a Basilea per la stampa. Le sue ambizioni professionali furono però frustrate anche nella capitale polacca, e trovarono finalmente uno sbocco solo quando, tramite l’intercessione del medico di corte Giorgio Biandrata. ottenne un lavoro presso il principe di Transilvania Zsigmond Báthory, con uno stipendio di 400 fiorini (aumentato a 500 nel 1583). Si trasferì ad Alba Iulia nel 1579. Quì trascorse anni sereni, e si tenne alla larga dalle diatribe dottrinali che infiammavano gli ambienti antitrinitari sulla questione dell’adorantismo. Tale reticenza tuttavia non bastò a dissipare i sospetti di radicalismo che negli ambienti riformati si nutrivano sul suo conto. Fu invece in buoni rapporti con i gesuiti, che tentarono invano di recuperarlo al cattolicesimo.
Se si esclude una nuova antologia ciceroniana, le Morales definitiones, pubblicata a Claudiopoli nel 1584, negli anni transilvani i suoi interessi si fecero più marcatamente scientifici. Nel 1580 furono pubblicate le De cometis dissertationes, cui aveva messo mano su suggerimento di Dudith fin dai tempi della sua prima visita a Paskov, di poco successiva all’apparizione della cometa del 1577.
L’opera era inserita in una collettanea che conteneva saggi di Erasto, Grynaeus e dello stesso Dudith sul medesimo argomento. Le Dissertationes, che suscitarono l’interesse di Tycho Brahe, miravano a screditare ogni concezione che attribuisse al fenomeno astrale un potere malefico o profetico: secondo Squarcialupi le comete devono essere studiate in termini puramente naturalistici. Inoltre, a differenza di quanto sostenevano i peripatetici che le volevano originate da flussi di vapore, vanno considerate a tutti gli effetti delle stelle.
Un anno dopo pubblicò un altro trattato di argomento astronomico, il De coeli ardore, in cui indagava l’evento atmosferico comparso in Transilvania nel 1580: l’opera è considerata la prima ad avere proposto un’analisi scientifica e dettagliata dell’aurora boreale. A Claudiopoli nel 1585 pubblicò inoltre il De fontium et fluviorum, sull’orgine dei corsi d’acqua, la sua opera più significativa.
Anche in questo caso, e ancora più che in quelli precedenti, l’indagine si fondava sull’esperienza diretta. Grazie ai suoi viaggi sulle montagne dell’Europa centrale, Marcello era in grado di affermare che i fiumi, «ubbidendo alla legge della gravitas e della levitas», sgorgassero dai bacini montani, a loro volta generati da neve e acqua piovana (Madonia, 1994, p. 159).
Nello stesso periodo lavorò a un’opera polemica contro il medico lucchese Simone Simoni, che egli aveva incontrato per la prima volta a Basilea negli anni Settanta, il Simonis Simonii lucensis primus triumphus (Claudiopoli 1584). Il testo è una risposta alle accuse mossegli nei Commentariola medica et physica da Simoni, e riveste un particolare interesse perchè vi si trovano notizie autobiografiche sugli anni che Marcello trascorse in Italia.
Nonostante la prestigiosa posizione lavorativa, le sue condizioni di vita ad Alba Iulia rimanevano frugali. Inoltre, mentre la moglie malata necessitava di un clima più temperato, lui stesso si sentiva vecchio e incapace di vivere ancora tra popoli stranieri. Decise così di tornare a Poschiavo nel 1585, ma tale decisione non gli arrecò alcun vantaggio. L’idealizzazione del contesto retico come laboratorio di creatività e spirito critico che Squarcialupi aveva nutrito lasciava il posto, nella realtà, a un ambiente politico e religioso asfittico e provinciale. Inoltre, la maggior parte dei suoi vecchi amici erano scomparsi, e per Squarcialupi fu addirittura difficile trovare lavoro come medico. Come se non bastasse, dilapidò i suoi risparmi nella pubblicazione di un’opera, ancora contro Simoni, che non riscosse alcun successo: la Censurae Simonianae confutatio (riedita a Poschiavo nel 1587 all’interno dell’Opuscolorum pars [...] liber).
Pentito di avere lasciato la Transilvania, vi fece ritorno nel 1588, mentre a Cracovia, in questo stesso anno, veniva pubblicato l’ultimo atto della sua controversia contro Simoni, la Simonis Simonii lucensis [...] summa religio in cui accusava il rivale di ateismo. Non abbiamo notizie sugli ultimi anni della sua vità. Nel settembre del 1592, il gesuita Alfonso Carrillo registrò la sua morte avvenuta ad Alba Iulia.
Fonti e Bibl.: La più esaustiva ricostruzione del profilo biografico e intellettuale di Squarcialupi si trova in: C. Madonia, M. S., in Bibliotheca dissidentium. Repertoire des non-conformistes religieux des seizième et dix-septième siècles, a cura di A. Séguenny - I. Backus - J. Rott, Baden-Baden-Bouxwiller 1994, pp. 119-170, a cui si rimanda anche per un’accurata disamina delle fonti e della produzione editoriale di Squarcialupi. Si veda inoltre: A. Molnár, M. S. et l’Unité des frères tchèques, in Bollettino della Società di studi valdesi, LVIII (1956), 100, pp. 3-20; D. Caccamo, Eretici italiani in Moravia, Polonia, Transilvania (1558-1611), Firenze - Chicago 1970, ad ind. (in partic. pp. 128-131); G. Zucchini, Per la ricostruzione dell’epistolario di M. S.: alcune lettere inedite dai Grigioni (1586-1588), in Antitrinitarianism in the second half of the 16th century, a cura di R. Dán - A. Pirnát, Budapest 1982, pp. 323-340; M. Kázmér - G.Timár, The first scientific description of aurora borealis: the 10 september 1580 event in Transylvania, recorded by M. S., in Geoscience letters. Official Journal of the Asia Oceania geosciences Society, 2016, disponibile on-line: https://geoscienceletters.springeropen.com/articles/10.1186/s40562-016-0047-2 (28 ott. 2018).